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La vera storia che ha ispirato The Serpent

Uno degli ultimi prodotti Netflix Original più apprezzati è The Serpent. Composta da otto episodi, la serie racconta la storia di Charles Sobhraj (Tahar Rahim), un serial killer noto per la sue ineguagliabili capacità di trasformazione – un cambio di muta potremmo definirlo – che per anni gli hanno permesso di viaggiare in tutto il mondo e continuare indisturbato la sua attività criminale. Netflix ha compiuto un lavoro di ricostruzione davvero ammirevole, grazie alla scelta di curare in maniera realistica le ricostruzioni di costumi e atmosfere. Pur romanzandone i dettagli e i dialoghi, con The Serpent gli autori sono riusciti nell’intendo di farci percepire la personalità complessa di Sobhraj, fatta di zone d’ombra e incomprensibili sfumature.

Molti dettagli sono stati rivisitati in fase di creazione dell’intreccio di trama, altri invece sono stati omessi per snellire il racconto e renderlo più coinvolgente e suggestivo, puntando su alcuni aspetti anziché altri. Fondamentale è stata la scelta di attribuire un ruolo cruciale alla figura di Marie-Andrée Leclerc, interpretata da Jenna Coleman, la donna che più di tutte è stata accanto all’uomo e ha vissuto costantemente combattuta tra l’amore e la brutale verità della sua subdola apparenza, usata per nascondere le atrocità inflitte alle sue vittime.

Ma qual è la vera storia di Carl Sobhraj, quella che si cela dietro le molteplici identità del serial killer The Serpent? Andiamo a conoscerne più a fondo i dettagli.

The Serpent

Charles Sobhraj nasce a Saigon nel 1944, da padre indiano e madre vietnamita. Dopo il divorzio dei suoi genitori, si trasferisce in Francia con sua madre e il suo nuovo compagno. La coppia inizia a riservare attenzioni e cure nei confronti dei figli nati dalla loro unione e Charles matura i suoi primi rancori che lo condurranno a sviluppare un istinto violento e intriso di rabbia. Appena adolescente, inizia a commettere alcuni reati fino a quando nel 1963 viene condannato per la prima volta alla reclusione in carcere. Anche se dietro le sbarre, riesce a manipolare le guardie e ad ottenere alcuni permessi speciali negati a chiunque altro.

Una volta fuori dalla prigione, si trasferisce a Parigi dove riesce a inserirsi nell’alta società, facendosi strada nel ramo “furti e truffe”. Qui instaura una relazione con Chantal, viene nuovamente arrestato e dopo essere uscito di prigione, trasferitosi a Mumbai con la sua compagna, nasce la loro figlia. Ma l’istinto criminale di Charles va oltre l’amore nutrito per la sua famiglia. Nel 1973, infatti, torna in prigione e una volta rilasciato continua a spostarsi tra vari luoghi, tra cui Kabul e Iran. Nel frattempo, la sua compagna e sua figlia vanno a vivere in Francia, tagliando qualsiasi tipo di rapporto con lui.

The Serpent

I due anni successivi sono contrassegnati da fughe continue, in diverse città. In India, Charles incontra il suo nuovo amore: Marie-Andrée Leclerc, una donna del Quebec che rimane affascinata e ammaliata dall’uomo e per questo decide di seguirlo sotto il falso nome di Monique. Intanto, Sobhraj è noto sotto il nome di Alain Gautier, un commerciante di gemme. I due iniziano a viaggiare su tutto il territorio asiatico servendosi dei passaporti rubati alle loro vittime uccise tra la Thailandia, l’India e il Nepal.

Charles è estremamente metodico e scaltro. Le sue vittime predilette sono dei giovani ragazzi hippie in viaggio per il mondo che, avvicinati da lui e attratti dal suo carisma, finiscono per fidarsi. Poi il nostro assassino le droga e le avvelena per rubare i loro passaporti e oggetti di valore, e infine sbarazzarsi dei cadaveri. Nella maggior parte dei casi, i corpi venivano bruciati dopo che le vittime erano state strangolate o accoltellate. Noto anche come “The Bikini Killer” per il ricorrente ritrovamento di vittime con addosso costumi, Sobrhaj ha ucciso per la prima volta nel 1975 una giovane donna di nome Teresa Knowlton, ritrovata annegata nel Golfo della Thailandia. A questo seguono altri omicidi, a cui nessuno però sembra prestare la dovuta attenzione.

The Serpent

La situazione subisce una clamorosa svolta grazie all’intervento di Herman Knippenberg, funzionario dell’ambasciata olandese. Una lettera di un suo connazionale gli comunica di essere preoccupato dal momento che non aveva più ricevuto notizie di sua cognata e del fidanzato di lei, partiti per l’Asia. La mente dell’uomo corre subito al caso dei due due cadaveri carbonizzati, rimasti non identificati e ritrovati nei pressi di Ayutthaya. Knippenberg – con l’aiuto di sua moglie Angela – e decide così di iniziare a indagare rivolgendosi a un dentista per effettuare una comparazione tra i resti degli scomparsi e quello dei cadaveri. Un’intuizione geniale che permette di smascherare quel brutale crimine commesso da Sobhraj.

Un suo amico, qualche giorno prima, gli aveva raccontato di un certo Gautier, un noto commerciante di gemme stranamente in possesso di numerosi passaporti appartenenti a persone di cui si erano perse le tracce. Rintracciata la sua abitazione, riesce a ottenere la confessione di una vicina e a bloccare Sobhraj. Interrogato dalla polizia, però, Charles riesce a farsi credere innocente. Quando la polizia capisce l’errore, lui è già partito per la Malesia: ecco che ha inizio la caccia all’uomo in tutto il mondo.

The Serpent

“Il Serpente” riesce bene a camuffare la propria identità e a varcare le soglie di diversi Paesi, agendo indisturbato e continuando a mietere vittime. Il 5 luglio del 1976, a Nuova Delhi, la trappola tesa a un gruppo di studenti francesi gli costa però l’arresto. I giovani vengono avvicinati dal serial killer che si propone come guida turistica, e che offre loro delle pillole affermando siano rimedi contro la dissenteria. Molti hanno iniziato a star male e dopo averlo bloccato impedendogli la fuga, hanno permesso l’arresto di Charles Sobhraj.

Nel 1977, Sobhraj viene condannato a 12 anni di carcere. Su di lui pendeva anche un mandato di arresto dalla Thailandia con condanna a morte. Anche in questo caso il killer non si è lasciato scoraggiare e, raggiunta la Francia, dove non pendeva su di lui alcun mandato di cattura, è diventato benestante rilasciando numerose interviste. Tornato in Nepal, grazie alle prove raccolte da Knippenberg, e dall’Interpol, è stato condannato all’ergastolo che sconta ancora oggi, all’età di 77 anni.

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