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Perché dovreste vedere The New Normal (e perché no)

Correva l’ormai lontano 2012 quando venne mandata in onda una nuova serie tv targata Fox. Il titolo era The New Normal, e per come venne presentata per molti sembrò subito un prodotto di grande interesse.

L’idea nasceva da Ryan Murphy, che all’epoca aveva già raggiunto il successo grazie a Glee e ad American Horror Story. Per quale motivo mettere dunque le mani su un progetto come questo, che tra l’altro venne cancellato dopo una sola stagione?

La verità è che The New Normal andava a rispondere a temi molto cari a Murphy e al suo pubblico. Si voleva quindi cercare di sensibilizzare, ma sempre e comunque con il sorriso.

Chiunque conosca e segua Ryan Murphy sa bene quali siano i suoi focus principali. Il regista presta infatti moltissima attenzione alle problematiche della comunità LGBT, parlandone ampiamente nelle sue serie tv e analizzandone la crescita storica in modo sempre più profondo.

The New Normal

Da questo punto di vista Pose ne è un chiaro esempio. Nell’arco di due stagioni (che presto diverranno tre) si mostra la nascita e lo sviluppo del mondo della Ballroom Scene, inserendo il tutto nel preciso contesto storico con dettagli di grande importanza come il diffondersi del virus dell’HIV.

Con The New Normal si è deciso di fare un lavoro simile. Qui la trama ruota infatti intorno a una giovane coppia gay che desidera ardentemente avere un bambino e a una donna che si offre di aiutare i due a realizzare il loro sogno affittando il suo utero. Insomma, una storia che dovrebbe dare agli spettatori speranza verso la società.

Purtroppo però, nonostante la volontà di mandare messaggi positivi, la serie ha dimostrato di avere diversi problemi, sotto più di un punto di vista. Personalmente non lo ritengo uno dei lavori migliori di Murphy, che negli anni successivi è riuscito a fare ben di meglio.

The New Normal

Perciò oggi voglio vedere con voi per quali motivi sarebbe utile vedere The New Normal, e per quali motivi invece sarebbe meglio evitarne totalmente la visione.

Come dicevo, la trama ruota intorno alla coppia gay che vuole avere un bambino e il loro rapporto con la madre surrogata che decide di aiutarli. Se mettiamo da parte questi personaggi, rispettivamente David Sawyer, Bryan Collins e Goldie Clemmons, vediamo che ce ne sono altri a dare apporto alla storia.

Troviamo infatti Jane Forrest, la nonna di Goldie.

Lei rappresenta la donna americana d’altri tempi, piena di pregiudizi su qualsiasi cosa. C’è poi la figlia di Goldie, Shania, con un animo femminista e progressista che abbraccia senza timore il suo essere unica e forse agli occhi degli altri un po’ strana.

The New Normal

Infine c’è Rocky, la segretaria di Bryan, donna nera indipendente che però, nonostante un carattere esplosivo, alle volte passa in secondo piano. La storia poi sembra dividersi tra l’Ohio e Los Angeles, dal momento che Goldie si trasferirà da una città molto chiusa mentalmente a Beverly Hills.

La dicotomia tra le due diverse zone geografiche in effetti funziona. Ai fini della trama è importante che si metta in evidenza un ambiente ostile al cambiamento come quello dell’Ohio contro un ambiente ben più aperto come quello californiano.

Certo è che nemmeno in California è tutto rose e fiori. È interessante come The New Normal cerchi di portare avanti una realtà che negli Stati Uniti è ancora presente nella mentalità di molte persone. Pensieri razzisti, omofobi e luoghi comuni sembrano essere pane quotidiano per molti cittadini.

L’obiettivo dei protagonisti rimane quello di far loro cambiare idea, dimostrando che una nuova normalità è possibile. Sarebbe ancora meglio definirla semplicemente normalità, ma questo è un capitolo che andrebbe approfondito separatamente.

The New Normal

Se ripensiamo alle puntate, vediamo Jane considerare l’omosessualità un abominio, e apostrofare una ragazza cinese con la frase:

Voi cinesi siete tutti quanti degli esperti con i computer! E grazie per averci aiutato con le ferrovie.

Con sole poche parole possiamo vedere razzismo e luoghi comuni, a dimostrazione che non è certo questo il mondo in cui vogliamo vivere. Al tempo stesso però siamo a conoscenza della situazione, e siamo spinti dalla visione della serie a combattere questa realtà.

Per ogni lato positivo c’è al tempo stesso il suo corrispettivo negativo. Se quindi da una parte The New Normal mostra uno spaccato a dir poco disdicevole della società americana, al tempo stesso riempie la storia di personaggi stereotipati e difficili da sopportare andando avanti.

Mettendo da parte Jane e i già citati pensieri razzisti, sono gli stessi protagonisti a dare dei problemi. La relazione di David e Bryan è bella da vedere, ma da subito ci troviamo di fronte ai due grandi stereotipi della comunità omosessuale: l’uomo più effemminato e quello che all’apparenza potrebbe passare per etero.

