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I 5 Cartoni animati Kinder e Ferrero della mia infanzia

Ma voi ve li ricordate i Cartoni animati Kinder e Ferrero? La mia mente gli aveva quasi rimossi finché, facendo pulizie in garage, mi sono imbattuta in uno scatolone pieno di vecchie videocassette e, aprendolo, si è aperto un mondo sulla mia infanzia. E in pole position c’erano proprio quelle usatissime e consumate VHS che trovavamo nei pacchi doppi delle merendine e che imploravamo i nostri genitori di comprarci. Parlo al plurale perché sono sicura di non essere l’unica ad averci lasciato chissà quanti soldi. Perché non si trattava soltanto del film in sé – che solo da poco mi sono accorta che i primi duravano tipo mezz’ora l’uno – ma anche dei giochi per PC, dei pupazzetti che rappresentavano i nostri adorati personaggi, delle sveglie, delle vecchie macchine fotografiche e via dicendo.

Come si nota dal titolo, in questo pezzo vi parlerò (con tanta nostalgia e un po’ di analisi là dove si può) solo di cinque di quei cartoni, perché sono quelli che ho effettivamente visto da bambina. Piccola e importantissima premessa: non sono stati considerati Totò Sapore e la magica storia della pizza e Aida tra gli alberi perché, sebbene pubblicizzati dalla Kinder, non sono stati prodotti da quest’ultima.

Già troppi ricordi? E pensare che il viaggio nei 5 cartoni animati Kinder e Ferrero della mia infanzia inizia solo adesso. Non vi resta che salire sul treno rosso, allacciarvi le cinture e partire assieme a me in questa magica avventura.

1) I Magotti e la pentola magica

Cartoni animati Kinder e Ferrero

Il primo dei cartoni animati Kinder e Ferrero è indimenticabile. Nonostante mi renda conto di quanto sia infantile, non riesco a vederlo con occhi diversi da quelli della me bambina. E guardarlo dopo tutto questo tempo è stato semplicemente emozionante. Quei Magotti, nati dalla pozione del Mago Cabalone e ognuno con una capacità diversa che li fa cambiare colore (così come i bellissimi pupazzetti), sono così coinvolgenti che balliamo, cantiamo e saltiamo insieme a loro. Mettono tanta allegria… beh, tranne il perfido Nero senza nome e il guastafeste Bahamas – anche se pure lui alla fine, nel suo essere un burbero brontolone, ci strappa un sorriso. E poi, quanto sono carini Noga e Vanva che si abbracciano sul ponte?

Non so voi, ma ero contentissima quando il gallo Coccante, mettendosi intorno al cerchio dei Magotti e pronunciando la formula magica, ha dimostrato a Cabalone che lui era l’assistente perfetto e ha finalmente imparato a volare. E, poi, è dall’età di 5 anni che voglio mangiare quella torta ai mirtilli! Ma basta chiacchiere, perché è arrivato il momento di cantare – e siamo sicuri che tutti ce la ricordiamo:

“Siamo i teneri Magotti

Abbiamo buon potere

E spesso lo usiamo

Siamo i Magici Magotti

Usando il potere, colore noi cambiamo”

2) I Lunes e la sfera di Lasifer

Allora, la critica cinematografica che è in me – o che vorrei essere – direbbe che la storia dei Lunes non ha molto senso tra cattivi che vogliono distruggere il mondo senza ragioni, api che vivono nel deserto e una sfera in una piramide che provocherebbe catastrofi se solo toccasse terra. Ma ammirerebbe anche il miglioramento dell’animazione, molto più fluida, e di ambientazione, decisamente studiata, tra i Magotti e i Lunes. Soprattutto, le musiche di Mauro Pagani sono bellissime e, anche se la canzone d’apertura è un gioiellino, è da questo cartone che abbiamo capito quanto quelle metal-rockeggianti dei cattivi siano le migliori. Insomma, mentre scrivo, la mia mente sta cantando in loop:

“Perché, chi lo sa?

Lo sanno gli Aratras

Perché perché si va”

Qui, però, prevale la mia emozionata bambina interiore che vorrebbe ritrovare il bellissimo gioco al computer e finirlo una volta per tutte, perché non ci sono mai riuscita dato che mi bloccavo sempre in un livello. E se con i Magotti volevo la torta, qui avrei assaggiato volentieri il miele imperiale, sia perché sembrava buonissimo, sia per diventare fosforescente. Esattamente come i Lunes, Ashi, quell’adorabile pasticcione di Tupa e i giochini delle merendine. In più, ammettiamolo pure: tutti avevamo un debole per il grande Baamb – e non per Zufi.

3) I Magicanti e i tre elementi

Cartoni animati kinder e ferrero

“E l’acqua vince il fuoco,

e il fuoco brucia il legno

e il legno vince l’acqua

e questo e il gioco”

È sempre Pagani che ha scritto questa canzone – che tutti stiamo cantando adesso – ed è da qui che è iniziata la tradizione di chiudere i cartoni animati Kinder e Ferrero con un brano finale.

