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5 Serie Tv da vedere se hai amato Shutter Island

*ATTENZIONE* NON LEGGETE IL PEZZO SE NON AVETE VISTO SHUTTER ISLAND. Per chi scrive Shutter Island è stata un’autentica rivelazione. Un film che inizia come il più classico dei gialli ma che, già da subito, si porta dietro un’ambiguità e un’inquietudine che non se ne vuole andar via. C’è come la sensazione che qualcosa non vada, che quello che stiamo vedendo non sia la verità. Ci muoviamo nel labirinto dell’isola e nella mente di Teddy Daniels, maestosamente e intensamente interpretato da Leonardo DiCaprio (qui i suoi 5 migliori film su Netflix). Andando avanti tutto si fa confuso, finché non arriviamo a quel finale che ci fa letteralmente esplodere la testa.

Shutter Island non è incanalabile in un unico genere. In primo piano c’è senz’altro la componente psicologica. Ci sono caratteristiche tratte dal thriller, dall’horror, dalla suspence, dal mystery, dal crime e dal neo-noir. Elementi che, in parte o totalmente, sono presenti nelle cinque serie tv in questo pezzo. Non ci resta, dunque, che iniziare dalla prima.

1) Mr Robot

Shutter Island

Quell’autentico gioiellino chiamato Mr Robot segue le vicende di Elliot Alderson, avvicinato da un misterioso uomo che lo vuole introdurre nel gruppo di hacktivisti chiamato Fsociety. A prima vista, dunque, questi due prodotti non sembrano avere molto in comune. Mr Robot è ambientato nel futuro, dove la tecnologia è una delle protagoniste. Con Shutter Island, invece, torniamo negli anni ’50, in quell’isola sperduta dov’è tanto se c’è la corrente elettrica.

Eppure le vibrazioni alla Shutter Island in Mr Robot sono tante, più di quelle che immaginiamo.

Per evitare spoiler, ne diciamo solo una: i protagonisti, due uomini soli, in cerca di giustizia e verità, perennemente in bilico tra passato e presente, tra fantasia e realtà. Non si fanno ingannare dalle apparenze ed è solo così che possono cambiare le cose. O almeno credono. E noi lo crediamo con loro perché veniamo costretti a immergerci nella loro psiche, a confrontarci con le loro paure e dubbi. Vediamo la storia con i loro occhi, in questo modo la realtà e la comprensione dei fatti si fa sempre più complicata.

I colpi di scena non mancano, così come quegli indizi che trovano un senso solo in quel meraviglioso finale dal quale è tutt’ora difficile riprendersi.

2) Westworld

Shutter Island è come un grande parco giochi costruito per Andrew Laeddis. Anche gli androidi di Westworld sono chiusi in un luogo simile, programmati per soddisfare i desideri dei visitatori. Ma qualcosa andrà storto e la ribellione avrà inizio.

Sì, perché quando comincia nuova storyline, i ricordi dei robot vengono cancellati, vivendo una vita parallela, un po’ come fa Teddy/Andrew. Alcuni, però, non dimenticano. Così la loro realtà si sgretola a poco a poco, viene messa in dubbio finché non comprendono più – e noi con loro – qual è la differenza tra verità e immaginazione. Finché non ci viene rivelato, in scioccanti colpi di scena, come stanno davvero le cose, dalle parole dei due grandi burattinai. Per Shutter Island lo sappiamo chi è. Per Westworld non saremo certo noi a svelarlo.

Ma non solo il percorso dei robot verso la consapevolezza ricorda il viaggio di Teddy alla scoperta di sé, ci sono anche degli espedienti che ritroviamo nei due prodotti: gli indizi, i flashback, gli anagrammi. Senza contare che due protagonisti di Westworld si chiamano come quelli di Shutter Island: Teddy e Dolores. Probabilmente è solo una coincidenza. Ma, in fondo, ha davvero importanza?

3) True Detective

Shutter Island inizia con un grande mistero da risolvere: scoprire come Rachel Solando sia fuggita dalla sua cella. Per indagare vengono chiamati due agenti federali: Teddy Daniels e Chuck Aule.

