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Upload tra The Good Place e Black Mirror, alla ricerca di una propria identità

Esistono svariati argomenti capaci di unirci tutti in un unico blocco, in un unico grande gruppo coeso. Argomenti come l’amore, l’amicizia, la moralità, la società: ognuna di queste cose fa parte della nostra esistenza e, come tale, ci accomuna tutti rendendoci più simili che differenti. In mezzo a tutto questo, però, esiste un altro argomento, un’altra tematica che – oramai da parecchio tempo – sembra essere diventata una delle protagoniste assolute della nostra vita, la causa scatenante di vari fattori di interesse sociale: la tecnologia. Ogni giorno, qualsiasi cosa succeda in qualche modo sembra collegata con la tecnologia, dai cuori che lasciamo sotto la foto di un paesaggio a una nuova notizia proveniente da qualche parte del mondo che sembra essere sempre lontana anni luce da noi. Ma questo è ciò che riesce a fare questo strumento: azzera ogni distanza dandoci la possibilità di sapere, in diretta, cosa accada a dodici ore da noi. Insieme a questo aspetto, però, esiste la contraddizione di essere, quasi, anestetizzati di fronte a ogni notizia. Siamo abituati al brutto, e questo è solo uno degli effetti della tecnologia. In questo senso, svariate Serie Tv hanno trattato questo argomento dando vita a delle storie capaci di far comprendere quanto questo strumento, se portato al massimo delle sue potenzialità, possa trasformarsi in una bomba a orologeria. Black Mirror, da questo punto di vista, è certamente la paladina dell’argomento, una delle Serie Tv che più è riuscita a destreggiarsi tra i deliri della tecnologia e tutta la sua immensa potenzialità. Ed è così che il suo potere, all’interno delle Serie Tv, dà vita anche a delle situazioni e a degli eventi in cui le seconde opportunità diventano reali, diventano tutto quello che abbiamo sempre voluto. Lo abbiamo visto con The Good Place e, di recente, lo abbiamo visto con Upload.

Upload

Upload ha fatto il suo esordio all’interno della piattaforma streaming Amazon Prime Video nel 2020, riuscendo in silenzio a catturare l’attenzione degli abbonati tanto da tornare con una nuova attesissima seconda stagione. Perché la serie, come anticipato, ha – in un primo momento – trovato la strada del silenzio, per poi conoscere un successo lento di cui non si è parlato molto. Chi la guardava non le faceva troppa pubblicità, e questo perché Upload si è posta come una serie semplice e dai pochi risvolti morali. Guardarla non implica aprire il cervello e lasciarsi andare a dei pensieri capaci di assorbire gli insegnamenti della storia, perché, semplicemente, non esiste questo obiettivo. E’ chiaro: i protagonisti principali, all’interno della serie, si muovono per virtù della propria coscienza dando vita ad azioni legittime, ma rimane comunque chiaro il fatto che di fronte a noi ci sia solo una normalissima storia, e non qualcosa di elaborato o vissuto.

La serie si presenta a noi come una comedy composta da, a malapena, trenta minuti a episodio per un totale di sette puntate. E’ chiaro che, con questa quantità di tempo, Upload non possa prendersi carico del compito di studiare e andare fino in fondo alle azioni, ai perché dei vari personaggi. Possiamo limitarci a sapere il necessario, a sapere chi è buono e chi invece non lo è. Ma la domanda che dovremmo porci, a questo proposito, è la seguente: questa privazione rappresenta un problema?

No. Non rappresenta in alcun modo un problema.

Upload

Partiamo dalla base: Upload riprende il tema della tecnologia da Black Mirror, e quello della vita dopo la morte da The Good Place. Come sappiamo, le due serie citate, possiedono una personalità ben definita, sicuramente più pesante di quella di Upload. E’ chiaro che The Good Place sia una comedy e che, come tale, non pretenda di strafare con il drama, ma ha comunque una struttura seriale predisposta al pensiero, al viaggio inteso come crescita. Una volta chiarito questo, dunque, ci suonerà assolutamente ovvia l’influenza delle due serie su quella di Amazon Prime Video, ma allo stesso modo ci sembrerà chiara la differenza tre le tre serie, e quindi chiara l’identità di Upload.

Perché sì: Upload ha una propria identità, e ce l’ha forte. Lo avvertiamo fin dalla prima stagione quando, per la prima volta, ci approcciamo al mondo post morte che ha costruito. Lo comprendiamo quando, senza troppe difficoltà, impariamo le regole per abitarlo, di quante energie necessitiamo, che sport possiamo fare. Perché non è in alcun modo esagerato dire che siamo di fronte a una comedy che, a tutti gli effetti, ha costruito un proprio universo in sole due stagioni da poche puntate e pochi minuti. Ma per riuscire in questo, ovviamente, Upload ha dovuto sacrificare altro, come la scrittura attenta e profonda dei propri personaggi. Quel che però stupisce è scoprire quanto, nonostante tutto, la serie sia riuscita a rendere questa mancanza una cosa positiva, un dettaglio capace di donare personalità, identità e carattere a 360 gradi.

Certo, le similitudini restano, ed è proprio per questo motivo che Upload continua a rapportarsi a noi con il solo obiettivo di costruire un proprio mondo, dimostrandoci di essere – a tutti gli effetti – una nuova storia.

Upload

D’altronde non possiamo e non dobbiamo mentire a noi stessi: sappiamo che, di questi tempi, spesso tendiamo a unire in un unico blocco tutte le serie che, in qualche modo, condividono lo stesso argomento. Senza che nessuno ce lo abbia chiesto, cominciamo a paragonarle creando una sfida tra le due: qual è la migliore? Qual è la peggiore? Come dei perfetti Sherlock Holmes, analizziamo ogni dettaglio per decretare il vincitore della sfida, ma non siamo tenuti a farlo. Confrontare tra loro i vari prodotti si palesa a noi come un’azione ovvia come bere un bicchiere d’acqua o farsi una doccia dopo aver corso. E questo, Upload, lo ha sempre tenuto a mente dimostrando di non aver alcuna intenzione di confrontarsi con Serie Tv certamente amate che rappresentano un vero e proprio gioiello all’interno del mondo della serialità, e ha così ovviato al problema. Lo ha fatto dando spazio al suo nuovo universo, e meno a tutte quelle cose che – se vogliamo – possiamo trovare altrove.

Lo ha fatto raggiungendo il compromesso di una storia cliché, ma in un mondo che sarebbe stato sempre e solo di Upload. Ha pensato a fare la differenza tramite il contesto andando, così, in netta contrapposizione con la maggior parte dei prodotti che, invece, premiano altro dimenticando -spesso – lo sfondo degli eventi e dei personaggi.

E’ chiaro: Upload non è e non sarà mai una grande Serie Tv. Non si ancorerà mai alla lista dei cult o dei prodotti da vedere assolutamente. La sua esistenza è programmata per essere piccola, delicata, silenziosa. Non farà grandi cose, ma quelle che farà le basteranno per chiudere il cerchio della sua storia in modo proprio, degno di nota. D’altronde, come abbiamo anche visto nella serie, le seconde possibilità fanno sempre comodo. E, con questa seconda stagione, Upload ha dimostrato di averle sapute sfruttare al meglio, promettendoci una terza stagione che -siamo quasi certi – riuscirà a confermare quanto ha detto e fatto fino ad adesso. O almeno, questo è ciò che ci auguriamo.

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