Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Wanna » Wanna è stata scritta per sconvolgere

Wanna è stata scritta per sconvolgere

Tra gli anni Ottanta e gli anni Duemila, Wanna Marchi ha propinato in tutta Italia prima la bellezza, poi la fortuna. Entrava ogni giorno in ogni singola abitazione del Paese passando attraverso la televisione, lo strumento che le ha permesso di cominciare a fare a livello nazionale ciò che prima faceva solo nel suo negozio di Ozzano dell’Emilia: vendere. Lo faceva con uno stile che era tutto suo, non semplicemente irriverente o pungente ma addirittura aggressivo e violento; un modo di fare capace di colpire le persone dove fa più male, di toccare quei nervi scoperti che rendono vulnerabili e più facilmente malleabili. Con le sue urla e le sue affermazioni a dir poco forti, per decenni la “Regina delle televendite” ha sconvolto il suo pubblico, dando poi vita a uno scandalo che ancora oggi chiunque abbia vissuto l’Italia di quegli anni ricorda. E nel 2022 la docuserie Netflix Wanna, che porta il suo nome, non si è per niente distaccata da questa linea. Anzi, è stata scritta proprio per sconvolgere.

Wanna: la storia di una truffa quotidiana

Tra le docuserie che Netflix ha realizzato negli ultimi anni, Wanna è forse una di quelle che mettono gli spettatori davanti alla realtà con maggiore durezza. Tutto ciò non perché l’argomento in questione sia particolarmente crudo – siamo ormai abituati a vedere docuserie crime che raccontano storie che non dovrebbero farci dormire la notte – ma per il modo in cui ci mette davanti a ciò che la protagonista e sua figlia Stefania Nobile hanno portato avanti per decenni. La storia, articolata in quattro puntate, è raccontata attraverso numerose interviste a persone che hanno avuto un ruolo nello scandalo spettacolare e legale delle due donne: ci sono cronisti che l’hanno trattata sui media, ex collaboratori, vittime. Ma soprattutto ci sono Wanna Marchi, Stefania Nobile e anche colui che nella seconda parte della carriera è stato il loro compagno di giochi, il Maestro di vita do Nascimento.

Wanna
Wanna (640×360)

Il modo in cui madre e figlia parlano è sconvolgente, a tratti quasi inquietante: guardano in camera senza mai vergognarsi, senza alcun rimorso, sentendosi vittime più che carnefici nella vicenda che le ha condannate entrambe a diversi anni di carcere. Ricordano i momenti passati, quelli del successo e della ricchezza sfacciata, quelli durante i quali erano invitate in ogni salotto televisivo d’Italia e la gente faceva a gara per averle, parlare con loro, comprare i loro prodotti. Alle loro parole si alternano le immagini di quel periodo, le urla televisive, i capelli cotonati di Stefania e quelli rosso fuoco di sua madre, gli accessori costosi, la sicurezza, i sorrisi a trentadue denti di chi sa che la sta facendo franca. Ma le interviste ricordano anche i momenti brutti, lo scandalo, gli arresti, i processi, il carcere e la separazione di due donne che altro non sono se non una sola anima in due corpi. E quando si parla di questi periodi, delle difficoltà vissute da persone consapevoli del fatto che la propria attività non fosse sempre limpida, l’idea di chiedere scusa al pubblico non le sfiora. Anzi, il loro pensiero è riassunto in modo preciso e puntuale dalle parole di Stefania Nobile:

Ma sono più str***a io che ho truffato quelle persone o quelle persone che credevano che pagando dodici milioni sarebbero state salve?

La Regina delle televendite che sconvolge il suo pubblico

Brutta, lardosa, grassa sono solo alcuni degli epiteti che la Regina delle televendite e sua figlia usavano per parlare alle persone, quelle stesse persone che avrebbero dovuto comprare i loro prodotti. Lungi da loro puntare, come fa il marketing odierno, al sistema valoriale di riferimento dei potenziali clienti, non facevano altro che urlare loro tutto il disprezzo che avrebbero dovuto provare guardandosi allo specchio, offrendo contemporaneamente la soluzione a tutti i loro mali: alghe, creme o il celeberrimo scioglipancia venduto ancora prima di essere creato. E il loro era un target abbastanza specifico fatto di donne da ogni parte d’Italia, per lo più casalinghe e ormai non più giovanissime, che non si vedevano belle e che volevano migliorare il proprio aspetto in qualsiasi modo, anche miracoloso. Le televendite promettevano la ricetta della felicità, il modo per tornare a piacersi e soprattutto a piacere agli altri, magari al proprio marito. E lo facevano sconvolgendo le donne a cui parlavano, facendole sentire poco piacenti, fallite, ma ancora in tempo per rimediare grazie a un piccolo miracolo da 300000 lire.

Wanna
Wanna (640×360)

Questo almeno, come raccontato con dovizia di particolare dalla miniserie Netflix, nella prima fase della carriera. Perché dopo i primi problemi legali e con il tempo che passa, Wanna Marchi e Stefania Nobile cominciano infatti a vendere insieme al Maestro do Nascimento addirittura la buona sorte. Tra oroscopo personalizzato, numeri del Lotto, vasetti di sale pronti a sconfiggere la sfortuna, il trio delle meraviglie accumula una montagna di soldi facendo leva stavolta sulle preoccupazioni della gente, sulla possibilità di sventure per gli spettatori e per i propri familiari. Una cattiva sorte che, ancora una volta, solo loro possono combattere e scacciare, ma che a un certo punto comincia ad andare incontro anche a loro. Eh sì perché, anche grazie alle segnalazioni arrivate a Striscia la Notizia, i nodi cominciano a venire al pettine e madre e figlia si ritrovano al centro di uno scandalo che le porterà dritte verso il baratro.

Netflix fa un racconto crudo dello scandalo che ha sconvolto l’Italia

Sono tante le ore di interviste collezionate dalla produzione della serie Netflix, pare circa sette solo per ognuna delle due protagoniste. Decidere quali tra queste sarebbero entrate negli episodi non deve essere stata opera facile, ma ciò che è certo è che la scelta non è ricaduta sulle affermazioni più semplici o su quelle meno incisive. Semmai il contrario. In ogni parola della protagonista, di sua figlia e anche del Maestro do Nascimento ci sono convinzione, sicurezza, e la volontà di affermarsi come persone che, tutto sommato, non hanno fatto niente di male. Anzi, che sono state incastrate da chi, proprio per il loro voler essere come sono, le voleva zittire.

Non ci sono filtri, non ci sono dietrofront, non ci sono censure: Wanna racconta con crudezza tutto ciò che sta attorno a una vicenda profondamente sbagliata, anche ciò che può essere per il pubblico disturbante. E non dà risposte, lasciandoci trarre le nostre conclusioni. Quali sono le mie? Io ho concluso che a volte siamo noi stessi i primi a convincerci che le cose stiano in un determinato modo quasi per proteggerci, perché sollevare davvero il velo su noi stessi sarebbe troppo doloroso. E che forse Wanna e Stefania stanno continuando a vendere illusioni, stavolta però solo a loro stesse.