Due come i detective protagonisti delle varie stagioni di True Detective.

In un continuo ballo tra passato e presente, Rust e Marty nella prima stagione, Waynes nella terza raccontano quel caso che li ha coinvolti tanto tempo fa. Quello che per loro divenne una vera e propria ossessione. La stessa che Teddy ha nello smascherare i crimini del manicomio di Shutter Island e che lo porta a mettere in discussione la sua morale, il confine tra bene e male. Come gli agenti di True Detective. Dai racconti degli agenti poi scopriamo chi sono ma i loro ricordi non sono nitidi. Vengono traditi dalla memoria e da una personalità analizzata a tutto tondo, soprattutto la parte deviata e disturbata. Mettendo così in dubbio le loro stesse azioni. Come fa Teddy.

Sono per di più immersi in luoghi quasi mistici, enigmatici, oscuri e protagonisti. Non è la perfetta descrizione dell’isola di Shutter? E se c’è un’altra cosa che questi due prodotti hanno in comune è l’impossibilità di una chiusura definitiva. Che sia di un crimine o di sé stessi.

4) Bates Motel

Shutter Island

Norman Bates, protagonista di Psycho, è uno dei cattivi più famosi del grande schermo. Un uomo violento che, come Andrew Laeddis, è affetto da una malattia mentale chiamata disturbo dissociativo dell’identità. In risposta a eventi traumatici passati, dentro di loro sono presenti due identità distinte che provocano una discontinuità del sé: Andrew e Teddy, Norman e Norma si alternano, così come le loro memorie. Una malattia che peggiora anche per le due figure al loro fianco, anch’esse malate: Norma nasconde il disturbo del figlio, Dolores ha tendenze maniaco-depressive che sfociano nell’assassinio dei suoi bambini.

In particolare di Norman Bates ne vediamo la genesi in Bates Motel.

Così come Shutter Island ci porta dentro Teddy/Andrew, Bates Motel è un viaggio intimo e inquietante nella mente di Norman, nel suo disturbo, nei suoi deliri, nei suoi comportamenti. Seppur più lenta, non si fa mancare quei momenti di thriller ansiogeni e quella violenza tipica dell’horror.

Non solo l’ambientazione è centrale nei due prodotti, ma iniziano in un modo (giallo per uno, teen drama per il secondo) e finiscono con l’essere tutt’altro, ricongiungendosi in un thriller psicologico ambiguo e spaventoso.

5) American Horror Story (Asylum)

Shutter Island

Ogni stagione di American Horror Story può essere letta come un omaggio ai diversi generi dell’horror. La seconda, intitolata Asylum (qui le 8 storie vere che racconta), ricorda proprio Shutter Island. Innanzitutto per l’ambientazione: due manicomi criminali nei pressi di Boston i cui nomi suonano pericolosamente uguali. In Shutter Island abbiamo Ashecliffe, in Asylum Briarcliff.

C’è un legame con i nazisti in entrambi i prodotti, così come vengono portati alla luce i vari esperimenti che al tempo erano soliti fare sui pazienti, tra cui farmaci psicotici, lobotomie ed elettroshock.

In Asylum gli elementi soprannaturali/paranormali vengono ridotti al minimo perché quello che si vuole mostrare è l’aspetto psicologico dell’orrore. Ed è ciò che maggiormente spaventa, più di qualsiasi mostro o demone. Lo fa attraverso le storie di Kit Walker, accusato di aver ucciso la moglie (come Andrew Laeddis) e di essere l’assassino locale Bloody Face, e di Lana Winters, giornalista tenuta prigioniera nel manicomio per aver tentato di svelarne gli oscuri segreti. Sappiamo, alla fine di Shutter Island, che Teddy è uno dei pazienti del manicomio, ma possiamo davvero esserne sicuri? Non potrebbe essere una Lana Winters? Ormai abbiamo imparato che a questa domanda non c’è risposta.

E le somiglianze tra Asylum e Shutter Island non sono finite. Vedere per credere.

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