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Non tutte le trasposizioni vengono col buco: il mondo dei videogiochi nelle Serie Tv

Con l’arrivo sul grande schermo del film Super Mario Bros nel 2023, non possiamo che prenderci un secondo per rimpiangere i bei momenti della nostra infanzia. Ore e ore di gioia e frustrazione passate su quella maledetta (e meravigliosa) pista arcobaleno. Non è la prima volta che un videogame prende vita al di là del nostro joystick. Le trasposizioni del mondo dei videogame nel cinema sono state varie. Abbiamo esempi che vanno dai primi anni 2000 con i film su Tomb Raider con Angelina Jolie. Fino ad altri più moderni, come Pokémon: Detective Pikachu (con Justice Smith e la voce di Ryan Reynolds) e Uncharted (con Tom Holland e Mark Wahlberg). Questa galassia di universi ludici virtuali si è evoluta nel tempo, fino a raggiungere un nuovo livello: le serie tv. Alcune volte ottenendo risultati straordinari, come nel caso di Arcane, in altri un po’ meno come nel caso di Resident Evil.

Netflix ha preso particolarmente a cuore questo gioco di trasformazione, lavorando alcune volte con versioni animate, e altre con attori in carne ed ossa. L’ultimo progetto della piattaforma streaming è proprio la serie tv The Witcher:Blood Origin, spinoff di The Witcher, ispirato all’omonimo videogioco.

Un altro successo che Netflix può vantare sul suo catalogo è la serie tv animata Arcane, che ha vinto 9 premi agli Annie Award (gli “Oscar” dell’animazione) del 2022, tra il cui il premio come Miglior Adattamento di un videogame.

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Jinx e Vi nel videogioco League of Legends (640×360)

Arcane è la prima serie tv realizzata dalla Riot Games e prende origine dalla dimensione virtuale di League of Legends. In occasione del decimo anniversario del gioco nel 2021, Arcane arriva su Netflix e fa da prequel alla storia principali, raccontando le radici della genesi dei campioni delle regioni di Piltover e Zaun.

 Ogni giocatore di League of Legends conosce Vi, ammira Ekko e Caitlyn, e ama (e teme) Jinx. Jinx è una giovane squilibrata, dotata di un’impressionante arsenale di armi, con cui si diverte a seminare il caos. Potrebbe sembrare un omaggio a Joker dei fumetti DC, ma la verità è che il personaggio di Jinx ha vita propria. Jinx ha un talento unico per l’anarchia e lo mostra con uno stile mai visto. Lunghe trecce blu, occhi che sembrano cambiare colore in base al suo umore glitchante e un colorato ordigno esplosivo sempre a portata di mano. Come tutti gli anti-eroi che si rispettino, la giovane zaunita era un tempo una dolce bambina relativamente innocente.

un’inventrice con grandi idee che non è mai riuscita a integrarsi

così la descrive la Riot Games. Se nel videogame nessuno sa con certezza cosa abbia trasformato quella dolce bambina in una mina vagante, la serie tv Arcane riesce perfettamente a rispondere a tracciare il background suo come quello della sorella Vi e degli altri personaggi. Arcane unisce fluidamente animazione disegnata a mano e una perfetta CGI, che conquista dalla sigla fino all’ultimo (nono) episodio. Dalla costruzione di un’ambientazione viva e curata nei minimi dettagli, passando per personaggi intriganti e una colonna sonora firmata dagli Imagine Dragons, Netflix con Arcane non sbaglia un colpo. La serie tv infatti ha stabilito il record come serie più vista su Netflix, dopo solo una settimana dal suo debutto. Non solo Arcane ha entusiasmato i fan del videogame, ma ha anche attirato un nuovo gruppo di spettatori che non era familiare con League of Legends.

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Jinx in Arcane (640×360)

Purtroppo per Netflix e per molti spettatori gamer non tutte le trasposizioni vengono col buco

Nei meandri più oscuri di Netflix infatti è segregata la serie tv Resident Evil, uscita il 14 luglio 2022.

