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Charlie Manson, ossessione, follia e sregolata amoralità in Aquarius

Per circa cinquant’anni Charles Manson, capo della famosa setta Manson Family, ha giocato sul proprio ruolo di icona, nella musica, nel cinema e nella tv. Anche Aquarius, Serie Tv  trasmessa da Sky Atlantic tra il 2015 e il 2016, ne fa un ritratto tra i più inquietanti e verosimili.

Charlie Manson è frutto di un background culturale disagiato.

Nasce in Ohio nel 1934 da madre adolescente e sbandata e da padre ignoto, entra ed esce da riformatori e carceri fino al 1967, anno in cui viene rilasciato su cauzione dopo una serie di reati medio-gravi.

Nel lungo periodo trascorso in carcere ha modo di farsi una vera e propria inquietante cultura sull’esoterismo, la necromanzia, la motivazione subliminale e l’ipnotismo, oltre a dedicarsi in maniera quasi ossessiva alla musica.

Tutto questo porta al personaggio chiave di Aquarius: conosciamo Manson, adescatore di ragazzine fragili, a una festa in una villa di Beverly Hills.

In realtà, Manson aveva avuto davvero, anche se da lontano, un contatto con il dorato mondo di Hollywood a cui tanto sognava di appartenere: era infatti diventato amico di Danny Wilson, batterista dei Beach Boys, che gli aveva promesso un futuro come musicista.

Tutto ciò non succederà mai e questo fa scattare qualcosa nella testa di Charlie.

In Aquarius, il protagonista, un vissuto e controverso David Duchovny, si mette alla ricerca di Emma, figlia adolescente della sua ex compagna, scomparsa, appunto, a una festa e unitasi alla Famiglia di Manson.

In questa Serie Tv, Manson è rappresentato come un carismatico leader, affascinante seduttore e psicopatico burattinaio della sua famiglia di ragazzi disadattati, in cerca di una guida, senza una direzione.

Ma riesce anche a manipolare gli adulti, come il padre di Emma, soggiogato dal fascino del leader dannato e incastrato dai suoi ricatti.

La figura del criminale è dipinta, di volta in volta, come seducente, inquietante, in balia di inspiegabili balzi d’umore: Manson è un santone, un amante mai sazio, un padre putativo, una guida religiosa e un capo che riesce a tenere stretti a sé tutti i membri della sua famiglia disfunzionale.

Non ha limiti di morale, né sensi di colpa, non ha paura e si crede onnipotente, un vero e proprio dio immortale. È sicuramente uno psicopatico, probabilmente schizofrenico, ma è anche molto di più.

È un leader, un affabulatore, un seduttore nato, è carismatico, intimidatorio, ha una dialettica poliedrica e conosce molto bene i limiti del genere umano.

Usa il sesso, la sudditanza psicologica, le droghe, fa leva sulle debolezze di ragazzi sbandati e fragilissimi e, soprattutto, soggioga tutti con un carisma incredibile, che lo rende un vero leader.

I suoi adepti, anestetizzati da hashish e LSD, innamorati di lui al punto da rendersi disponibili a orge di gruppo, lo seguono senza battere ciglio, senza interrogarsi sulle azioni che stanno commettendo, ma seguendo semplicemente le indicazioni di Manson.

Entrambe le due stagioni di Aquarius giocano sull’intreccio tra fiction e realtà, inserendo nei fatti storici, una trama che vede come focus la ricerca di ragazze scomparse e la fitta tela di intrighi, ricatti e soprusi intessuta da Manson.

Ne esce un ritratto realistico, nella sua assurda follia: un uomo piccolo, ai limiti dell’insulso, uno squilibrato, fragilissimo, un morto di fame senza particolari talenti che riesce a diventare capo di una rivolta, da lui definita Helter Skelter, sulla carta destinata a sovvertire la società americana facendo leva sulle questioni razziali.

Ed è inquietante pensare a come un ometto del genere sia riuscito a plagiare così tante persone e a quanto queste persone siano state disposte a sacrificare pur di assecondarlo.

Manson, infatti, è solo il mandante degli omicidi di Tate-LaBianca, non si è mai sporcato le mani con quel sangue, perché aveva chi lo avrebbe fatto per lui.

Si definiva di volta in volta come figlio di Satana, Secondo Gesù Cristo ed era un fervente ammiratore di Adolf Hilter, al punto che si incise una svastica in fronte, ma fondamentalmente, Manson era un cultore di se stesso, bruciato dal fatto di non aver ottenuto il successo che pensava di meritare.

Nella storia di Manson, così come in Aquarius, si mescolano i sogni, le speranze e le aspettative della Summer of love del ’69 con la disillusione di quei sogni, sfogata in brutali omicidi privi di senso, tra macchinazioni, ricatti, depravazione e un filo illogico che segna il destino di decine e decine di persone.

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