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The Leftovers è un mistery drama ideato -nientepopodimeno che- Damon Lindelof, l’autore di Lost, che sulla base del famoso romanzo del 2011 di Tom Perrotta, “Svaniti nel nulla”, costruisce una serie capace di affrontare temi dalla portata biblica e di porre domande esistenziali, mascherandola da prodotto mystery.

The Leftovers inizia con un evento apparentemente inspiegabile: un giorno di ottobre, il 2% della popolazione mondiale sparisce nel nulla. Buona parte delle famiglie subisce almeno una sparizione e si cerca di andare avanti, chiedendosi cosa sia successo. I personaggi principali si trovano a dover gestire, non solo dal punto di vista emotivo ma anche da quello razionale, il dramma della scomparsa di persone care.

Ognuno reagisce in maniera differente a questa improvvisa dipartita: c’è chi cerca di tornare ad una normalità anche solo apparente e chi si unisce a sette religiose o sprofonda nella depressione. La narrazione (28 episodi, 3 stagioni) intreccia storie diverse accomunate dal cercare una spiegazione all’accaduto e indaga su cosa è cambiato negli ordinari cittadini di Mapleton, costretti dalla realtà stessa a confrontarsi con le paure più comuni.

La fede diventa subito uno dei temi principali, perché la sparizione delle persone rimanda alla teoria del “rapimento della Chiesa”.

 In The Leftovers c’è poca azione, l’atmosfera è onirica, come un sogno straniante dal quale non ci si riesce a svegliare. 

Raccontata così The Leftovers potrebbe sembrare una serie mistery e mistica ma, in realtà, non è trama né intreccio, anzi, come dicono autorevoli critici è “introspezione, riflessione e fede: parla dell’esistenza e della sua fine, ma soprattutto della difficoltà dell’essere umano di accettare la propria finitezza, che diventa reale solo attraverso la scomparsa”.

 Ma andiamo per ordine e cerchiamo di capirci qualcosa. Premetto che molte delle cose narrate non hanno una spiegazione, vanno solo accettate e interpretate come metafore.

Se non avete ancora visto The Leftovers, fate i bravi e non imbrogliate, rischio spoiler: altissimo.

The Leftovers-Prima stagione:

Come detto poc’anzi, punto di partenza di tutte la serie e delle successive vicissitudini è la “Sudden Departure“, l’Improvvisa Dipartita: la mattina del 14 ottobre 2011, 140 milioni di persone, il 2% di tutta la popolazione mondiale, svanisce nel nulla.

Il protagonista è il tormentato sceriffo Kevin Garvey padre di Jill e marito di Laurie (Amy Brenneman), che ha lasciato la famiglia per unirsi ai Colpevoli Sopravvissuti, un gruppo di fanatici che si vestono di bianco, fumano come ciminiere e comunicano scrivendo su blocchetti di carta. Lo sguardo della famiglia Garvey ci mostra, tre anni dopo l’evento, le reazioni della popolazione di Mapleton a questo evento spiazzante.

Fra gli altri protagonisti annoveriamo: Nora i cui figli sono «dipartiti», suo fratello, il reverendo Matt, e Meg una “colpevole sopravvissuta” reclutata da Laurie.

Ciò che maggiormente destabilizza di questa improvvisa sparizione è che in realtà non c’è nessun segno che sia avvenuta, nessuna catastrofe, nessun annuncio; è praticamente indimostrabile, irrazionale.

Sono spariti uomini e donne di ogni tipo: padri e madri di famiglia, vecchi e ragazzini, malati, uomini di fede, assassini, bambini.

Quindi la logica dietro questa selezione sembra non essere né il merito né il peccato. Vengono fatti persino i questionari ai familiari dei dipartiti per cercare di trovare un comune denominatore, ma nulla! L’evento del 14 ottobre non riesce a rientrare in nessun tipo di logica e l’uomo dinanzi alla inspiegabilità si trova smarrito e allora cosa fa? Fa quello che ha sempre fatto dall’inizio dei tempi quando deve interfacciarsi con qualcosa che va oltre la razionalità: si rifugia nella fede.

Ciò che è accaduto non sarebbe nient’altro che l’Apocalisse, però secondo questa teoria Dio avrebbe dovuto chiamare a sè i suoi eletti e secondo il reverendo Matt Jamison, Dio non avrebbe potuto scegliere i tantissimi assassini, criminali che sono scomparsi e quindi non si può trovare nella teologia la spiegazione a questo tragico avvenimento.

In The Leftovers, la fede scompare quasi del tutto perchè in un mondo post-apocalittico non non c’è più spazio per la speranza. Il reverendo Matt Jamison è infatti uno degli ultimi baluardi della religione; una solida comunità di fedeli si trova solo a Jaden, l’unica cittadina risparmiata dalla Dipartita.

In The Leftovers la fine del mondo non cambia l’uomo, lo rende ancora più smarrito: non ci sono più obiettivi, si è allo sbando e ci si appiglia a ciò che potrebbe colmare il vuoto interiore lasciato dalle perdite improvvise.

Dalle premesse ci si aspetterebbe una narrazione più “fantascientifica”, in realtà, nonostante la sensazione straniante che si prova per tutta la prima stagione, la serie cerca di contenere l’aspetto “mistery”.

Ciò che ci fa porre più domande nella prima stagione è la setta dei “Colpevoli Sopravvissuti” la cui ideologia non viene mai spiegata ma consegnata al simbolismo.

