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Nessuna serie mi ha fatto piangere come This Is Us

This Is Us, la serie creata da Dan Fogelman disponibile su Amazon Prime Video, sembra essere scritta per noi, e a volte su di noi. Possiamo tentare di negare l’evidenza o di prendere le distanze dalle vicende dei protagonisti, ma la verità è che la serie ci fa piangere così tanto perché parla di noi, di quello che abbiamo vissuto e di quello che vivremo.

Facciamo un passo indietro e partiamo dalla trama

La serie è costruita intorno alle vicende della famiglia Pearson, Jack (Milo Ventimiglia), il padre eroe, buono, alcolizzato, follemente innamorato di sua moglie Rebecca (Mandy Moore) e dei loro tre figli, i gemelli Kate e Kevin (Chrissy Metz e Justin Hartley) e il fratello coetaneo adottato alla nascita Randall (Sterling K. Brown). Descritta così la serie potrebbe risultare piuttosto banale, se non fosse che è costruita su una struttura temporale molto particolare, che spazia dal passato al futuro, dal presente al passato remoto in pochi istanti.

La cosa incredibile è che la seguiamo benissimo, senza perderci neanche un secondo.

This is Us

Come dicevamo, però, questa serie è famosa per il suo potere emozionale che porta chiunque la veda a piangere, magari non subito ma sicuramente entro la fine delle 4 stagioni. La spiegazione in realtà è piuttosto semplice: This Is Us affronta temi molto delicati e lo fa con la massima trasparenza, senza censure, cosicché ci sembri tutto così vero, così simile a quello che abbiamo passato noi. La rivista americana Entertainment Weekly ha persino creato il termine “emotional procedural” per descrivere il momento in cui in ogni episodio si arriva a piangere.

La storia di una semplice famiglia, che affronta alti e bassi, diventa quindi un obbligo per noi, ossia quello di dover fare i conti con le nostre paure, con i nostri problemi e con le nostre perdite.

Sicuramente i momenti che ci hanno portato a piangere sono numerosi, ma alcuni temi in particolare ci hanno colpito con maggiore impatto (da qui in poi seguiranno spoiler).

This is Us

La maggior parte di noi nella vita ha affrontato un lutto, la morte di Jack nell’episodio 2×14 intitolato “Super Bowl Sunday” è impresso nella mente degli spettatori, in particolare in quella di coloro che hanno vissuto qualcosa di simile. C’è chi per giorni dopo aver visto la puntata non è riuscito a smettere di pensarci, chi ha affrontato quei pensieri che tentava di reprimere. Sì, perché This is Us ti mostra il lutto come deve essere mostrato, mostra il vuoto che un genitore può lasciare nella vita della propria famiglia, mostra come i diversi componenti lo affrontano, chi lo rifiuta, chi prova ad accettarlo e chi tenta di far finta che non sia mai successo. Le altre serie spesso ci mostrano il “dopo”, This is Us ci mostra il “mentre”. Questo è sicuramente l’episodio che ci ha fatto piangere di più a causa del suo forte potere introspettivo. Jack è un padre meraviglioso ma come tutti gli esseri umani non è perfetto e questo ci porta ad affezionarci ancora di più a lui, perché ci rappresenta. La sua perdita improvvisa ci ferisce a tal punto perché è come se lo conoscessimo.

La storia di Kate, articolata in diversi episodi, ci mette di fronte a un altro tema difficile da affrontare: il rapporto con noi stessi e il nostro corpo. Kate fin da piccola ha sofferto di problemi legati al peso, lasciandosi andare definitivamente dopo la morte del padre e di fatto non riprendendosi più. L’abbiamo vista esclusa dalle amiche e bullizzata a causa del suo peso, e questo ci ha fatto soffrire molto.

This is Us

A chi non è mai successo?

L’incontro con Madison poi introduce in This Is Us il tema dei disturbi alimentari, che verrà affrontato con più attenzione nell’ultima stagione (clicca qui per saperne di più). Anche in questo caso l’impatto che ha la scena in cui Madison confessa a Kevin che deve sforzarsi di mangiare per il bambino che porta in grembo, cercando di non pensare che sta ingrassando, ha un forte potere emozionale su chi ha affrontato un disturbo alimentare. La serie ci mostra la dura e cruda verità di un problema devastante mai così attuale.

Inoltre, Kate ci porta ad affrontare il tema della perdita di un figlio (affrontato anche da Rebecca) e dell’aborto, sicuramente una delle scene più devastanti di sempre.

Kevin ci dimostra invece cosa voglia dire vivere con le proprie insicurezze e di come l’apparenza inganni.

Cresciuto in una continua rivalità con il fratello Randall, di indubbia intelligenza, Kevin ha puntato tutto sul suo aspetto fisico, diventando apparentemente egocentrico e vanitoso. Fin da piccolo lo vediamo allenarsi nel suo garage, scopriremo poi nell’ultima stagione che l’idea di essere “solo bello” e di non avere altre capacità lo porterà a sviluppare un’ossessione per la perfezione del suo corpo. Kevin è il primo a venire al mondo, il primo a camminare, ma purtroppo non sarà mai il favorito. Jack ha sempre avuto un occhio di riguardo per Kate, e Rebecca per Randall. La continua ricerca di attenzioni di Kevin da parte di tutti introdurranno un altro tema molto delicato: l’insicurezza.

Se il personaggio sembra sicuro di sé in realtà non lo è affatto, infatti il gemello sprofonda nel tunnel dell’alcolismo, proprio come il padre prima di lui. Nella puntata 2×08 (Number One), Kevin fa ritorno nella sua vecchia scuola e i fatti lo costringono a ricordare il passato, soprattutto a ricordare il padre e affrontare il lutto che ha sempre cercato di evitare. La scena in cui dimentica la collanina di Jack nella casa dell’ex compagna di scuola ci distrugge, ci fa piangere come poche serie hanno fatto, in quel momento Kevin capisce di avere bisogno di aiuto.

Infine abbiamo Randall. Questo personaggio ha monopolizzato la maggior parte della serie, affrontando i temi dell’esclusione, del razzismo e della gelosia da parte del fratello.

Randall non ha mai smesso di pensare ai suoi genitori biologici, nei primi episodi infatti lo vediamo rintracciare il padre William, che diventerà poi parte della sua famiglia. Anche in questo caso c’è un episodio che ci ha colpito nel profondo, ovvero Memphis (1×16), in cui padre e figlio partono per un viaggio on the road che scava nei ricordi. Questo porta Randall ad affrontare le sue paure e ci mette di fronte ancora una volta al tema della morte, in questo caso per malattia. La puntata è straziante, siamo ben consapevoli che quelli sono i loro ultimi istanti insieme, siamo coscienti del fatto che di fronte alla malattia siamo impotenti e questo ci distrugge e ci fa riflettere. La scena in cui William prima di esalare l’ultimo respiro dona a Randall il libro di poesie non la dimenticheremo mai.

This Is Us, in sostanza, siamo noi.

Sì, proprio noi. La serie ci mette di fronte all’importanza del tempo, alla brutalità della vita e alla gioia infinita che può darci. È vera, forte, non per tutti, l’unica certezza è che mai una serie ci ha fatto piangere in questo modo, e in fondo, forse, sappiamo di averne bisogno.

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