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Siamo stati alla presentazione della seconda stagione di A casa tutti bene di Gabriele Muccino

Uno dei progetti più riusciti e chiacchierati dello scorso anno sta per tornare. Dopo essersi imposta con la vittoria del Nastro d’argento 2022 come migliore serie tv, A casa tutti bene, produzione Sky che porta la prestigiosa firma di Gabriele Muccino, torna con un nuovo ciclo di episodi che prende il via a partire da venerdì 5 maggio con il rilascio dei primi due episodi. Nella splendida cornice dell’Hotel Eden di Roma abbiamo potuto assistere alla roundtable di presentazione della nuova stagione della serie, dove sono intervenuti, oltre al grande stratega Gabriele Muccino, anche tre attori principali del cast, ovvero Francesco Scianna, Silvia D’Amico e Simone Liberati, che interpretano nella serie i tre fratelli Ristuccia: Carlo, Sara e Paolo.

Gabriele Muccino ha parlato della seconda stagione di A casa tutti bene, raccontando come l’approccio a questi nuovi episodi è decisamente esplosivo, prima di un salto temporale che presenta gli eventi a un anno di distanza

“La carica esplosiva con cui finiva la scorsa stagione era talmente potente che disinnescare tutti quegli ordigni era impossibile. La prima stagione finisce letteralmente sull’orlo del precipizio e la scelta era tra ricominciare da questo punto o riprendere i personaggi direttamente un anno dopo. Io ho optato per la prima soluzione e chiaramente l’avvio di stagione è caldissimo perché si parte da quel clamoroso finale. Le cose poi si calmano col salto temporale, quando i personaggi hanno elaborato quello che è successo. Inizia così la seconda stagione, che si porta però dietro gli effetti collaterali dei danni della prima stagione. Nella seconda stagione accadranno cose grosse e la pressione salirà ancora di più, con complicazioni non solo relazionali, ma pure fisiche e la scelta sarà tra scappare o lottare, visto che in palio c’è la sopravvivenza, che è uno dei temi esplorati dalla stagione”. Tanta consapevolezza per questo nuovo ciclo di episodi di A casa tutti bene, ma sul futuro della serie di Sky Gabriele Muccino non si esprime: “Non lo conosco”.

Al centro anche di questa seconda stagione di A casa tutti bene c’è ovviamente la famiglia e Gabriele Muccino ha parlato un po’ del significato che ha per lui la famiglia, rispondendo alla domanda se essa si configura come una promessa tradita o se mantiene la sembianza di luogo d’amore: “Mi piace credere che il tessuto familiare sia intriso d’amore e proprio per questo grande amore si creano questi grandi conflitti. Il mondo è pieno di famiglie disfunzionali, la condizione umana non è risolta e gli artisti lo hanno sempre raccontato”. Un tema, quello della famiglia, che per Gabriele Muccino ha anche importanti implicazioni personali: “Io ho iniziato a fare cinema perché da adolescente balbettavo e volevo raccontare chi fossi. Da quel momento non ho mai smesso di fare cinema per raccontare parti di me e ogni film ha fatto questo. Il processo creativo segue chiaramente gli eventi della vita e per me fare cinema, come lo è per qualunque artista, è un riflesso di ciò che vivo. Il subconscio pilota molto più di ciò che fa la ragione e il fatto che io sia andato a raccontare così a fondo il crime è la manifestazione di un’esigenza di raccontare quei lati più oscuri della vita. Un film fondamentale per la mia cifra artista è infatti Shining, una pellicola basata su una famiglia disfunzionale che finisce in tragedia. Evidentemente ho sempre avuto l’esigenza di raccontare una storia del genere”.

In conclusione, un passaggio sul presente e sull’impatto che ha avuto sull’oscurità della seconda stagione A casa tutti bene: “Vivo giorno per giorno e non so dove mi trovi. Racconto delle cose che riflettono il tempo in cui sono raccontate, ma non c’è un atteggiamento a priori. Sicuramente gli eventi degli ultimi anni influiscono, sono successe cose che ci hanno sfiancato e ci sono state novità con abbiamo dovuto interagire, con cui non eravamo abituati a fare i conti. Probabilmente la novità è che siamo stati viziati da un tempo di benessere e negli ultimi anni abbiamo dovuto fare i conti col ritorno di alcuni eventi come la guerra e la pandemia che in realtà nella storia dell’umanità ci sono sempre stati, ma siccome li abbiamo avuti tutti insieme negli ultimi anni ci è sembrata la fine del mondo. In più ci si mette l’alienazione nata dai social e questo causa un cortocircuito facendo il paio con tutto ciò che è successo negli ultimi anni”.

La presentazione di A casa tutti bene (640×340)

Le parole degli attori

Insieme a Gabriele Muccino hanno raccontato la loro esperienza anche i tre attori, che sono stati interpellati sul loro rapporto coi rispettivi personaggi e con il regista. Così ha iniziato Silvia D’Amico: “Gabriele mette il suo fortissimo punto di vista sui personaggi e anche sugli attori. Nel modo di dirigere lui ti porta a perdere il controllo e l’aver trovato un regista come lui che ti dà indicazioni chiare e ti mette in un recinto protetto dove potersi esprimere a pieno è un privilegio incredibile”.

Francesco Scianna ha proseguito: “Gabriele ha la capacità di creare il caos e mi ha messo davanti all’accettazione e all’esplorazione di tutte le parti oscure che la vita possiede. Solo così puoi abbandonarti al flusso totale della vita, perché tenerle da parte e ignorarle è un errore. Mi sono immerso in una parte anche violenta che segna una sorta di passaggio alla vita adulta, che probabilmente avviene con la fine di questa seconda stagione per ciò che riguarda Carlo”.

Infine Simone Liberati: “La perdita del controllo a cui siamo dovuti andare incontro si traduce in una grande libertà. Ci abbandoniamo al caos e ci liberiamo delle nostre sovrastrutture e così entriamo a pieno nel personaggio. Questo movimento è sicuramente importante per un attore e grazie anche al media seriale si può esplorare meglio il personaggio. Questo viaggio nella serie è stato sicuramente impegnativo, ma gioioso. Abbiamo raccontato l’umanità sia nelle sue zone d’ombra che nella ricerca della luce e lo abbiamo fatto con un approccio gioioso, grazie alla straordinaria libertà che ci ha dato Gabriele. Questo è stato un viaggio diverso rispetto alla prima stagione, ma altrettanto ricco e pieno di spunti”.

Altri giro di pareri, per chiudere, sul ruolo della famiglia secondo gli attori e sulla necessità o meno di fuggire da essa. Si parte stavolta da Francesco Scianna “Non bisogna fuggire, ma allontanarsi per individualizzarsi, perché il percorso di crescita lo prevede: senza allontanarsi non si può creare la propria storia”. Così prosegue Silvia D’Amico: “La ricerca della felicità c’entra con la ricerca dell’identità: essere se stessi significa essere felici. Non si può scappare totalmente dalla famiglia, ma bisogna trovare il giusto equilibrio”. E ancora la chiusura si Simone Liberati: “L’affrancamento dalla famiglia è fondamentale per crescere e lottare è un fattore importante nella vita, spesso lo si dimentica”.

Terminato il racconto dei protagonisti, non resta che attendere l’uscita degli otto episodi di A casa tutti bene, produzione Sky pronta a tornare alla grande per confermarsi una delle principali serie italiane del momento e che noi racconteremo con un ciclo settimanale di recensioni.