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Perché l’umorismo di Boris è unico al mondo

Boris è la serie tv italiana meno italiana di sempre e a più di 10 anni dalla sua prima messa in onda continua a spopolare. Da quando è tornata su Netflix, Boris è sulla bocca di tutti mostrando di restare, nonostante il passare del tempo, sempre attuale, frizzante e capace di dare nuovi spunti. La troupe della serie fittizia Gli occhi del cuore continua a regalarci ore di divertimento intelligente con cui dimenticare i nostri problemi senza però staccare il cervello.

Ma cosa rende Boris così speciale?

Ciò che porta la Fuoriserie italiana a essere così unica al mondo è senza dubbio il suo umorismo.

La comicità di Boris é infatti la benzina che permette allo show di carburare sul serio e di risultare sempre originale e accattivante.

Il suo humor è complesso e raffinato e lavora allo stesso tempo su diversi livelli e generi, dal nosense demenziale fino alla satira nera.

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La serie infatti arricchisce la narrazione più realistica con una serie di situazioni paradossali e di personaggi irresistibili. Così Boris coniuga comicità di carattere (data da personaggi spesso folli e strampalati, ognuno con le proprie manie e divertenti caratteristiche peculiari) con comicità di situazione, studiata ad arte per creare spassosi scenari e lontana dalla comicità dell’equivoco tanto cara alla commedia all’italiana.

Un microcosmo di personaggi folli e a tratti macchiettistici (ma ispirati a veri lavoratori del settore) e di situazioni assurde che forse poi tanto assurde non sono, legate con coscienza di causa a elementi più realistici.

Così per ogni Sergio abbiamo un Mariano, per ogni Arianna uno Stanis e per ogni Lopez un Biascica. Per ogni situazione fantasiosa (le sfuriate del conte, i sogni di René, i siparietti degli sceneggiatori) abbiamo invece elementi che richiamano fortemente la realtà in cui viviamo, anche se estremizzata.

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Perché Boris può anche condire la sua narrazione di situazioni strampalate e al limite del grottesco, ma è terribilmente veritiera. La serie non mente: l’Italia è davvero il paese delle raccomandazioni, dei lavori sottopagati, dell’incertezza e di una moralità ipocrita. La nostra è la patria di sognatori disillusi e di chi preferisce lavorare “alla c***o di cane” per non doversi sforzare troppo, un posto dove il cambiamento non pare attuabile.

Boris ha la rara capacità di farti ridere a crepapelle e di spingerti a riflettere allo stesso tempo: una risata sincera e fragorosa, ma che spesso nasconde in sé tanta amarezza.

Ridiamo del cinismo di Sergio e Lopez, delle sfortune di Lorenzo e Alessandro, delle rinunce di René, ma in realtà ridiamo di noi stessi. Perché questi personaggi sgangherati che nuotano in una boccia siamo noi, lavoratori insoddisfatti, gente che si è vista sbattere la porta in faccia così spesso da non contare più le volte, sfiduciati arresisi a una realtà deludente.

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Ed è più facile ridere delle nostre sventure, dei nostri errori e del paese in cui viviamo se questi sono filtrate da personaggi fittizi e da quell’elemento di surreale che rende queste storie così vicine a noi.

Assolutamente unica nel suo genere e innovativa è inoltre la sua comicità metacinematografica o meglio metaseriale. Boris è una serie in cui si  gira una serie, una fiction scadente di quelle che tanto amiamo prendere in giro, ma che sono lo specchio della società italiana. Boris gioca con i tipici stilemi narrativi e smaschera con sagace ironia quei meccanismi ingenui, ma anche così radicati della nostra televisione. E allora si ironizza sugli “spiegoni” che sono fatti per “i vecchi”, sugli attori di teatro che accettano ruoli ridicoli per sbarcare il lunario, sugli episodi plagiati da show internazionali, sull’andamento del clima politico che porta a improvvisi cambi di sceneggiatura.

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Certo, abbiamo assistito altrove a esperimenti di questo tipo: 30 Rock raccontava i dietro le quinte di uno show comico alla Saturday Night Live, la serie coreana Producer quelli di un varietà, ma nessuna di loro ha saputo restituirci una visione così critica e disillusa dei meccanismi che stanno dietro all’industria dell’intrattenimento.

E proprio il fatto di aver potuto assistere da spettatori al genere di episodi che la serie denuncia rende Boris così dannatamente credibile e divertente. Quante volte abbiamo visto o sentito parlare di fiction alla Gli occhi del cuore? Quanti dialoghi stucchevoli? Quanti colpi di scena alla Caprera? Quanta fotografia abbagliante e posticcia? Boris scherza e prende in giro le fiction a cui il nostro paese ci ha abituato, ma è conscio che una rivoluzione non sia possibile.

Perché in Italia un intrattenimento diverso da quello a cui la televisione ci ha abituato non solo non è possibile, ma non è nemmeno auspicabile.

I cambiamenti e  i tentativi di modernizzazione si ammantano infatti di un’ipocrisia retrograda che non ci abbandonerà mai. Perché quello di cui l’Italia ha bisogno costante è la Locura, “Il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes“.

Oltre alla satira, l’umorismo di Boris funziona anche perché capace di sfornare una serie infinita di materiale iconico. Cosa permette infatti a un prodotto di diventare un cult se non la sua capacità di essere estrapolato dal suo contesto senza per questo perdere il proprio carisma? Tutto di Boris trasuda iconicità: dalle citazioni, alle situazioni, ai tormentoni. Boris è un pozzo senza fondo di scene destinate a imprimersi nell’immaginario collettivo, a diventare materiale “memabile” e a sfornare frasi potenzialmente applicabili con disinvoltura alla vita di tutti i giorni. Per cui “f4 basito”, “viva la m***a”, “cagna maledetta” e “smarmella tutto” sono oggi divenuti codici di riconoscimento imprescindibili per un appassionato di serie tv.

Boris a suo tempo è stato rivoluzionario.

Promotore di una svolta televisiva italiana che in realtà, come profetizzato dalla serie tv stessa, non si è mai realmente verificata. Perché la formula di Boris non può essere replicata. Nemmeno la serie tv Romolo+Giuly: La guerra mondiale italiana, che si preannunciava come erede spirituale della Fuoriserie è riuscita a reggere il confronto con la serie madre.

Boris, con la sua comicità sui generis è stata infatti un piccolo miracolo nostrano, capace di distinguersi da qualsiasi altro prodotto mai creato prima.

Prima ci rassegneremo di fronte all’evidenza, prima potremo accettare questo: non troveremo mai un umorismo uguale a quello di Boris. E forse è giusto così. Un unicum nel suo genere destinato a restare tale, un esperimento di comicità irripetibile, un mix di ingredienti che danno vita a una ricetta perfettamente bilanciata, come dovrebbe sempre essere.

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