Abbott Elementary è una fantastica serie tv disponibile su Disney+ che di recente si sta sempre più imponendo nell’Olimpo delle comedy. Una vera e propria erede del miglior volto delle workplace comedy e dei mockumentary. Capace di distinguersi per la propria capacità di fondere alla perfezione umorismo e critica sociale, la serie ci permette di dare uno sguardo sulle autentiche criticità del sistema scolastico pubblico americano. Creata da Quinta Brunson, sceneggiatrice e principale interprete, la serie si svolge infatti in una scuola elementare pubblica di un quartiere di Philadelphia e segue le piccole gioie e le difficoltà quotidiane di un gruppo di insegnanti che, con grande passione e determinazione, cerca di superare le numerose sfide imposte da un sistema che gli rema contro.
Attraverso questa visione privilegiata, Abbott Elementary riesce a mettere in luce alcune delle questioni più pressanti e problematiche dell’istruzione pubblica negli Stati Uniti. Tra esse troviamo il divario tra scuole pubbliche e private, le disuguaglianze nei finanziamenti e la corruzione di un sistema burocratico che ha del marcio. Il tutto viene affrontato con un umorismo tagliente, che sottolinea le storture senza perdere di vista l’umanità dei personaggi e la loro dedizione.
Prima di capire come Abbott Elementary abbia dipinto con realismo il panorama statunitense, proviamo a riepilogare meglio quelle che sono le caratteristiche del contesto del sistema scolastico americano.
Negli Stati Uniti, il sistema scolastico obbligatorio è infatti molto complesso. Esso varia parecchio da stato a stato, se non addirittura di distretto in distretto e pare molto decentralizzato. Come in Europa, abbiamo diversi livelli: scuola materna, scuola elementare (dai cinque ai dieci/undici anni, con cinque o sei classi a seconda dello stato), scuola media (dai dieci/undici ai quattrodici anni), e scuola superiore (dai quattordici ai diciotto). Tuttavia, la più grande differenziazione interna al sistema è quella tra pubblico e privato. Se infatti le scuole pubbliche sono finanziate dalle tasse locali, statali e federali e sono gratuite, le scuole private richiedono invece rette molto alte e possono avere programmi educativi differenti.
Il sistema delle scuole private, negli Stati Uniti, parrebbe offrire migliori proposte: un’educazione di qualità superiore rispetto alle scuole pubbliche. La possibilità di frequentare scuole con classi meno numerose, tecnologie all’avanguardia e curricula personalizzati è infatti un privilegio che rimane esclusivo per i figli delle famiglie più abbienti, le stesse che, solitamente, vediamo rappresentate nella maggior parte dei media.
Il sistema di finanziamento basato sulle imposte locali non fa che accentuare questo squilibrio.
Le scuole pubbliche in quartieri poveri ricevono infatti meno fondi e devono fare i conti con una crescente competizione per le risorse. Il finanziamento delle scuole pubbliche, d’altra parte, dipende principalmente dalle imposte locali sugli immobili, cosa che crea grandi disparità tra scuole di quartieri ricchi e poveri. Le scuole pubbliche dipendono infatti in gran parte dai finanziamenti locali, che creano consequenzialmente enormi disparità tra aree geografiche ricche e povere. Quelle collocate in quartieri benestanti godono di fondi consistenti provenienti dalle imposte locali sugli immobili, mentre quelle situate in contesti urbani svantaggiati, come la fittizia Abbott Elementary, devono sottostare a un’innata scarsità di risorse. Uno squilibrio che si traduce in un’esperienza educativa drammaticamente diversa per gli studenti, basata non sulle loro capacità o sui loro meriti, ma sul contesto socioeconomico in cui nascono e dal quale difficilmente potranno sottrarsi.
Questa dinamica riflette una più ampia disuguaglianza sociale ed economica, che si manifesta nel modo in cui i bambini accedono a opportunità formative diverse in base al reddito familiare.
È a questa seconda categoria che appartiene la Abbott Elementary, una scuola che lotta ogni giorno per far fronte a una serie infinita di problemi strutturali: aule fatiscenti, carenza di materiali, infrastrutture malfunzionanti e, in generale, una gestione che fa acqua da tutte le parti. Un ambiente in cui i docenti sono costretti a fare miracoli con poco o nulla, e spesso devono tirare fuori di tasca propria le risorse per acquistare materiali scolastici o si trovano costretti a mettersi in moto per oliare gli ingranaggi di una burocrazia asfissiante che vede le scuole più come aziende che come centri di educazione, formazione e cultura.
