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La storia dei Baudelaire in Una Serie di Sfortunati Eventi è piena un po’ di tutto ciò che è possibile immaginarsi. Lo show inchioda lo spettatore allo schermo, facendogli deglutire emozioni negative ma necessarie. E sa farlo alla grande.

In questo articolo non andremo ad analizzare la serie o i suoi tre protagonisti, ma tutto il resto dei personaggi. Soprattutto quelli che vi potrebbero essere passati di mente o che non avrete neanche notato.

Perché Mark Hudis e Barry Sonnenfeld, ideatori della serie, sono riusciti alla grande a mettere lo spettatore di fronte a un mondo dove non solo vive l’avventura dei tre orfani Baudelaire, ma si troverà anche a immedesimarsi parti della propria infanzia.

Vi ricordate come vi sentivate quando da piccoli parlavate con qualcuno di un argomento serio e questo veniva sminuito solo perché eravate bambini? È questa la situazione in cui si trovano costantemente i Baudelaire.
Gli adulti di Una Serie di Sfortunati Eventi li vedono solo come dei bambini, e nel modo più bigotto e semplicistico, li trattano come tali. Tra supponenza, arroganza o odio, la voce di Violet, Klaus e Sunny non raggiunge mai l’attenzione di coloro a cui chiedono aiuto.

serie tv

Non dovete sentirvi strani se più di una volta davanti allo schermo avete sofferto per l’atteggiamento di un qualsiasi adulto della serie tanto da volergli urlare la verità in faccia. Arthur Poe sopra tutti.
La genialità della serie sta nel mettere lo spettatore allo stesso livello dei tre orfani: incapace di farsi ascoltare o di trovare un aiuto nell’adulto di turno.

I travestimenti del Conte Olaf (che potreste non aver riconosciuto ma vi è noto sotto queste vesti) sono la perfetta rappresentazione di come i bambini vengano ignorati, puntata dopo puntata, nonostante tutte le ragioni e prove. Perché non importa le volte in cui avranno dimostrato che quel personaggio era semplicemente Olaf travestito, la prossima volta che apriranno bocca sentiranno lo stesso concetto

“Baudelaire, io so che Olaf vi ha seguito e ha fatto quelle cose. Ma non è qui, voi ne siete ossessionati, lasciate che ci pensino i grandi”

Una Serie di Sfortunati Eventi

E quelle poche volte che i Baudelaire si trovano di fronte ad adulti che empatizzano con loro, li capiscono e li ascoltano, questi finiscono per morire facendo perdere a Violet, Klaus e Sunny il loro unico punto di riferimento. Da Zio Monty a Zia Josephine, fino ad arrivare a Olivia: Una Serie di Sfortunati Eventi inizia con la morte dei genitori degli orfani, e continua a privarli di ogni adulto responsabile a cui affidarsi.

E sapete cos’è ironico? Che muoiono solo loro! Qualsiasi altro adulto della serie che ignora o non ascolta i Baudelaire non va incontro a nessuna fine. Lo zio altolocato, gli abitanti del villaggio dei corvi (tra i quali giudici troviamo un volto già noto nelle serie tv, questo qui), i medici dell’ospedale dove si rifugiano, continuano tutti a vivere normalmente senza affrontare alcun problema.

una serie di sfortunati eventi

Infatti il penultimo episodio nell’Hotel è rappresentativo del loro comportamento di massa. Come bandiere che si muovono in base a dove soffia il vento, durante le deposizioni dei Baudelaire e di Olaf l’intero gruppo di adulti cambia opinione senza problema, dimostrandosi influenzabili facilmente quando qualcuno incolpa o sminuisce i tre orfani.

La scena dell’ascensore è un riassunto ancora più evidente di quanto sminuiscano le parole dei tre. Con l’Hotel in fiamme e tutti bendati, nessuno degli adulti ascolta gli avvertimenti di fuggire dalla struttura, continuando a muoversi secondo la propria testa o al massimo seguendo ciò che altri adulti come Olaf gli consigliano.

E, come detto prima, la contrapposizione con le figure adulte di spicco e alternative è evidente. Monty, Josephine, gli Snicket, il resto dell’organizzazione, sono tutti caratterizzati fortemente proprio per accentuare la differenza con gli adulti comuni.

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Persone geniali, che comunicano con enigmi stimolanti per i ragazzi, veri e propri studiosi ed esperti dei loro settori. E vederli cadere, fallire, o allontanarsi dagli orfani è ancora più frustrante: perché la bibliotecaria Olivia, che li ha seguiti e cercati per salvarli, muore ma il vicepreside egocentrico e incapace rimane in vita; perché Dewey, che mostra ai tre quello che l’organizzazione teneva nascosto, muore mentre gli infermieri dell’ospedale che li ritengono impostori rimangono in vita.

Una Serie di Sfortunati Eventi rappresenta anche l’ingiustizia di vedere chi non merita prevalere su chi si impegna. Dove la supponenza premia più dell’amore. Dove l’odio porta più in alto della comprensione. E, nonostante il finale provi a essere positivo rispedendo i fratelli nella civiltà, sappiamo tutti che torneranno in una società ingiusta, egoista, menefreghista e purtroppo realistica.

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