I Magicanti ci piaceva così tanto perché univa le sfide alla Dragonball, i tre elementi alla base dei Pokemon (fuoco, acqua e legno/erba) e la scuola di Harry Potter, con solo i maghi a frequentarla e i babbani come la povera Gemma e l’insopportabile odioso Benny all’oscuro della sua esistenza. In più, i doppiatori di Rubio e Iki sono gli stessi di Harry e Ginny.

Già da piccola lo pensavo ma, riguardandolo da adulta, è chiaro come i ruoli tra buoni e cattivi si siano invertiti nei Magicanti. Insomma, i maghetti neri, che alla fine di malvagio fanno ben poco, vengono ingannati dai bianchi per unirsi alla loro scuola attraverso le tre azioni rilevanti, dimenticandosi poi del loro passato. Inoltre, Maga Feliza non solo fa la finta tonta, ma si gongola di fronte a Badabé. E ci credo che lui si arrabbi. In fondo, rivoleva solo i suoi allievi e, dato che l’ha cresciuto lui, suo figlio Zabù. Anche se la loro sfida finale è semplicemente spettacolare per la tecnologia del tempo.

Infanzia rovinata a parte, chi non ha mai provato a fare due salti e tre capriole per raggiungere la scuola di magia bianca? Io sì, sebbene per mia tristezza non ci sia mai arrivata.

4) I Roteò e la magia dello specchio

Rispetto agli altri cartoni animati Kinder e Ferrero, con i Roteò ci sono dei miglioramenti.

L’animazione è più curata, la trama è piuttosto intricata e con i pupazzetti, che ruotavano grazie ai magneti, ci passavamo le ore a giocare – così come con il bellissimo gioco al computer. Ma poi, chi non voleva il loro potere elettrico e provava le loro mosse per ottenerlo? La sottoscritta lo ammette senza vergogna. E se la colonna sonora vi sembra familiare, è perché riprende il motivo delle Winx Enchantix.

Mentre mi dispiacevo tantissimo per Portabò, volevo essere Tia e shippavo profondamente Li e Berta, capisco solo ora la bellezza e la profondità dell’introduzione di Socras sulla ciclicità della vita. Ed è altrettanto profondo il significato della danza: metaforicamente, i Roteò volevano trasmettere il messaggio che l’arte è curativa prima a livello mentale, dato che è portatrice di gioia, poi a livello fisico. Non solo ogni personaggio ha un’etnia diversa, il leader è di colore e ruotano sia i maschi che le femmine (sì, la Kinder già nel 2004 era avanti anni luce), ma ognuno di loro rappresenta un tipo di ballo differente, identificato anche dalle caratteristiche fisiche e dall’abbigliamento: Tia è la danza del ventre, Chika il tip-tap, Ima il tango, Tuti la danza classica, Capoé la Capoeira, Ghirù il famoso ballo russo, Kata l’omonima danza (anche se è più una forma di combattimento) e Potto quella popolare tedesca.

5) I Lampaclima e l’isola misteriosa

Chiudo in bellezza con l’unico dei cartoni animati Kinder e Ferrero della lista che dura circa cinquanta minuti.

Se lo guardiamo oggi, I Lampaclima ha un significato davvero importante. Mostra, infatti, come la religione influenzi e controlli le nazioni che, seguendone gli insegnamenti estremi e le morali problematiche, si scontrano tra di loro per ottenere il dominio politico-militare sull’altra. Questo succeda ai Sun, gli Ice e i Wet, che combattono una lotta fratricida, in cui tutti risulteranno perdenti, solo perché un’entità superiore, che non esiste perché inventata dal cattivo della storia, gliel’ha ordinato. Piuttosto vicina alla nostra attualità, no?

Certo, dobbiamo riconoscere che il piano di Fuscus era terribilmente geniale, dato che garantiva il cibo in cambio di energia. E poi, ma quanto caricava la sua canzone in coppia con Rapaki? Davvero da brividi, oseremmo dire la migliore delle Kinder, Pagani permettendo. Oltre al meraviglioso gioco per PC – che ho perso il conto di quante volte l’ho finito – potevamo divertirci con i pupazzetti che trovavamo nelle merendine… sempre se non perdevamo i piccoli medaglioni che dovevamo inserire nei loro climotti. E vogliamo parlare del minestrano? Insomma, se ogni volta che mangiavamo il minestrone o le verdure bollite non pensavamo a quel piatto squisito, dobbiamo seriamente chiederci che infanzia abbiamo vissuto.

Siamo giunti alla fine di questo viaggio dentro i miei ricordi – e spero anche nei vostri. E se vi è venuta la nostalgia tanto quanto a me, che aspettate a rivedervi tutti i cartoni animati Kinder e Ferrero, anche quelli non nominati? Io sto correndo, verso il link che apre le porte della felicità.