Tuttavia, Abbott Elementary mette in luce come la qualità educativa non sia determinata esclusivamente dalle risorse materiali, ma anche dalla passione e dall’impegno degli insegnanti.
Nella serie, i protagonisti, nonostante le enormi difficoltà, si dedicano anima e corpo all’istruzione dei loro studenti, dimostrando che il valore dell’insegnamento non può essere ridotto a una questione puramente economica. Una mancanza di risorse nella scuola significa anche una carenza di supporto per gli studenti con bisogni speciali, che spesso non ricevono l’attenzione o i servizi di cui avrebbero bisogno per avere successo.
La serie riesce a rappresentare questa realtà con grande efficacia, ma lo fa senza mai cadere nel pietismo grazie anche alla tecnica del falso documentario, che restituisce, seppur con ironia e umorismo, un grande senso di realismo.
In questo contesto, emerge quindi una nuova figura di eroe post-moderno. Quella dell’insegnante, che, nonostante i salari bassi e le condizioni difficili, si dedica con grande passione all’insegnamento. Pur affrontando enormi difficoltà, dai più giovani ed entusiasti ai veterani segnati dalla stanchezza e dal cinismo, essi mostrano infatti un profondo impegno verso il benessere e il futuro dei loro studenti. Un piccolo faro di luce all’interno di un sistema marcio e che necessiterebbe di una vera e propria rivoluzione. Non che questi eroi siano dipinti come dei vincenti. La classe degli insegnanti si mostra in tutta la sua umanità, tra pregi e difetti. Una comunità variegata spesso caratterizzata da un grande malessere interiore: stress, frustrazione, senso di inadeguatezza…
Gli insegnanti non sono supereroi capaci di risolvere qualsiasi problemi in virtù di una vocazione. Essi non fanno altro che sbattere contro un muro che spesso appare invalicabile. Costretti a lavorare ore straordinarie non retribuite, a gestire classi sovraffollate, a scontrarsi con i limiti del sistema, e a divenire capro espiatorio del malessere di genitori che non riescono a mettersi nei loro panni e che sono pronti a incolparli.
Fattori che contribuiscono a creare un clima difficile, da cui si fatica a uscire, fino all’approdo, nel peggiore dei casi, di un vero e proprio esaurimento emotivo e fisico.
Tuttavia, la serie non si limita a esaltare la dedizione degli insegnanti. Attraverso il personaggio del preside Ava Coleman (che comunque vivrà un’incredibile evoluzione nel corso della serie), Abbott Elementary introduce una critica ben mirata nei confronti della cattiva gestione e all’inefficienza burocratica che spesso caratterizzano il sistema scolastico pubblico. Un sistema spesso fondato su nepotismo e corruzione, oltre che incompetenza, che in più occasioni si mostra più come propaganda e fucina di interessi economici e politici più che mirato al bene dei propri studenti.
L’idea stessa che a dirigere una scuola venga imposta una figura senza alcuna formazione ed esperienza solo per via di un ricatto, la dice lunga su quello che dovrebbe essere l’interesse dello stato nei confronti dell’istruzione pubblica. Scelte poco assennate dei presidi e degli amministratori scolastici hanno un ruolo cruciale nel determinare l’atmosfera di una scuola e nel garantire che gli insegnanti abbiano le risorse necessarie per svolgere il loro lavoro.
Tuttavia, come mostrato in Abbott Elementary, una cattiva gestione scolastica può aggravare i problemi già esistenti
Abbott Elementary non è solo una sitcom leggera, ma si pone anche come un’acuta riflessione volta a far conosce e criticare un sistema segnato da profonde disuguaglianze, riflesso di una società che è tutto fuorché paritaria, dove, al di là di belle parole e diritti sbandierati come un simbolo, non tutti sono realmente uguali, soprattutto se membri di minoranze etniche. Attraverso il suo umorismo e i suoi personaggi profondamente umani, la serie solleva domande importanti sul futuro dell’istruzione pubblica l’educazione dovrebbe essere un diritto universale, non un privilegio riservato a chi può permetterselo.
Eppure, Abbott Elementary è tutto fuorché una serie tv disfattista. Con grande ottimismo e speranza nei confronti del futuro, la serie ci ricorda anche che, nonostante tutte le difficoltà, ci sono ancora tanti insegnanti e studenti che continuano a lottare per un’educazione migliore; a un cambiamento, a una rivoluzione a cui, nonostante gli ostacoli, non è impossibile mirare.