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Serie TV - Hall of Series » Attack On Titans » C’è una sorta di correlazione tra i 100 anni di vuoto di One Piece e i 100 anni di memoria di Attack on Titan?

C’è una sorta di correlazione tra i 100 anni di vuoto di One Piece e i 100 anni di memoria di Attack on Titan?

Nel momento in cui ci chiediamo se esista una correlazione tra Attack on Titan e One Piece, l’impulso sarebbe forse quello di asserire con un secco no, perché non potrebbero essere più diversi. Non hanno nulla in comune, neanche una memoria storica. Ma ne siamo davvero sicuri?

Kazuo Ishiguro (scrittore britannico di origine giapponese, premio Nobel per la letteratura nel 2017) – un altro nome che qui sembra del tutto fuori contesto –  parlando del suo libro, Il gigante sepolto, ha affermato:

Se obblighi a dimenticare, la rabbia resta sotto pelle.

Kazuo Ishiguro

La Storia è scomoda, se così non fosse allora non sarebbe importante rammentarla. Ricordare gli atti efferati è importante tanto quanto tenere a mente gli eventi positivi, perché gli uni e gli altri costituiscono un’identità. Ed è proprio ciò che emerge dal romanzo dello scrittore britannico, che si sofferma sulla tragicità della cancellazione della storia, e di come azioni simili provochino rabbia perché diventano sinonimo di oppressione. Pensandoci, questa rabbia ribollente, derivante dalla consapevolezza di essere schiacciati, annichiliti e cancellati per il volere di figure e istituzioni egoiste, la percepiamo imparando a conoscere alcuni dei personaggi protagonisti di One Piece Attack on Titan. In entrambe le serie anime vi è la cancellazione forzata della memoria storica di un intero popolo, senza che a quest’ultimo sia stata data la possibilità di decidere se ricordare o dimenticare il proprio passato e, quindi, le proprie origini. Vengono privati di due cose fondamentali: della loro storia e della libertà di scelta. Di fatto, la frase di Ishiguro è semplice e diretta ma anticipa il perché del legame tra i passati oscuri di Attack on Titan e di One Piece (Qui le migliori citazioni dell’anime).

In entrambe le storie i protagonisti sono chiamati a scontrarsi con l’istituzione politica che veicola il mondo in cui sono nati e cresciuti e che, per decenni, ha tentato di garantire pace e giustizia alle popolazioni. Alla luce di una propaganda così positiva, divulgata sia dal Governo Mondiale in One Piece che dalla dinastia Reiss/Fritz in Attack on Titan (ecco la classifica di migliori personaggi), verrebbe da chiedersi: perché allora i nostri protagonisti finiscono per contrastarle? Ebbene, è molto semplice: perché non tutto è come sembra. 

La pace e il potere che il Governo Mondiale in One Piece desidera mantenere sono costruiti su una montagna di cadaveri, ormai lo sappiamo.

Dunque, lasciarsi influenzare dall’immagine storico-culturale che etichetta i pirati come violenti saccheggiatori e il Governo come simbolo di assoluta giustizia, ci farebbe correre il rischio di cadere in una banale polarizzazione tra buono e cattivo, quando sappiamo bene che nell’opera di Eiichiro Oda le varie categorie politiche e sociali vengono stravolte. Ecco perché non ci sorprendiamo scoprendo che i venti re che fondarono il Governo Mondiale, circa nove secoli prima dell’inizio dell’avventura, distrussero il Regno Antico perseguendo scopi e obiettivi puramente personali, cancellando il nome e la storia dalla memoria dei popoli per apparire gli eroi della narrazione. La distruzione dei documenti testimoni e la strage di Ohara evidenziano la paura di questa organizzazione politica nei confronti della verità che avvolge la storia dei popoli dell’Antico Regno, e di ciò che essa potrebbe smuovere negli animi di coloro che ottocento anni dopo abitano i quattro mari. Un passato considerato scomodo per le proprie mire politiche e militari è un passato da cancellare dietro una pace nebulosa che, tuttavia, non può sopravvivere a lungo.

attack on titan

Analogamente in Attack on Titan la società istituita da re Fritz sull’isola Paradise, cento anni prima l’inizio della storia, vuole essere – o meglio, vuole credersi – il primo tassello di un nuovo mondo in cui poter vivere in pace, voltando però le spalle a un passato sanguinoso che per la sua natura cruenta deve essere dimenticato. 

La pace in Attack on Titan è infatti costretta in una teca di cristallo 

Re Fritz non appare più come il salvatore degli eldiani perseguitati su Marley – tra l’altro per delle stragi commesse dai sovrani che lo precedettero – ma appare come il carceriere di un intero popolo condannato all’estinzione per un senso di colpa e una punizione tutte individuali. Fritz punisce gli eldiani del futuro per dei reati commessi dai sovrani nel passato, dimostrandosi codardo, vile e pronto a distruggere ogni possibilità di un avvenire pacifico e migliore. Sia in One Piece che in Attack on Titan si attua una sepoltura della storia scomoda, fatta di nefandezze e di cui si ha paura. Ma la verità è che non può restare sepolta per sempre perché questo grande gigante – per citare Ishiguro –  grazie al quale dovrebbe esser possibile guardare oltre, è proprio ciò che serve all’uomo per maturare e affrontare la realtà. La storia e l’identità di una nazione sono necessarie alla maturazione di una consapevolezza di un io e di un noi, e poiché questa esigenza si lega alla brama di conoscenza che da secoli ci caratterizza non può essere soffocata. Come le due serie anime insegnano, ci sarà qualcuno che smuoverà una pietra facendo cadere l’impalcatura traballante di un organo politico sicario.

In Attack on Titan e in One Piece emerge il tema dei libri come espressione del libero pensiero.

Si pensi a Grisha Jaeger e al mistero della cantina che per anni ha tormentato i fan, nutrendo il desiderio di conoscenza e curiosità – quest’ultima la potremmo considerare una virtù necessaria alla distruzione di forme di governo opprimenti ed è, infatti, alla base dei caratteri di tutti i protagonisti delle due serie. Custodita tra le macerie della casa di Eren non vi era un tesoro o un’arma “ammazza giganti”, ma vi era la conoscenza, il pericoloso passato impresso nero su bianco che devia dal raccontino costruito a tavolino e spacciato per verità dalla dinastia Reiss/Fritz. I diari di Grisha in Attack on Titan rivestono il ruolo che in One Piece hanno i Poignee Griffe. In entrambi i casi si parla di una minaccia al pensiero istituzionale, che viene contrastato dalla nascita di nuove idee e che inevitabilmente saranno sottomesse ad atti di censura e di persecuzione.

Ma è qui che ritorna in gioco ancora una volta l’affermazione di Ishiguro, che fa da collante per le due serie anime: la rabbia dalla quale emerge una forte volontà di rivalsa e di affermazione della propria identità e, di conseguenza, delle proprie origini. Alla luce di questa consapevolezza diventa ancor più importante il tema della parola, nello specifico della lettura ad alta voce che diffonde la conoscenza. Un compito che in One Piece è affidato a Nico Robin, personaggio sublime e pericoloso, per la sua conoscenza e vissuto personale, tanto quanto il Gigante d’Attacco in Attack on Titan.

Per questo i protagonisti di entrambe le opere riescono a rendersi espressione di condizioni di vita realistiche, pur agendo all’interno di un mondo fantastico. Ecco perché quei cento anni di buio e di vuoto non presentano molte differenze, diventando immagini allegoriche di una narrazione che sfocia persino nel nostro di passato e di presente. 

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