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Squid Game: ognuno avrebbe bisogno del proprio Gganbu

In Squid Game abbiamo assistito a tante sotto trame che si sono delineate nel corso delle puntate. Tra di loro, i personaggi della serie, hanno stretto legami per differenti motivi, andando così a creare una serie di dualismi che per la maggiore sono culminati nell’episodio 1×06 intitolato “Gganbu”. In questo articolo analizzeremo il profondo significato del termine contestualizzandolo con il suo ruolo all’interno della serie. Perché proprio dietro al senso di Gganbu si cela un importante messaggio che Squid Game vuole comunicare agli spettatori. Ovviamente l’articolo contiene grossi spoiler.

Che cosa significa veramente Gganbu?

Come si evince dalla trama, il termine coreano Gganbu serve per indicare un forte legame che unisce due persone. Un Gganbu è un amico speciale, di cui potersi fidare e con il quale condividere tutto. E in Squid Game sembrerebbe impossibile trattare un tema come questo, dato che tutti i partecipanti giocano per i propri interessi, ben consapevoli di dover pensare solo a loro stessi e di non potersi fidare di nessuno, vista la altissima posta in palio. Eppure, subito dopo essere rientrati a far parte del gioco consapevolmente, i nostri protagonisti cominciano a fare gruppo, sia per avere maggiori possibilità di portare a termine le prove, sia per non restare soli a metabolizzare il proseguimento di un gioco così terrificante, cosa che avrebbe corroso chiunque. In realtà nessuno di loro sa in cosa consisteranno le prove, ne tantomeno se saranno di squadra o singole. A dirla tutta nei primi round i partecipanti devono affrontare esclusivamente giochi individuali, riuscendo comunque a darsi manforte in qualche modo.

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Il fatto che inconsciamente abbiano comunque tutti tentato di fare squadra, di unirsi, mostra un aspetto importante dell’animo umano, il senso della condivisione, che in questo caso risulta essere di vitale importanza per la sopravvivenza. Tutto sembra procedere per il verso giusto fino al già citato episodio 1×06, forse il più struggente e triste dell’intera stagione, nel quale, proprio dopo che ognuno ha scelto il proprio Gganbu (compagno di squadra), si apprende che la prova in questione vedrà le coppie fronteggiarsi internamente, e non in un gioco a squadre, come i personaggi avevano pensato.

In Squid Game l’amicizia non è contemplata, o quasi

Nell’episodio tra le coppie vediamo diverse squadre. Partiamo da quella formata da Sang-woo e Ali, uniti, più che da un’amicizia, da un rapporto unilaterale di rispetto ed ammirazione, con l’immigrato pakistano devoto alla figura di Sang-woo per via della sua intelligenza ed evidente caratura. E’ proprio il coreano, furbescamente, a scegliere Ali come partner, per via della sua importante stazza. Ma è nel momento in cui i due apprendono di essere l’uno contro l’altro che vediamo mostrarsi la reale natura di Sang-woo, disposto a qualsiasi espediente pur di sopravvivere e portarsi a casa il montepremi finale.

Un’altra storia tristissima è quella di Ji-yeong, che decide di fare coppia con Sae-byeok. Le due sono accomunate dalla giovane età e da un burrascoso passato che viene a galla proprio nel famigerato episodio, il quale culmina con un sacrificio che lascia tutti a bocca aperta e che dovrebbe far riflettere tanto, sembra infatti essere l’unico risvolto a comunicare un messaggio positivo nella puntata. Ji-yeong, nonostante sia poco più che una ragazzina, dimostra di essere forse il personaggio più maturo di tutti, oltre che quello con la storia più triste ed agghiacciante. Ji-yeong, dopo aver ascoltato la brutta storia di Sae-byeok, pur senza conoscerla compie un gesto commovente quanto estremo, augurando alla sua Gganbu di realizzare i propri obiettivi una volta uscita dal gioco. 

Queste due coppie fanno di per sé risaltare, seppur in modi differenti, il significato intrinseco del termine. Ali si fida ciecamente di Sang-woo, affidandogli la sua stessa vita pur di salvare entrambi, nonostante fosse ad un passo dalla vittoria e dunque dalla sopravvivenza. D’altro canto Ji-yeong si sacrifica, sorprendentemente, per Sae-byeok dopo che le due si erano confidate ed aperte l’una con l’altra, costringendo la ragazza ad accettare questo suo gesto, che profuma di liberazione.

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Squid Game: il cruciale rapporto tra primo ed ultimo

L’essenza del Gganbu è racchiusa soprattutto nel centrale e commovente rapporto che si crea tra il protagonista di Squid Game Seong Gi-hun e l’anziano Oh Il-nam. Sono rispettivamente l’ultimo ed il primo concorrente, il numero 456 ed il numero 1. Il loro rapporto sembra essere il più classico padre-figlio, tra consigli, rimproveri e atti di profonda umanità. Il-nam è un uomo vecchio, con un tumore celebrale che lo sta consumando, che decide di contrastare l’attesa della morte iscrivendosi al gioco. Gi-hun lo prende subito in simpatia, vedendolo indifeso e bisognoso di aiuto. In realtà l’apporto di Il-nam si dimostra fondamentale per via della sua esperienza, come per esempio nel gioco del tiro alla fune. Nonostante abbia sempre dimostrato molta umanità nei suoi confronti, decidendo di fare squadra con lui nel gioco a coppie nonostante questo potesse risultare un handicap, Gi-hun finisce per ingannare l’anziano uomo, sfruttando il suo apparente disturbo mentale, ma imparando una grande lezione morale una volta smascherato dallo stesso. Ancora una volta sarà la biglia di Il-nam a salvare Gi-hun nel gioco del ponte, finendo per riproporre, col senno di poi, una sorta di disegno logico che fa notare come ad ogni puntata il rapporto tra i due si arricchisca, fino ad arrivare al controverso episodio finale di Squid Game.

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In tale episodio apprendiamo la reale natura di Il-nam, che altri non è che la mente dietro al gioco stesso. Il suo ruolo in realtà non appare proprio ben chiaro, dato che si svela al vincitore in fin di vita, ma ciò che comprendiamo è che il fatto che fosse il numero 1 non era poi così casuale, la sua figura è centrale all’interno della trama di Squid Game. Il-nam è il filo conduttore che, attraverso una serie di lezioni di moralità, conduce Gi-hun alla vittoria e, dopo un anno in cui ha deciso di non spendere neanche un centesimo del montepremi, lo ricontatta sfidandolo ad una nuova scommessa, grazie alla quale Gi-hun torna a credere nelle persone e decide di ricominciare da capo, volenteroso di fare qualcosa di buono per l’umanità. 

Potrebbe sembrare una chiave di lettura esagerata, un lieto fine un pò forzato, ma la scena dell’uomo che viene soccorso per strada è una sorta di luce in fondo al tunnel, dopo aver vissuto in prima persona tanta sofferenza ed aver visto con i suoi occhi fin dove le persone (compreso egli stesso) sono in grado di spingersi per denaro, Gi-hun torna a credere che forse qualcosa di buono, all’umanità, sia ancora rimasto.  

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