Questa rappresentazione è usata in moltissime serie tv, inclusa Modern Family. Non voglio dire che non esistano persone così, perché in alcuni casi questi tratti caratteriali sono evidenti. Personalmente però avrei preferito assistere a qualcosa di diverso e anticonvenzionale, invece della classica coppia gay dove un uomo è smaccatamente più femminile.

A David piace il football, il campeggio e ama l’idea di poter avere un figlio maschio per passargli la sua collezione di palle da baseball autografate. Per contro Bryan ama la moda e le ultime tendenze, si circonda di amiche donne e ama l’idea di avere una figlia femmina per poterle regalare tutto ciò che a lui stesso sarebbe piaciuto ricevere.

L’idea dell’amore che si unisce appianando le differenze è bellissima, ma forse per dare una vera svolta alla storia sarebbe stato ancora meglio puntare su personaggi che avessero caratteristiche simili e coprissero entrambi gli interessi. Spesso infatti è stato proprio l’ideale stereotipato dato ai personaggi a infastidirmi durante la visione.

A coronare il tutto vediamo una Rocky con i classici atteggiamenti da donna nera del ghetto. A vederla mi sono domandata: “Ma davvero tutte le donne afroamericane devono essere rappresentate così?“. In realtà ci sono tantissimi altri esempi di donne nere nelle serie tv, ben diverse da lei.

Il suggerimento che posso darvi, quindi, è di evitare la visione di The New Normal se l’idea di personaggi stereotipati non vi alletta. Per esperienza personale posso dirvi che passare oltre venti puntate a vederli agire sempre seguendo lo stesso schema è quanto di più fastidioso e insopportabile io abbia visto.

C’è un altro punto da toccare per ciò che riguarda i lati negativi della serie tv, e ci fa rimanere nell’ambito dei personaggi. Quando ci approcciamo alla visione di qualsiasi telefilm cerchiamo diverse cose, tra cui una storia che ci catturi e personaggi che nel tempo si evolvono.

Ora, non posso dire che i personaggi non hanno un’evoluzione in venti e più puntate, perché non sarebbe vero. Ad esempio Jane abbandona buona parte delle idee razziste con cui l’abbiamo conosciuta, e riesce persino a sperimentare cose inimmaginabili per lei fino a qualche mese prima.

Tuttavia i personaggi rimangono ugualmente fastidiosi, cambiamenti o meno. Bryan cerca disperatamente di diminuire la sua aria estrosa, ma continua incessantemente a esagerare, dimostrandoci che vorrebbe imparare dai suoi errori ma non sempre riesce a modificarsi.

Persino Goldie non riesce a evolversi del tutto. Già vista a inizio serie come un personaggio positivo, la troviamo acquisire sempre più punti man mano che si va avanti. Arrivati alla fine, però, permane quella sua indecisione che spesso l’ha seguita nella serie, e ci porta a pensare che non ha davvero cambiato il suo atteggiamento.

Da questo punto di vista forse è una mia esagerazione personale, e se The New Normal fosse proseguita con altre stagioni forse avremmo potuto vedere maggiori e più complete evoluzioni. Dovendo però basarci su ciò che possiamo vedere, ammetto che in effetti per i miei standard non è abbastanza.

Chiudere però quest’analisi su una nota negativa non mi piace, quindi vorrei darvi almeno un altro buon motivo per vedere la serie. La verità è che The New Normal, nel suo essere ricchissima di difetti, sfoggia un pregio di una certa importanza: manda messaggi molto positivi circa il credere nei propri sogni.

In effetti è una tematica sdoganata in tantissime altre storie a noi note, ma fa sempre bene rimarcarla quando se ne ha l’occasione. Anche perché The New Normal aggiunge anche un ulteriore tassello, ovvero il fatto che si possono cambiare i piani in corso d’opera.

Qui ritorna prepotentemente l’esempio di Goldie. La giovane ragazza, dopo la nascita di Shania, aveva rinunciato al suo sogno di diventare un avvocato. Riprende in mano questo suo desiderio proprio grazie ala gravidanza, dal momento che sarà pagata da Bryan e David perché madre surrogata.

Nel mentre si rende però conto che il suo sogno non la appassiona più come prima. Viene demoralizzata per non essere riuscita a togliere una sospensione ingiusta alla figlia, e questo la porta a rimettere le cose nella giusta prospettiva. Si rende conto di avere un altro talento, quello per la sartoria, che la porterà ad aprire un suo negozio e a seguire una strada tutta nuova.

Insomma, la verità è che questo tipo di insegnamento che The New Normal porta avanti è molto più interessante del previsto. Da più parti abbiamo imparato a non abbandonare i nostri sogni, ma al tempo stesso qui impariamo anche che si può cambiare idea, si possono fare nuove scelte per noi molto positive, anche se non erano programmate.

The New Normal è una serie ricca di contraddizioni.

Come molti altri telefilm ha i suoi lati positivi e negativi, e forse non è necessario evitarne totalmente la visione solo perché ci possono essere cose che infastidiscono o non rispecchiano i nostri canoni narrativi.

Certo, se vi rendete conto che è proprio insopportabile potete fermarvi, vi capirei. Ma credo che anche con un prodotto decisamente mediocre Ryan Murphy sia stato in grado di lasciare ai suoi spettatori qualcosa di buono, su cui riflettere attentamente.

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