Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » The Office » Lo Stanley che c’è in ognuno di noi

Lo Stanley che c’è in ognuno di noi

Lo Stanley di The Office che c’è in ognuno di noi è quella voglia di stare in disparte e fare parole crociate. Lo Stanley in noi è quella voce un po’ cinica, sprezzante e filosoficamente atarassica che ci dice che tutto scorre e che quindi è cosa buona e giusta lasciare che tutto scorra. C’è uno Stanley lì nel profondo. Non è sempre lì, si desta solo in alcune occasioni, in circoscritti momenti, quando la vita, forse, diventa troppo difficile o più semplicemente troppo banale.

Stanley cruciverba
Stanley col suo consueto svago (640×360)

Quando l’orario di lavoro non sembra passare, quando fissiamo imbambolati la relatività del tempo mentre le lancette arrancano minuto su minuto e ora sembrano quasi fermarsi, tornare indietro e condannarci all’eternità della nostra attesa. Quando attorno a noi sentiamo un vuoto blaterale di voci note, un inutile affannarsi dietro un mondo di burocrazia che ci sopraffà e svuota di valore. Mentre il chiacchiericcio sale e ombre rapide guizzano attorno in cerca di un posto in paradiso, di una promozione, di un tronfio mettersi in mostra o più semplicemente dietro i loro costanti affanni e obblighi da impiegati, ecco che in noi si fa largo un atteggiamento strano.

Le nostre fattezze cambiano, le palpebre si abbassano a mezz’asta, lo sguardo si fa pacato ma distante e distratto, una inaspettata rilassatezza ci invade.

Eccolo lì il nostro Stanley interiore farsi largo, dirci che non vale la pena farsi prendere dall’ansia, dall’angoscia e dalla fretta. Lo guardiamo e ci guardiamo un po’ straniti: ‘Ho un mare di lavoro da fare, ci sono quelle scadenze, le mail aspettano risposta, ho degli obblighi, insomma!‘. Dentro di noi ci agitiamo e sorprendiamo perché alla frenesia di una parte risponde dall’altra la pace zen e menefreghista di un guru scafato. Eccolo Stanley, con la sua espressione alla Mike Ehrmantraut, saturo di tanto inutile tribolare.

The Office
Uno Stanley al colmo della sopportazione (640×360)

Bisogna guardarsi bene dallo Stanley che c’è in noi perché è come i farmaci: abusarne può fare molto male. Come quella volta che in The Office alle insistenze di Michael che gli chiedeva più partecipazione, Stanley sbottò insultandolo pesantemente. Stanley va dosato, usato con estrema moderazione. Bisogna evitare che la filosofia stanleyniana si trasformi in un assoluto. Perché gli impegni finiscono per accumularsi, i nostri obblighi lavorativi rischiano di essere disattesi e in breve ci scopriamo cinici e pigri.

Ma usato con la giusta dose, Stanley diventa un maestro, una guida illuminata che ci fa dire di ‘no’ al nostro desiderio di assecondare e accontentare tutti. Che ci fa porre delle priorità, che ci segnala quando rallentare e fermarci: ‘Ora devo prendermi del tempo per me. Ora ho bisogno di riflettere e riposare. Ora è tempo di prendere le distanze‘. E questo non significa venire meno ai nostri doveri di amico, collega, fidanzato o capo. No, significa anzi offrire il meglio di noi che non sarebbe possibile senza pause e meritati break.

Stanley in The Office ci insegna tutto questo.

Non a essere degli scioperati patologici ma a misurare con attenzione il tempo che dedichiamo agli altri o al lavoro. Perché questo significa valorizzarci come persone e professionisti. Il nostro tempo vale quello che valiamo noi e deve essere retribuito il giusto. Stanley in The Office non è semplicemente disinteressato, non si limita a rubare lo stipendio. Ha capito che il suo impegno deve essere adeguato alla retribuzione che gli viene riconosciuta. Ha capito che non può, né deve svendersi.

The Office
Un sorridente Stanley (640×360)

A volte, però, diventa semplicemente un uomo stanco: stufo della vita, del lavoro ordinario che si ripete quotidianamente in un ciclo ininterrotto di noia e inutilità. Stufo di colleghi tronfi, stupidi, strani o semplicemente infantili. Stufo di non trovare più un senso a quello che fa e al motivo per cui lo fa. A volte la vita ci trasforma in questo Stanley, ci imbruttisce e rende fatalmente cinici. Perdiamo contatto con la realtà, con quelle spinte ed entusiasmi che ci animavano in gioventù, traditi e delusi dalla vita adulta, troppo smaliziati da tanta esperienza per poter sperare ancora.

Ma anche in questo caso Stanley sa offrirci una risposta, un’alternativa, una filosofia più piena e convincente. Quello che vediamo in The Office è solo una parte di Stanley, quella che lui stesso ama meno di sé. La parte che mostra a lavoro, quella che desidera soltanto tornare a casa e superare la giornata come un carcerato con la sua condanna. Ma c’è anche un altro Stanley, che intravediamo in rari momenti. Lo Stanley che si fa largo nelle pieghe di sorrisi dispensati col contagocce e affetti familiari soltanto evocati.

Dietro lo Stanley cinico e scocciato di The Office c’è quello amorevole di padre e divertente di amico.

Quello che sa essere simpatico e leggero, che risponde ironicamente “Shove It Up Your Butt!“, scendendo e scadendo a quei jokes alla Michael che solitamente disprezza e a cui guarda con fastidio. Lo Stanley gioioso che vede illuminare la propria giornata nella semplice leggerezza di gustarsi un pretzel nel giorno più bello dell’anno: il “Preztel Day” che lo mette in perfetta comunione e affinità perfino con Michael Scott. Stanley sa essere leggero, positivamente fanciullesco e buono, quando serve.

Il pretzel day
Pretzel day (640×360)

E così dobbiamo essere noi e così siamo noi. C’è uno Stanley in ognuno di noi: è una voce spesso cinica ma anche decisa, un pensiero che ci calma e tranquillizza. È ciò che ci permette di guardare con il giusto distacco alle cose, che lascia che il tempo scorra all’impazzata tutto intorno a noi e che la tempesta della frenesia non ci travolga. Ma è anche lo Stanley che ci fa apprezzare la straordinaria bellezza delle cose ordinarie e la gioia nascosta dietro le piccole cose.

C’è uno Stanley in ognuno di noi: è cinico, stanco, disinteressato ma anche deciso, risoluto, imperturbabile, bambinesco. Siamo noi nella nostra quotidianità, nelle difficoltà e piccoli piaceri di ogni giorno. Straordinariamente e ordinariamente, giorno dopo giorno, Stanley Hudson di The Office.