Nonostante il videogame di Resident Evil (creato da Capdcom) abbia scritto la storia del “survival horror” a partire dalla sua prima apparizione in Giappone nel 1996, l’adattamento nella forma di serie tv non è stato all’altezza.

La saga di Resident Evil era già stata sottoposta a una trasposizione cinematografica, con i film di Paul W. S. Anderson con protagonista Milla Jovovich, Resident Evil: Welcome to Racoon City e oggi vede un nuova luce come serie tv. Luce che è stata fioca e molto breve, vista la cancellazione, neanche un mese dopo.  

Lo show creato da Andrew Dabb dall’idea horror di Shinju Mikami segue un doppio scenario temporale (primo errore). Infatti, nella serie vengono raccontati con un (non troppo convincente) montaggio alternato sia gli eventi di uno scenario presente (2036) post-apocalittico che quelli di 14 anni prima (2022) che hanno portato all’originarsi del problema. Un virus generato erroneamente dall’Umbrella Corporation, ha modificato la vita sulla Terra. Una parte della popolazione umana è stata trasformata in zombie, mentre dalla fauna naturale sono emerse altre creature mostruose. Il problema principale della serie tv di Resident Evil è nella sua scrittura superficiale e incompiuta, che non rispecchia minimante il videogame. E non perché offre un punto di vista originale, come per esempio aveva fatto il film Pokémon:Detective Pikatchu. La serie tv Resident Evil è un malriuscito miscuglio di generi diversi.

Il racconto della linea contemporanea è praticamente un teen drama, lento e monotono, privo di qualunque sfumatura che possa essere minimante spaventosa, se si escludono gli episodi di bullismo e i riferimenti al Covid 19. Riverdale ha fatto di meglio. Invece, nel mondo post-apocalittico del 2036 è anonimo e privo di suspance. Non c’è quel senso di pericolo costante che pervade ogni sopravvissuto alla minaccia zombie in The Walking Dead. 

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Ella Balinska come Jade Wesker in Resident Evil (640×360)

Aldilà dello scarso budget usato per la CGI e per le scenografie irrealistiche, la domanda che più ci poniamo è…

Ma in Resident Evil gli zombie dove sono?

Le scene con i non morti sono troppo poche se consideriamo che sono i veri protagonisti dello show. Al contrario vediamo più queste animalesche creature giganti, che richiamano le vibes di Gozilla e Love and Monsters.

Per non parlare delle mediocri capacità di combattimento della protagonista, Jade, che non si sa come sia sopravvissuta fino a quel momento.

L’unico fattore positivo è l’innovativo stile di ripresa di una scena del terzo episodio, in cui viene mostrato l’attacco di Lickers e Spiders a Jade. La camera riprende il punto di vista che avrebbe avuto il nostro avatar nel videogame. Riusciamo finalmente ad immergerci in quell’atmosfera fredda, buia e umida del sotto terra. La suspance ha un peso rilevante. Riusciamo a sentire il respiro ansioso di Jade, la presenza costante dei mostri intorno a noi. Percepiamo l’adrenalina e l’intenso desiderio interiore di sopravvivere. Un’idea innovativa, che accenna alla componente interattiva dei videogiochi senza portarla direttamente sullo schermo. Purtroppo questo momento di geniale abilità registica ha avuto vita breve, come la serie in sé.

Questa volta, Netflix non ha tenuto conto del fatto chenon è sufficiente gettare sulla scena il nome di un personaggio amato come Albert Wesker (storico antagonista del videogame) né orchestrare una sparatoria con i Licker per soddisfare i fan del gioco.

Non ci resta che sperare in un futuro migliore, magari più lontano dal 2036 e più vicino al 2023, in cui HBO annuncia l’arrivo della serie tv di The Last of Us, ispirato ad uno dei videogiochi più amati degli ultimi, opera di Naughty Dog. 

Che cosa ci aspettiamo dalla serie tv di The Last Of Us