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The Last of Us pretende la sua indipendenza

The Last of Us, come una forte imposizione e dichiarazione d’intenti, ha finora confermato quanto visto di buono nel pilot della serie. Le premesse per realizzare un prodotto godibile e affascinante c’erano tutte, ci sono sempre state. Ma andando a toccare un pezzo da novanta così amato come l’omonimo videogioco, le fregature parevano dietro l’angolo. Eppure, tutto sembra proseguire alla perfezione, e addirittura abbiamo avuto la conferma che la serie vada ben oltre il videogioco e abbia sfruttato qualsiasi elemento a disposizione per ampliare la narrazione.

The Last of Us è andata oltre il videogioco

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The Last of Us (640×427)

Da una serie tv come questa, basata su una trama acclamata e soddisfacente come quella del videogioco, ci si doveva aspettare un cambio di rotta negli schemi narrativi, un plus, un’aggiunta che differenziasse i due prodotti e che, soprattutto, conferisse alla serie il ruolo di ampliare l’orizzonte narrativo del gioco, o qualcosa che arricchisse la trama in generale. E così è stato, almeno fino ad ora. Basti pensare all’incipit delle prime due puntate, che viste in sequenza fanno assumere un ruolo più importante alla possibile sottotrama che si sviluppa all’inizio degli episodi della serie. The Last of Us (in onda in Italia in esclusiva su Sky e in streaming su NOW) vuole dimostrare di essere in grado di fare due cose: innanzitutto vuole mettersi sullo stesso piano del videogioco andando a riprodurre in modo fedele le sequenze più spettacolari e quelle più significative del suo antenato, mentre, in secondo luogo, si propone di sviluppare un flashback che spieghi motivazioni e cause della terribile pandemia da Cordyceps che ha colpito il mondo riducendolo in un inferno post apocalittico. Nel primo episodio, l’incipit ambientato decenni prima dei fatti narrati, ha regalato delle vibes da Chernobyl, l’acclamata miniserie (sempre e comunque) targata HBO, ricreando una surreale atmosfera di incertezza e sconforto che poi, nel secondo episodio, è sfociata in una quanto mai attuale dimostrazione della pericolosità del virus fungino che ha colpito la popolazione. Giacarta viene individuata come la città da cui è partita la contaminazione, aspetto che avvalora l’ipotesi di un parallelismo con la pandemia COVID-19, mentre la preoccupazione sul volto della professoressa Pertiwi, al termine della sequenza in cui constata personalmente il modo in cui il fungo si insinua rapidamente nei corpi delle vittime, ci fa credere che il racconto sulla ragion d’essere del virus sia solo all’inizio. 

The Last of Us (640×360)

Sembra quasi di vedere due serie televisive completamente diverse, eppure il salto temporale e scenografico non poteva essere reso meglio di così, ricalcando esattamente la differenza di atmosfere e ambientazioni e gli effetti sociali causati dall’evento apocalittico. The Last of Us è in grado di incantare nelle spettacolari scene in cui i protagonisti si muovono come insignificanti formiche all’interno delle desolate città, soprattutto se paragonate alle stesse sequenze del videogioco, ma è anche capace di trascendere dalla narrazione tramandata dallo stesso autore, che utilizza la serie come veicolo per aggiungere parti mancanti e arricchire il tutto di dettagli che rendono la storia di The Last of Us sempre più interessante, avvicinandola non solo al pubblico di vecchia data, quanto anche a chi si trova al primo approccio con questo universo, a cui vengono fornite delle ottime istruzioni per l’uso.

Ora tocca a loro

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The Last of Us (640×360)

Il secondo episodio si è concluso con la prima grande perdita, quella di Tess, che come nel gioco, si rende conto di essere stata morsa da un clicker e decide di abbandonare la nave e fare da esca per concedere a Joel e Ellie di prendere tempo. La sequenza, apprezzata da gran parte dei fan, ha saputo coniugare il linguaggio cinematografico dell’horror puro, nel momento in cui il clicker contagia Tess in quel modo. Degna di nota è l’aggiunta dell’espediente narrativo del “richiamo”, che avviene quando si calpestano delle spore attive attirando l’attenzione dei clicker nei dintorni, e che andrà a causare molti più cortocircuiti e situazioni pericolose, dimostrandosi già da questa circostanza determinante. Il trauma iniziale, pronti via, darà necessariamente a Joel e Ellie di cominciare ad accettare di poter contare soltanto l’uno sull’altra, e ora la trama dovrà necessariamente perdere qualcosa in termini di colpi di scena, per dare la possibilità ai due personaggi di interagire e dimostrare di essere all’altezza del ruolo di traino autosufficiente. Questo episodio, a nostro parere, ha dato qualche buona indicazione sul potenziale del personaggio di Ellie, che si discosta parecchio dall’attitude della protagonista del videogioco, decisamente più pacata, e aggiunge invece quel tocco di humor e aggressività anche nei momenti di dialogo. Bella Ramsey e Pedro Pascal sembrano avere chimica e il carattere dei loro personaggi avvantaggia i due attori, decisamente più tendenti a ruoli carismatici e irriverenti.

The last of us
The Last of Us (640×360)

Sarà interessante vedere quanto funzionerà questo connubio, ma anche e soprattutto su che binari condurrà la trama di The Last of Us e il modo di parlare al pubblico. Ora ci sono soltanto Joel ed Ellie, anche se nel terzo episodio la linea temporale si è biforcata nuovamente andando a proiettarci in un’altra condizione, quella vissuta da Bill e Frank, una sotto trama inaspettata e trasversale che mostra un altro aspetto del dramma narrato nella serie. I due protagonisti, perfetti sconosciuti, eppure con tantissime cose in comune, raccontano due storie che sembrano parallele e che in un mondo normale, probabilmente, non si sarebbero mai incontrate. Sono rimasti soli a vagare in una landa desolata e sconfinata, in una dimensione surreale, che prende a piene mani da una realtà che sa spaventosamente di déjà-vu

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