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Arianna, lavoro e il resto scompare

Quando si parla di Boris troppo facilmente si finisce per discutere di personaggi come Renè, Stanis o Duccio, e per ragioni validissime dato il calibro. Quasi mai però si ha l’occasione di parlare del personaggio interpretato da una più che degna Caterina Guzzanti, colonna portante della serie prima ancora del fratello Corrado, interprete dell’indimenticato Mariano Giusti. Certo, la questione ha un suo perché ben preciso: a differenza di altri personaggi Arianna Dell’Arti non è tra i cardini della comicità di Boris in senso stretto.

Siamo stati abituati nel corso di tre stagioni a vedere Arianna come ciò che chiede d’essere ad Alessandro nel primo episodio: qualcuno che non chiede, non vuole e non ha nome. Una macchina, un furetto.

Boris

Arianna Dell’Arti è stata caratterizzata esattamente così, con tratti che estremizzano continuamente il suo modo di fare. Anche nel modo di vestirsi e atteggiarsi. Come aiuto regista è lei quella che porta davvero avanti la baracca de Gli Occhi del Cuore con la dedizione che nessun altro ha. Tra un regista disilluso che sbrocca di continuo, un direttore di fotografia diviso tra il divano e i coffee break e un coregista preso da una “proficua attività secondaria”, senza Arianna le riprese della fiction sarebbero come gli straordinari di Libeccio: un miraggio.

La verità è che Arianna rappresenta il perfetto elemento di equilibrio all’interno di Boris: la normalità in mezzo alla follia. Tra la criminale avarizia di Sergio, l’instabilità artistica di Renè e l’ipocrisia della rete incarnata da Lopez, Arianna rappresenta la professionalità. La semplicità di un’ape operaia un paio di gradini più in alto degli “schiavi” del set. La raffinatezza più ricercata rispetto alle altre api operaie del reparto di tecnici ed elettricisti. Perché col tempo scopriamo che Arianna il suo lavoro lo sa fare e anche bene. E che gusti migliori de Gli Occhi del Cuore quasi sicuramente ne ha eccome.

Dunque qual è la parabola raccontata da Boris attraverso il personaggio di Arianna? Perché all’interno della fuoriserie italiana ogni personaggio racconta una storia che va ben oltre quella che vediamo.

Il cast di Boris

E quella di Arianna non è semplicemente la storia di una persona che fa da collante in un gruppo di pazzi, ma paradossalmente l’incarnazione di una delle più brillanti postille di Boris. Di quelle inaspettate, di una comicità amara, che arriva alla fine, ti spiazza e ti sorprende solo per farti riflettere su quanto ampia e versatile possa essere la società. Nella fattispecie quella italiana di una certa epoca del bel paese.

Arianna è un personaggio quasi ermetico per lungo tempo, che mostra solo nella terza stagione lo spaccato di società che Boris racconta attraverso i suoi occhi. Perché per ben due stagioni Arianna è stata semplicemente “quella che c’è sempre”, quella su cui si può contare. Quella che aiuta Renè con i suoi lavori sottobanco fino a tarda sera. Che ricorda a Stanis le clausole di contratto, che contiene con pazienza i capricci delle star e le richieste della troupe. E pagandone un prezzo elevato. Perché in questa fase di Boris Arianna rappresenta la forza di una professionista che lavora in un mondo in cui è il binomio bellezza-ignoranza a permettere alle donne di farsi strada.

E in più di un’occasione proviamo una forte empatia per questa donna vista semplicemente come “la iena”.

Boris

La cui presenza si avverte imperante quando è tempo di mettere tutti in riga salvo passare inosservata quando si lavora “all’olandese”. Si finisce così in una di quelle dinamiche in cui Arianna è quell’elemento del set che non può crollare e non può sbagliare, proprio perché già tutti gli altri lo fanno. Ma poi quando qualcuno inizia ad accorgersi di lei, le cose cambiano, seppur lentamente. Arianna si ammorbidisce. E non per mielose ragioni sentimentali, ma per l’umana necessità di non essere invisibili. E quando qualcuno finalmente vede la donna, la persona, dietro la macchina, quella persona finalmente si apre.

Succede questo quando finalmente Arianna lascia entrare Alessandro nella sua vita, un passo alla volta. Potrebbe essere il momento più tenero mai visto in Boris quando i due si lasciano andare a qualche tenerezza in quel di Milano durante le riprese di Troppo Frizzante. E invece, ecco che Boris ci rifila inaspettatamente uno dei suoi più geniali risvolti (ne avevamo parlato già in questo articolo).

Tutti i fan di Boris ricorderanno quel momento mistico in cui parlando dell’allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, Arianna disse candidamente “Io l’ho votato”.

Ammettiamolo, cademmo tutti dalla sedia. E per una semplice ragione: non ci saremmo mai aspettati che una come Arianna votasse Berlusconi. E perché capimmo subito che quella relazione tra lei e Alessandro, che tanto aveva faticato a nascere, finiva in quell’esatto momento. Lo abbiamo sentito sulla pelle come lo ha sentito lei alla vista dello sguardo sconvolto di Alessandro.

E lì abbiamo compreso meglio la parabola di Arianna e quella di uno spaccato sociale italiano della Seconda Repubblica. Di chi ha creduto ciecamente nei leader di un’era in cui si predicava il lavoro matto e disperato quasi come unica virtù dell’animale sociale. In cui molte persone erano come assopite e accecate dalla luce di chi ha fatto del proprio carisma il corpo di un’intera era politica. E infatti Arianna ammette con onestà:

“Ho fatto campagna elettorale attiva. L’ho votato sempre e credo che sia quanto di meglio abbiamo in questo paese”.

Parole semplici, concise e dirette con cui risulta difficile intavolare un contraddittorio poiché non c’è confusione o protesta in questo modo di pensare, ma convinzione. Alessandro lo capisce e d’un tratto ci sembra di veder materializzarsi sullo schermo i due lati contrapposti della soccietà di quegli anni. Chi credeva nel carisma del proprio leader, e chi ancora credeva fermamente che un’altra politica, proprio come un’altra tv, fosse possibile.

Le inclinazioni politiche di Arianna hanno rappresentato uno dei più geniali colpi di coda di Boris soprattutto per questo.

Boris

Non hanno solo mostrato con sottigliezza lo spaccato sociale del primo decennio di questo secolo, ma anche l’incomunicabilità tra diversi fronti. Perché tutto a un tratto la complicità e la stima nata e cresciuta tra Arianna e Alessandro si trasforma in goffe dinamiche d’approccio ormai basate su tentativi mal riusciti di capire il punto di vista dell’altro. Vuoi per mancanza di volontà, per partito preso o per chissà quale altro motivo, il rapporto tra i due ci ricorda come a certi livelli di pensiero comunicare con chi vede il mondo in maniera diversa dalla nostra, possa diventare davvero impossibile quando in mezzo ci sono i sentimenti.

Perché in fondo Renè Ferretti può semplicemente chiedere in un momento di confidenza “Arianna ma perché voti Berlusconi?” , ma a fine conversazione torna a casa propria, sulla propria strada. Ma chi con te ci deve condividere l’intimità e una più profonda forma di conoscenza magari ci rinuncia direttamente a comprendere quando a cadere è la stima. Che è proprio l’amara dinamica che mai Alessandro avrebbe creduto potesse crearsi con quella che gli sembrava la donna perfetta per lui.

E così la parabola di Arianna finisce per concludersi com’era iniziata. Silenzio, incomunicabilità e solitudine della società di oggi. Lavoro, e il resto scompare.

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