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Bloodline, quando il Male annichilisce il Bene

Prendete una delle tematiche tipiche e classiche in un dramma, riadattatela in un nuovo ambiente e immergetevi nel “mare” della tensione e della negatività. Bloodline è, più o meno, questo.

Netflix sta regalando i migliori lavori dell’ultima stagione seriale : Narcos, Daredevil.. e anche e soprattutto Bloodline (la meno nota da noi, ma con un punteggio già altissimo su ImDb di 8,4/10). Escludiamo ora la soggettività, “sui gusti non si discute” (mezza ipocrisia di stampo borghese, in cui nascondersi comodamente) e parliamo della tematica e dell’ideazione di questa nuovissima serie (No Spoiler). Lo slogan dell’opera televisiva è forte, invadente e presenta un ossimoro, alquanto evidente :

Non siamo cattive persone, ma abbiamo commesso una brutta azione

La frase presuppone due concetti molto divergenti, anzi, quasi opposti. Si può essere delle oneste e buone persone, avendo commesso cattive azioni?!? Un concetto in piena antitesi, frase che può benissimo esser interpretata, da ognuno di noi, in modo differente e soggettivo.                                                                                              Tutto, nei 13 episodi di Bloodline, ruoterà intorno a questo dilemma, che è fatto per scardinare ogni nostra certezza confezionata e precostituita.


La stupenda sigla, melodica e malinconica, è un gioco di sensazioni, immagini e colori che agiscono su un unico elemento : “il mare“, mare calmo, in tempesta, passionale e nervoso, è lo specchio del nostro animo e la metafora dei nostri sentimenti, sempre mutevoli e soggetti a condizionamenti. La musica vi entrerà in testa e non dimenticherete mai questa sigla.

BLOODLINE 11La famiglia Rayburn è la classica famiglia stimata e apprezzata dalla comunità, il capofamiglia Robert Rayburn (Sam Shepard) ha creato con sua moglie Sally (S.Spacek) un’impresa turistica su una costa dell’arcipelago delle Florida Keys; i figli sono diventati rispettivamente: un avvocato (Meg), un detective (John) e un possessore di un circolo nautico (Kevin). Dall’inizio avvertiamo una leggera sofferenza nei volti dei personaggi, celata dalle risate, dall’apparente pacatezza delle loro espressioni; il loro volto, anche quando non dovrebbe, comunica un senso di immotivato timore… L’evento che scuote e agita l’azione nella serie è qualcosa di inaspettato ma assolutamente non del tutto “imprevedibile”, ovvero, l’arrivo in città del fratello Danny (un Ben Mendelshon criptico e rancoroso), simbolo del caos che agita la quotidianità e l’ordine familiare.

La cosa straordinaria è la costruzione\distruzione dell’arco temporale-narrativo in questa serie. Vediamo alcuni momenti colmi di tensione accaduti dopo l’arrivo di Danny (attraverso il flashforward, momenti di avvenimenti futuri), e costruiamo con piccoli frammenti di ricordi (attraverso il flashback), l’evento tragico che allontanò Danny da casa sua per la prima volta, rendendolo quel “figliol prodigo” in teoria bisognoso di cura e perdono, ma escluso. L’episodio pilota è costruito come meglio non si poteva, ci cattura e ci colloca subito alla centralità dell’argomento. Partiamo dal cupo e consapevole monologo interiore di John Rayburn (Kyle Chandler), con una frase molto incisiva e triste, su una sua sensazione:

A volte sai che sta per succedere qualcosa. Lo senti nell’aria, nello stomaco. Non riesci a dormire. Una voce nella tua testa ti dice che qualcosa andrà terribilmente storto, e non c’è niente che tu possa fare per impedirlo. È quello che ho provato quando mio fratello è tornato a casa.

