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Juan Carlos “Juice” Ortiz, il coraggio di mentire

Infame, ma necessaria premessa: codesto insieme di sillabe contiene qualche spoiler, se ne raccomanda la lettura a un pubblico di adulti consenzienti e coscienti di aver appena letto questo mini-foglietto illustrativo d’apertura. Tenere lontano dalla portata degli analfabeti.

La menzogna è molte cose. Sporca, dannosa, sleale, ingiusta, sbagliata, vile…ma soprattutto è umana. Tutti quanti mentiamo quotidianamente, non riusciamo a farne a meno, nella convinzione che raccontare il falso possa dare qualche minuscolo vantaggio alla nostra giornata o, più spesso, possa nascondere sotto un ideale tappeto gli errori che commettiamo. Attenzione però, questa riflessione non vuole certo difendere le bugie e chi le racconta, ma vuole solo ricordare che c’è sempre un motivo dietro ogni azione e prima di giudicarle si dovrebbe quantomeno scoprire qual è.

Juan Carlos “Juice” Ortiz, membro dei Sons of Anarchy, è un bugiardo cronico, oltre che un vigliacco e un traditore, ma siete così convinti che nei suoi panni ci saremmo comportati tutti in modo diverso? Avremmo tutti quanti rifiutato di combattere per la nostra vita e accettato immediatamente le conseguenze dei nostri sbagli, o avremmo avuto (come lui) il coraggio di mentire per continuare a respirare?

Juice
Juice

Inizialmente Juice ci viene presentato come uno dei membri più giocherelloni e simpatici del club; memorabile la scena in cui ingerisce per sbaglio del sonnifero e si sveglia semi-nudo di fronte al commissariato di polizia con un cartello al collo che recita “slightly retarded child, please, adopt me” (Sono un bambino un po’ ritardato, per favore, adottatemi). Un personaggio semplice, buffo, utile per aggiungere un po’ di comicità a una serie che altrimenti si perderebbe eccessivamente nel buio di quei giubbotti : una persona completamente diversa da quella irrequieta, spaventata e, ovviamente, bugiarda che abbiamo conosciuto nel corso delle stagioni.

Tutto nasce dalle sue radici, controverse a dir poco : la sua origine ispanica è già di per sé anomala all’interno di un club formato per lo più da irlandesi e con uno statuto decisamente restrittivo nei confronti dei “diversi”, ma nel momento in cui la polizia scopre che il padre di Juice era di colore iniziano le pressioni, e poco dopo i ricatti. Cosa farebbero i Sons se lo scoprissero? Che ne sarebbe di lui? Queste e altre domande iniziano a frullare nella testa tatuata di Ortiz in maniera vorticosa e perpetua, acuendo ancor di più la sbadataggine e la confusione del ragazzo, che finisce con l’acconsentire a collaborare con la polizia : il procuratore Lincoln Potter gli ordina di rubare della cocaina, lui lo fa, poi se ne pente e decide di rimetterla a posto, ma proprio quando è lì lì per farlo uno dei suoi compagni più giovani lo becca e, nella lotta, lui finisce con l’ucciderlo.

Questo esempio è emblematico per farvi capire cosa sia la vita di Juice : un problema che crea un altro problema che porta a un enorme guaio che lo conduce a una catastrofe.

La malinconia di Juice
La malinconia di Juice

Riuscite a cogliere quanto sia complesso vivere immersi in un simile circolo vizioso? Certo, esso si è creato anche per colpa dello stesso Juice, che avrebbe potuto e dovuto comportarsi in maniera differente fin dal principio, però a ogni essere umano capita di sgarrare e talvolta ci sono sbagli da cui non si riesce più ad uscire.

Nel corso della folle cavalcata verso l’oblio dei Sons of Anarchy, Juice ne combinerà tantissime altre, arrivando addirittura a progettare il suicidio e anzi a tentarlo proprio, venendo salvato sul filo di lana da Chibs. In seguito diventerà il lacchè di Clay, il quale dimostrerà clemenza nei suoi confronti, ma se ne approfitterà in maniera ignobile portando il ragazzo ad aver paura anche della sua ombra e sarà proprio su questa paura che farà leva Jax quando lo minaccerà di farlo secco qualora avesse continuato a sostenere Morrow. Di lì a poco Ortiz passerà dalle dipendenze del Re a quelle del Principe, fungendo molto spesso da pedina politica oppure da guardia del corpo di Tara.

A questo punto il libero arbitrio non è che un lontano ricordo e inizia un lento e inesorabile processo di “depersonalizzazione” dentro di lui : è come se piano piano la sua anima si staccasse dal corpo e lo lasciasse in balia degli eventi, passando dalla sofferenza e dal terrore all’apatica accettazione dei fatti e tutto questo si accentua a partire da quella maledetta notte a casa di Jax.

Su ordine del suo capo, Juice va a casa di Tara per proteggerla, ma una volta arrivato sul posto trova Roosvelt, il poliziotto che tempo prima lo ricattò servendosi delle informazioni sul padre, così i due perdono tempo a chiacchierare davanti alla porta fino a quando sentono un rumore ed entrano in casa, trovandosi davanti a uno spettacolo orribile : Tara è morta, immersa in un lago di sangue, con Gemma e un coltello da cucina vicino a lei. Che fare? La scelta è se parteggiare per Jax o per la madre e Ortiz, come sempre, fa quella sbagliata : estrae la pistola e uccide Roosvelt, per poi collaborare con la vedova Teller ed elaborare una balla di dimensioni colossali volta a discolpare entrambi e mettere i Sons sulle tracce dei cinesi.

Juice e Tully
Juice e Tully

Devastata dal peso del rimorso e della vergogna, l’anima di Juice effettua gli ultimi tentativi di salvarsi da quella situazione, ma ovviamente finisce col peggiorare solamente le cose e finisce con l’abbandonare definitivamente quelle ossa stanche. Un enorme susseguirsi di fatti porta Ortiz in prigione, tra le grinfie di Tully (toh! Marylin Manson in tv!) che lo sfrutta, ne abusa sessualmente e infine (su sua espressa richiesta) lo uccide ma non prima di aver rivelato a Jax tutta la verità su sua madre, lavando in minima parte la sua lurida coscienza.

Molti l’hanno definito debole e codardo, probabilmente lo è, tuttavia mi viene impossibile non riconoscere a Juice una forza e un coraggio che pochi avrebbero avuto nelle sue condizioni; è grazie a questi che è riuscito a sopravvivere e a resistere a sé stesso e alle sue cazzate, bersagliato in continuazione di chi dall’alto della sua torre d’avorio lo giudicava con cinismo e spietatezza senza provare nemmeno a calarsi in quei panni così scomodi e difficili da vestire. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” : tu ne hai molti, Juice, però non abbastanza per meritarti tutti quei sassi che hai ricevuto. Che la terra ti sia lieve.