La prima cosa che ci chiediamo guardando la serie è: “ma perché nella setta fumano tutti?”. Le sigarette rappresentano per i Guilty Remnants un modo per scandire la loro esistenza che non ha più niente da aspettare e quindi ripetono costantemente un atto che inganna un tempo che non ha più nulla da aspettare. Inoltre il fumo è qualcosa di così poco essenziale che nel momento in cui viene aspirato viene poi subito cacciato fuori; visto sotto questa ottica esso rappresenta l’evanescenza dell’esistenza.

Passiamo poi al camice bianco, perché sono vestiti tutti in ugual modo e tutti di bianco? Perchè esso è il colore che più di tutti rappresenta il freddo ed il silenzio e proprio quest’ultimo viene praticato dai Colpevoli Sopravvissuti, un silenzio che non vuole riempire con suoni una esistenza che non ha più senso.

I membri della setta vogliono essere un promemoria vivente. Il loro compito è non permettere la dimenticanza di quello che è successo il 14 ottobre e per questo assillano, con atti discutibili, i sopravvissuti.

A questi signori che non sembra la stiano prendendo benissimo chiaramente si affiancano quelli che cercano di andare avanti, quelli che quel lutto lo stanno psicologicamente elaborando combattendo contro la setta o magari ricercando l’abbraccio curativo di qualche santone.

Seconda Stagione:

La prima puntata della nuova stagione si apre come se fosse un reboot: una nuova famiglia, i Mupheys, una nuova location, Jarden (per tutti ormai semplicemente Miracle), l’unica città dove non ci sono state dipartite, e un cambio di rotta verso la speranza.

Anche il cast si modifica, rispetto alla prima, si scegli di puntare solo su alcuni dei personaggi della prima stagione, come Kevin (e Patti), Nora, Matt e Mary Jamison.

Nel parco cominciano ad accadere però delle cose molto strane: scompare un gruppo di ragazze, è questo l’evento cardine sul quale si baserà tutta la stagione. Dipartite pure loro?  Ma quindi vuol dire che non è stato un fenomeno isolato e che può ripetersi ancora? Può essere stato l’arrivo della famiglia di Kevin ad “infettare” l’unica cittadina rimasta immacolata dalle sparizioni? Queste sono le domande che si porranno un po’ tutti durante questa seconda stagione ma alla fine quello che vuole fare Lindelof è mostrare la reazione all’evento non il perché o il come.
Nel frattempo a Miracle accadono cose davvero miracolose: persone che risorgono, apparizioni, guarigioni “inspiegabili”. Tutto vero? Tutto falso? Non è dato saperlo, e non deve essere questo il focus.

In questa seconda stagione torna una tematica tanto cara a Lindelof: scienza vs fede.

Se abbracci la fede, ti godi il percorso e se abbracci la scienza, ti arrovelli per una spiegazione, diventi frustrato e ti arrabbi perché pare proprio non esserci una soluzione al mistero.

Particolarmente significativi in The Leftovers sono gli ultimi quattro episodi, in cui l’ex poliziotto Kevin Garvey compie un vero e proprio viaggio verso l’aldilà, accompagnato da un misterioso personaggio, un vecchio visionario di nome Virgil. Vi dice qualcosa la Divina Commedia?.

C’è da dire che è quasi frustrante capire che, mentre ci scervelliamo su un dettaglio, un fatto, un mistero, ritenendolo importantissimo ai fini della comprensione della trama, i nostri sforzi sono vani perché molto spesso si tratta solo di mere metafore. The Leftovers non vive dei suoi misteri li usa come spunto e li lascia sullo sfondo, dedicandosi invece al dramma dei protagonisti. 

Terza ed ultima stagione:

Diciamolo subito e togliamoci il pensiero; nella terza stagione non c’è stata nessuna vera spiegazione per gli eventi soprannaturali, né conferma della veridicità delle esperienze vissute dai personaggi. 

La novità dell’ultima stagione è la scoperta di un universo parallelo: gli scomparsi sono andati in una dimensione in cui vivono la propria vita normalmente, facendo, però, i conti con il fatto che il loro mondo ha perso il novantotto percento dei suoi abitanti, ovvero gli abitanti del mondo principale di The Leftovers.

Si introduce quindi un elemento chiave: la reciprocità, condizione fondamentale per l’equilibrio: c’è un’altra dimensione dove i dipartiti trovano, a loro modo, unendosi, la forza di andare avanti e questo rincuora i sopravvissuti. È Nora viaggiatrice dimensionale, grazie ad un macchinario futuristico, a scoprire questo altro lato, trova finalmente il marito e i figli che ha disperatamente cercato ma li vede felici aggrappati gli uni agli altri e decide di andarsene per non turbare questo equilibrio e torna a casa. Sì, è lecito domandarsi se Nora abbia davvero fatto questo viaggio.

Anche Kevin compie un viaggio, s’intuisce che il viaggiare da un mondo all’altro attraverso una temporanea morte sia possibile e che possono farlo tutti coloro che capiscono che l’aldilà è semplicemente un’altra dimensione, non il Paradiso o l’Inferno,

Kevin lo capisce confrontandosi con il suo doppio nell’ultimo viaggio, ed entrambi sono fermamente convinti di non voler viaggiare più tra le dimensioni, che è giunto il tempo di tornare a casa, la casa che è il loro destino, la loro salvezza.

La terza stagione si chiude quindi non spiegando granché di tutti gli elementi “soprannaturali” ma facendo compiere il percorso dei personaggi che arrivano finalmente alla tanta agognata accettazione: dopo tanta sofferenza trovano pace nella conoscenza di ciò che è accaduto e non del perché sia accaduto.

Conclusione di The Leftovers:

Nella visione di questa serie tv bisogna fare focus sull‘elemento umano che sovrasta completamente quello soprannaturale.