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Le 5 scene più commoventi di Tutto Chiede Salvezza

ATTENZIONE: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Tutto chiede salvezza.

Uscita il 14 ottobre del 2022 Tutto chiede salvezza è una miniserie italiana in sette puntate tratta dall’omonimo libro di Daniele Mencarelli, poeta e scrittore romano.
Sette puntate come sette sono i giorni che Daniele, il protagonista interpretato da un eccellente Federico Cesari (SKAM Italia), passa in un reparto di psichiatria a causa di un trattamento sanitario obbligatorio (TSO). In questi sette giorni Daniele dovrà convivere con se stesso; con i medici apparentemente disinteressati; con infermieri poco empatici; ma, soprattutto, con i suoi cinque compagni di stanza, in una torrida estate romana.
Alla ricerca di se stesso, scavando nel profondo della sua anima mentre cerca di comprendere i meccanismo complessi della sua malattia, Daniele scoprirà che la vita l’ha messo su una strada impervia ma anche ricca di una particolare bellezza, umana e fallace, colma di comprensibile condivisione.

Tutto chiede salvezza affronta un argomento difficile come quello della malattia mentale attraverso gli occhi di un ragazzo poco più che ventenne, troppo sensibile per resistere al peso delle grandi, filosofiche, domande della vita. Daniele affronta qualcosa di più grande di sé con la capacità di coglierne un profondo insegnamento che lo modifica nell’intimità.
Come fuori, anche nel reparto di psichiatria la vita scorre implacabile nella sua ripetitività. Una ripetitività che può salvare ma anche distruggere perché radicata nell’essere umano. Tra risate e pianti, i sette giorni di TSO per Daniele saranno formativi e lo aiuteranno a trovare un appiglio al quale aggrapparsi per poter ripartire e attraversare il mare tempestoso dei suoi sentimenti.

Tra questi sentimenti non poteva certo mancare la commozione. Ecco le cinque scene più commoventi di Tutto chiede salvezza.

1) L’incontro col padre

Tutto chiede salvezza
Tutto chiede salvezza, Daniele e il padre 640×360

Daniele riceve una visita inaspettata. Sulla soglia del reparto trova di fronte a sé suo padre, interpretato da Michele La Ginestra. L’ultima volta che si sono trovati faccia a faccia Daniele lo ha spintonato contro una parete, facendolo svenire, motivo per il quale ha ricevuto il TSO.
La vergogna di Daniele è palpabile, così come lo sono i sensi di colpa, fortissimi, che gli attanagliano lo stomaco. Tra i due c’è un breve scambio di battute prima di un intenso ed emozionante confronto.
È il padre, attraverso semplici parole, che rincuora il figlio e lo tranquillizza dicendogli che, fuori dal reparto, va tutto bene. Daniele, però, è confuso perché sta scoprendo che la sua vita non gli piace più. Il padre, allora, senza mai perdere lucidità gli chiede di aiutarlo a capire perché è lì, come padre, per accompagnarlo e sostenerlo.

Mentre in casa di Daniele sono tutti molto arrabbiati con lui per quello che ha fatto, il padre, forse in maniera ingenua ma certamente sincera, è andato a trovare il figlio per fargli capire quanto gli voglia bene. Tra i due c’è un lungo abbraccio finale attraverso il quale Daniele chiede scusa ottenendo in cambio un perdono mai messo in discussione.

2) Un altro padre

Tutto chiede salvezza
Vincenzo Crea (Gianluca) e Federico Cesari (Daniele) 640×360

Il tema del rapporto genitori-figli è caro alla psicologia. Tutto chiede salvezza non può certo non affrontandolo. Così, ecco un altro esempio di padre, diverso da quello di Daniele. Non tutti, infatti, hanno la fortuna di averne uno attento e comprensivo, purtroppo. È il caso di Gianluca, interpretato da Vincenzo Crea, omosessuale ed effeminato e per questo odiato dal padre, generale dell’esercito.
Fuori orario di visita, accompagnato da Pino (Ricky Memphis), infermiere ormai disilluso, il padre di Gianluca, nella sua inamidata divisa, creare con la sua sola presenza un silenzio tombale nello stanzone.
Mentre Gianluca cerca di rassicurare il padre sul suo stato di salute, in netto miglioramento anche secondo i medici, gli altri suoi compagni di stanza restano a osservare, ciascuno con le proprie capacità di comprensione, quanto stia avvenendo di fronte ai loro occhi.
Una scena terribile, agghiacciante: uno scontro impari dove Golia ha la meglio su David. Da un lato un padre che rifiuta un figlio, incapace di accettarlo per quello che è. Che lo denigra, lo maltratta e lo umilia davanti ad altri. Dall’altro un figlio la cui unica colpa è quella di voler bene al proprio genitore, cercando di compiacerlo ma al tempo stesso lottando per essere se stesso e farsi accettare.
Gianluca, quando resterà solo con i suoi compagni di stanza, scoppierà a ridere. La sua è una risata che dovrebbe rassicurare tutti, come far intendere che non gli importi. In realtà è una risata isterica, disperata, commovente. Una risata che tocca nervi scoperti e marchia a fuoco.