Ora i volti non nascondono più un disagio o malessere, imploso in passato nei loro cuori… ma si trovano a tu per tu con il nervosismo, la difficoltà e l’incertezza. In Bloodline dall’arrivo di Danny viene a crearsi immediatamente un marcato contrasto di opinioni, una divergente linea di pensiero e d’azione: John e sua madre si schierano a favore di Danny, cercando di aiutarlo per quanto possibile; sua sorella Meg è inizialmente neutrale; mentre il pater familias Robert e il figlio Kevin, sono il polo estremo, non credono assolutamente al riscatto sociale di Danny e detestano lo squilibrio che ha nuovamente riportato in famiglia.

bloodline 7Danny, è un nomade, ha una famiglia, ma la famiglia non lo sente suo, come se fosse in qualche modo una forma ibrida. D.R. appartiene a qualcuno, ma in pratica, forse, a nessuno. Il fratello John è il primo a desiderare il reintegro in società della “pecora nera” Danny, vuole dargli dei consigli, dargli un aiuto economico, ma avverte l’esistenza di una barriera, nata dallo spiacevole evento. John sente che Danny deve essere aiutato, e la madre Sally adora il figlio anche per questa sua grande generosità. e pian piano nella serie si rivela che John, in qualche modo, ha un debito verso Danny.

Forse Danny, in teoria dovrebbe avere credito anche verso la sorte, la fortuna, la vita in generale …certo, era un ragazzo complicato, ma dopo i primi episodi, saranno svelati gli errori e la “grande-menzogna” messa in piedi contro di lui, in difesa del padre Robert. La teoria della pecora nera della famiglia Rayburn, inizierà un po’ a vacillare, e lo spettatore si impegna a ricomporre l’evento traumatico, che da ragazzino ha visto vittima Danny, il tutto sarà svelato al momento giusto e in giuste dosi.

bloodline

Il capofamiglia Robert è disgustato dall’ennesimo ritorno del figlio, sa che l’equilibrio che John vuole trovare per suo fratello, è destinato a spezzarzi come sempre e forse, stavolta per sempre. Danny ha un padre, una madre e tre fratelli, ma è figlio di nessuno.           Intanto riaffiora una vecchia amicizia, che continuerà a stravolgere la spirale di pessimismo, sfiducia e pregiudizio su Danny; lui e il suo socio/amico Eric, entreranno presto in affari poco leciti tra commerci e traffici illegali, creando scompiglio nelle loro vite e nelle rispettive famiglie. John da buon detective di città, inizia ad avere dei sospetti sulle frequentazioni di Danny, ma almeno inizialmente vuole lasciar correre, non vuole alimentare il pregiudizio e la sfiducia totale che pesano da troppo tempo, sulle spalle del fratello maggiore. Lo strazio è comprendere che John e Danny da ragazzini si adoravano, più intraprendente il secondo, più riflessivo il primo; il loro fantastico rapporto è stato interrotto da una tragica scomparsa, motivo-chiave che è stato poi decisivo, per il successivo allontanamento e successiva partenza del primogenito.

BLOODLINE, è una serie che funziona, inevitabilmente.. Si crea un’empatia tra personaggio e spettatore grazie alla trama a sfondo “familiare” e al cast straordinario e mai fuori luogo; è presente la componente psicoanalitica del rapporto famiglia-fratelli che ci coinvolge tutti indistintamente; la famiglia viene intesa quasi sempre come un nido, ma in Bloodline è la classica “trappola” di pirandelliana memoria. Nel susseguirsi degli episodi si genera una morbosa curiosità nello scoprire ilmotivo-chiave“, che regge l’impalcatura di questo riuscitissimo dramma.

E poi, c’è quel gran finale di stagione, letteralmente da cardiopalma; il sensazionale colpo di scena negli ultimi episodi è di quelli tosti, strazianti e inaspettati; la tragedia finale viene ricostruita a frammenti negli ultimi 3 episodi, creando una lacerante attesa.

La prima stagione di Bloodline ha lasciato il segno, ha pienamente convinto, e con una produzione e cast del genere, c’era probabilmente da aspettarselo … Riuscirà ora questa serie, a vincere la sfida anche nella seconda stagione ?!

Un saluto agli amici di Bloodline Italia.