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The Third Day – La recensione dei primi due ipnotizzanti episodi con Jude Law

Lunedì 19 ottobre sono stati trasmessi su Sky Atlantic i primi due episodi di The Third Day, miniserie britannica nata dalla collaborazione tra Felix Barrett e Dennis Kelly e prodotta da HBO e Sky. La serie si compone di sei episodi in totale, divisi in tre parti interconnesse tra di loro: Estate, Autunno e Inverno.

The Third Day vanta un cast stellare in cui figurano Jude Law, Katherine Waterston ed Emily Watson.

the third day

Friday – The Father” è il titolo del primo episodio di The Third Day, che sin da subito infonde angoscia e confusione.

Le prime scene ritraggono il protagonista Sam (Jude Law) vicino alla sua autovettura, intento a parlare a telefono con sua moglie, di cui non sentiamo le risposte. Sam è disperato: parla di soldi, molti soldi, ma sul momento non riusciamo a capire cosa sia successo di preciso.

Terminata la conversazione, Sam prende tra le mani una maglietta a righe da bambino e si inoltra nel bosco con il meraviglioso sottofondo musicale di Dog Days Are Over, capolavoro di Florence + The Machine (la stessa Florence Welch reciterà nella seconda parte della serie).

Run fast for your mother run fast for your father
Run for your children for your sisters and brothers
Leave all your love and your longing behind you
Can’t carry it with you if you want to survive

The dog days are over
The dog days are done
Can’t you hear the horses
‘Cause here they come

Sentiamo solo la potenza ritmica del brano e i singhiozzi di Sam. Una manciata di minuti che, incorniciando il volto corrucciato dal pianto di Jude Law, esprimono la commistione di gioia, dolore e necessità di lasciare andare.

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La regia gioca molto con una messa a fuoco disordinata, che contribuisce a rendere il tutto allo stesso tempo inquietante e ipnotizzante. Così, seguiamo Sam lungo la sponda di quel fiume, lasciamo andare il piccolo indumento a righe e guardiamo il Destino che incrocia la sua strada con quella della giovane ed enigmatica Epona.

Finalmente il nostro viaggio verso l’isola di Osea ha inizio. Si tratta di un posto alquanto singolare, situato sull’estuario del Blackwater nell’Essex e collegato alla terraferma da una piccola stradina che viene sommersa giornalmente dall’innalzarsi delle maree. L’Isola venne definita dai celti come “l’anima del mondo”.

Stilisticamente parlando, la HBO riesce a stupirci ancora una volta.

C’è un’attenzione maniacale ai colori, che passano dall’arancione sgargiante al verde smeraldo, virando poi sulle tonalità più fredde di blu e grigio. In alcuni momenti mi è sembrato quasi di vedere una versione più moderna e più inquietante di Lost, che a distanza di anni non smette mai di lasciare la sua impronta.

L’episodio ci tormenta con tantissime domande, poche certezze e la voglia di scoprire cosa si cela dietro l’apparente smalto paradisiaco con il quale l’isola e i suoi abitanti si presentano.

Nel secondo episodio, intitolato “Saturday – The Son”, iniziamo a conoscere meglio il passato di Sam e Jess (Katherine Waterston), i due stranieri ospiti di Osea che si risvegliano insieme dopo un’intera notte di caos ed ebbrezza. Iniziamo a saperne di più dell’Isola e del tanto amato festival di Esus and the Sea, che miscela antiche tradizioni celtiche con la Fede Cristiana.

La narrazione, dalle tinte lovecraftiane, avanza in modo sempre più confuso, intrappolandoci nella psichedelia drammatica delle visioni di Sam.

Non ci fidiamo di nessuno perchè nessuno è quello che sembra. Nel mentre Sam continua a inseguire, nell’intreccio di un labirinto d’erba, la visione onirica di un bambino con una maglietta a righe, che ricorda le sequenze iconiche di Kubrick in Shining.

Sam si lascia trascinare come Alice nella tana del Bianconiglio, stordito dalle droghe si ritrova in un Paese delle Meraviglie che di meraviglioso ha solo la laccatura esteriore.

Oltre la superficie di perbenismo giace il fuoco della rabbia, il dolore vibrante e la mancata accettazione di se stesso. Chi è Sam? È un brav’uomo come tutti gli abitanti dell’Isola o nasconde il suo lato oscuro con la stessa sagacia con la quale nasconde il mucchietto di soldi nel bagagliaio? Di sovente lo sorprendiamo a guardare il suo riflesso nello specchio, il sorriso scompare e sul suo volto pulito appare un’ombra cupa.

Un inizio a dir poco entusiasmante che ci lascia con una valanga di dubbi e con l’impazienza di vederli risolti nei prossimi episodi. Stay tuned.

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