Come se non bastasse il padre, una volta ritirato il sacchetto dei vestiti sporchi di Gianluca, uscendo dall’ospedale lo getterà nel bidone dell’immondizia sotto lo sguardo attonito di Daniele (Federico Cesari), affacciato alla finestra, incapace di comprendere come si possa provare tanto disprezzo nei confronti di un figlio.

3) Un terzo padre

Tutto chiede salvezza, una scena (640×360)

Di fronte a sé Daniele ha Alessandro, un ragazzo in stato catatonico. Non si muove, restando con lo sguardo fisso contro il soffitto. Ad accudirlo, ogni giorno, viene il padre, interpretato da Massimo Bonetti. Lo fa mangiare, imboccandolo. Yogurt od omogeneizzati. Perché lui è l’unico con il quale Alessandro mangi.
Daniele li osserva. Inizialmente di nascosto, quasi non volesse violare la loro intimità. Ma uno sguardo, anche fugace, è sufficiente perché il padre di Alessandro cominci a raccontare la storia del figlio. Una storia che racconta a tutti: sempre nello stesso modo, sempre con la stessa intonazione di voce, sempre con le stesse parole. Come il figlio, anche il padre è bloccato nel suo trauma, incapace di uscirne.

Daniele nota che il padre di Alessandro a volte tiene la mano nascosta sotto la coperta del figlio. “È che ogni tanto gli do un pizzico, per cercare di svegliarlo“. Preso dalla curiosità Daniele controllerà di persona quel braccio scoprendo lividi profondi su tutto il braccio, sintomo di una disperazione silenziosa e di una speranza che non morirà mai.

4) Daniele incontra Giorgio

Giorgio (Lorenzo Renzi) 640×360

Giorgio, interpretato da Lorenzo Renzi, è l’ultimo ad aggiungersi nello stanzone del reparto di psichiatria. È un ragazzone alto, grosso, con l’aria un po’ tonta.
Daniele è al secondo giorno di ricovero, quello più nero, quello dove la pazienza e la rassegnazione ancora non si fanno vedere e la rabbia è tanta. Ha appena finito di parlare con la madre al telefono. Una telefonata che sembra non dare speranza. Daniele sa di aver sbagliato ma non sa come dirlo corroso dalla paura di aver distrutto tutto.
Si mette a letto, incrociando le braccia al petto, a dimostrazione di tutto il suo disappunto verso il mondo.
Giorgio, che ha capito con chi stesse parlando Daniele, gli fa vedere la foto della madre, che tiene nel portafoglio. E racconta la sua storia.

Nel racconto di Giorgio c’è il bambino abbandonato involontariamente dalla madre, morta per un malore improvviso. Una ferita che, a distanza di anni, è ancora aperta e sanguina profondamente. Una ferita che non si rimarginerà mai e lo terrà legato al suo trauma per sempre. Non è tanto la storia che commuove quanto l’interpretazione lancinante dell’attore che culmina in un offeso e risentito “nun se more così… senza neanche salutamme“.

5) Mario e l’uccellino

tutto chiede salvezza
Andrea Pennacchi è Mario in Tutto chiede salvezza (640×360)

Mario, interpretato da Andrea Pennacchi, è il più anziano della camerata. Se ne sta con il suo pigiama invernale e la sua vestaglia pesante mentre si crepa dal caldo. Mangia soltanto mele cotte e passa le ore a osservare, fuori dalla finestra vicina al suo letto, un uccellino e il suo nido.
Tra lui e Daniele nasce una forte amicizia, un legame che va oltre i ruoli apparenti e le verità taciute. Non c’è giudizio tra i due perché lì, in quello stanzone a sei letti, sono tutti sulla stessa barca.
Il personaggio interpretato da Andrea Pennacchi è pacifico e non dà l’impressione di voler creare problemi. In diverse occasioni funge da parafulmine e riesce a ricucire il mondo sano degli infermieri a quello folle dei suoi compagni di stanza. Tutti gli vogliono bene perché è una persona buona, colta, sempre disponibile verso gli altri.

Quando Mario cade dalla finestra nel reparto si scatena il dramma. Oltre alla sofferenza dei suo compagni di stanza c’è l’enorme preoccupazione di quello che comporta un incidente del genere in un reparto di psichiatria. I medici e gli infermieri sono sconvolti, angosciati dal dilemma se sia stato un gesto volontario o meno. Il paziente diventa la sua patologia, a nulla servono gli appelli dei suoi compagni che cercano di spiegare che si sia trattato di un incidente.
Nel corso della giornata le notizie che arrivano dal pronto soccorso sono frammentarie e non buone. Così, Giorgio invita i suoi compagni a unirsi in una preghiera, inginocchiati sul pavimento. Tra le lacrime ciascuno prega a modo suo chiedendo la pronta guarigione di Mario, perché era uno dei pochi con l’anima buona.
Poi, sempre Giorgio, chiede alla dottoressa di poter dare un saluto a Mario, anche solo un “ciao” con la mano, attraverso i vetri. Per ovvie ragioni, Mario è in terapia intensiva, non è possibile e il rifiuto che Giorgio ottiene come risposta scatena in lui la paura di non poter dire addio all’amico e, di conseguenza, una feroce rabbia repressa che sfoga contro medici, infermieri e guardie giurate che lo porterà al carcere.