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Una recensione semiseria di White Lines, la nuova tamarrata dell’autore de La Casa di Carta

Non tutte le ciambelle riescono con il buco e White Lines ne è la conferma.

Vorremmo tanto recensire la terza creatura partorita dalla mente del prolifico autore spagnolo Álex Pina con entusiasmo, ma l’amore per il trash e l’autolesionismo seriale che ogni amante de La Casa di Carta possiede dentro di sé non sono sufficienti a produrre questo miracolo.

Vorremmo anche convincervi che le premesse mostrate nel trailer della serie del papà de La Casa di Carta e Vis a Vis, vale a dire sesso, droga, Ibiza e rock’n roll (poco, perché qui siamo più dalle parti di I’m blue da ba dee da ba daa che di Whoa, oh, oh Sweet child o’mine) valgono la visione dei dieci episodi di cui è composta la prima stagione, ma poi vi sentite presi in giro e smettete di leggerci, per cui non possiamo.

Con questo inizio voi vi chiederete, ma è davvero così brutta White Lines?

Ebbene sì. Fate conto di prendere tutto quello che vi ha fatto storcere il naso ne La Casa di Carta (e non dite che vi è piaciuto tutto dall’inizio alla fine perché non ci crede nessuno) e di vederlo spalmato in dieci episodi, anche relativamente lunghi, e il mistero è spiegato.

Non conoscevate White Lines o non gli avevate ancora dato una chance e adesso vi abbiamo stranamente incuriosito?

Ci può stare. È il potere del trash che ci attrae anche se non vogliamo ammetterlo. Come si spiegherebbe il successo di certe tamarrate vergognose altrimenti? C’è da dire che un po’ di sano trash di tanto in tanto non guasta. Nella prima stagione de La Casa di Carta qualche frase tamarra è stata la ciliegina su una torta grassa, grossa e golosa che ci è stata spinta in faccia a velocità supersonica.

E sì, un pochino ci è piaciuto.

Netflix

Nel caso di White Lines però il livello trash è talmente alto e spesso ingiustificato da risultare con lo sviluppo della stagione pacchiano al limite del noioso. Ed è un gran peccato perché il soggetto della serie non era affatto male.

Una sorta di sexy thriller dove una caparbia protagonista di nome Zoe Walker, interpretata da Laura Haddock, si ritrova a indagare sulla scomparsa avvenuta vent’anni prima dei fatti raccontanti del fratello dj il cui corpo viene rinvenuto a Ibiza poco prima del di lei matrimonio.

Alle autorità frega relativamente del fattaccio e cercano di convincere la ragazza che Cristo è morto di freddo così da poter chiudere il caso e passare oltre (sono pur sempre a Ibiza santo cielo, hanno un po’ ragione anche loro in fondo). Quindi Zoe parte per la spregiudicata isola che ci viene venduta come un buco nero di trasgressioni e pericoli e si ritrova invischiata in un gruppo di amici del defunto con qualcosa da nascondere.

In mezzo tanto sesso, tanta droga e tante rivelazioni sconcertanti sul passato sfrenato del fratello.

Capite bene che siamo lontani anni luce dal climax di “Chi ha sparato a J.R.?”.

Perché a così tanti utenti non è piaciuta la serie? Facile dirlo. Smontiamo il giochino pezzo per pezzo. Partiamo da quello che più vi ha attirato del trailer della serie (non mentite maledetti!), e cioè il sesso.

White Lines

Il sesso in White Lines si dimostra deludente fin dal primo episodio, dove ci promettono un’orgia stile Eyes Wide Shut e dopo circa venti secondi di corpi mezzi nudi, coreografati come in un balletto di Amici, vediamo giusto qualche tetta e ci rendiamo conto che in fin dei conti abbiamo visto di più nei film di Alvaro Vitali con le docce eterne di Edwige Fenech.

Se volevate guardare la serie di Pina per questo vi dirottiamo allora su 365 giorni, altra trashata megagalattica fornita sempre da Netflix dove però almeno si vede qualcosa di vagamente più spinto.

Passiamo alla parte thriller. Il mistero sulla morte di Alex Collins è meno intrigante del mistero di chi ha finito il latte e ha rimesso la bottiglia in frigo a casa mia. Quel poco di curiosità che ci può suscitare viene soffocata da dialoghi al limite de Il Segreto e intrecci amorosi prevedibili come gli outfit visti in Vis a Vis.

La povera Zoe, che affronta le ricerche sulla morte del fratello con la stessa preoccupazione di chi scopre che gli hanno imbarcato il bagaglio su un altro volo a Malpensa, si ritrova bloccata a fine stagione a un bivio amoroso davvero clamoroso.

Deve scegliere tra un futuro marito bravo, buono e caro che si è bevuto la storia del vado a fare ricerche sulla scomparsa ventennale di mio fratello a Ibiza ma vai tranquillo che torno e ti sposo senza farti crescere niente sulla testa a uno chiamato Boxer.

White Lines

Boxer capite? Non Pechinese. Boxer.

E quando le cose nello show si fanno troppo intricate ed esagerate che fa il buon Pina? Beh… ma ovviamente ci butta sopra altri intrighi, altri misteri e una crivellata di terribili battute che forse guardare la serie senza audio con la traduzione in segni per non udenti è l’unico modo per resistere all’impulso di cambiare piattaforma.

Volete sapere qual è il vero colpo di scena messo a segno da White Lines?

In una vera e propria carneficina di ottime serie tv cancellate senza pietà dal giorno alla notte, la creatura di Álex Pina si è aggiudicata contro ogni aspettativa una seconda stagione.

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