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7 belle Serie Tv che hanno puntate molto lunghe, oltre l’ora

Iniziamo con una banalità: alcune serie tv come Sherlock sono paragonabili per qualità e successo a un’opera cinematografica e nel caso della serie qui citata anche per il minutaggio.

Sherlock infatti è una serie tv che presenta episodi davvero lunghi, di 90 minuti ciascuno; ogni puntata è lunga praticamente quanto un film.

Oggi le serie sono eventi artistici, fenomeni di costume. Se ne vogliono vedere tantissime e una delle prime cose che ci chiediamo nel momento di scegliere è: quanto dura? Nell’era in cui l’offerta è sterminata e l’accesso alla stessa è facilissimo, anche la concisione può essere un punto a favore per una serie. Nel momento in cui affrontiamo una serie nuova, guardiamo anche quante puntate ha una stagione e quanto durano.

Per scegliere di vedere una serie lunga, poco adatta al binge watching, questa deve essere bella, fatta bene e soprattutto avvincente perché c’è troppa scelta e la società dei 15 secondi predilige le cose che si hanno e si consumano velocemente.

Oggi vogliamo proporre a voi, veri cultori delle serie tv, una lista di 7 belle Serie tv che hanno puntate interminabili, ben oltre l’ora perché un abito di una catena di fast fashion è carino, costa poco, è accessibile a tutti e puoi comprarne subito un altro ma vuoi mettere un bell’abito di sartoria che ti calza a pennello?

La metafora si è spinta troppa in là? Vabbè ci siamo capiti, forse.

Iniziamo.

1. Inventing Anna

Con oltre 60 minuti a episodio, in “Inventing Anna Shonda Rhimes racconta la storia di Vivian, una giovane giornalista che indaga sul caso di Anna Delvey, leggendaria ereditiera tedesca che si diletta a fare stragi di cuori e portafogli.

La serie ha un sacco di ingredienti che possono renderla un prodotto di successo: l’ambientazione, l’alta società, la moda, il mistero, una ragazza disposta a tutto pur di vivere la vita dei suoi sogni e una giornalista assetata di riscatto pronta a raccontare la storia del secolo.

Ancora una volta la madre di “Bridgerton” e “Grey’s Anatomy” ha dimostrato di saper intercettare i gusti del suo, più che sfaccettato, pubblico raccontando la storia di una ragazza che non si fa alcuno scrupolo nell’apparire ciò che non è; un tema molto attuale nella società di oggi in cui spesso si mostra sui social la vita che si pensa si debba avere piuttosto che quella che si vive davvero.

2. Sherlock

Sherlock è una serie di enorme successo che ambienta le avventure del celeberrimo detective e del suo fido assistente dottor Watson nella Londra odierna.

 Lo Sherlock di questa serie, interpretato dall’eccellente Benedict Cumberbatch, è un personaggio contemporaneo un po’ particolare, intelligentissimo, con un fratello geniale, ma afflitto da alcune peculiarità che oggi lo farebbero classificare, forse, come affetto dalla sindrome di Asperger.

Nei vari episodi (lunghi 90 minuti) la deduzione si mescola all’azione con un rimando allo stile 007.

La peculiarità della serie non è nella trama in sé ma nella costruzione dei personaggi e nello stile del racconto particolarmente innovativo e veloce.
Sherlock è una serie diversa dal solito senza tempi morti, è un meccanismo sempre perfetto di sorprese e tranelli.

3. Vis a Vis

Dopo “Élite” e “La Casa di Carta” la Spagna ha sfornato un’altra serie di successo: “Vis a vis“, un thriller drammatico incentrato sulla vita delle detenute e sulla complessità delle loro relazioni interpersonali.

Le quattro stagioni scorrono abbastanza velocemente, nonostante il minutaggio (ogni episodio si protrae oltre i 60 minuti) e lo spettatore è incuriosito dalla voglia di saperne sempre di più sulle sorti dei personaggi, in particolare delle due protagoniste, Macarena (Maggie Civantos) e Zulema (Najwa Nimri). 

Tra i punti di forza c’è il fatto che la serie sia un gigantesco puzzle dove nulla è casuale quindi lo spettatore deve stare sempre attento e difficilmente può annoiarsi dati anche i numerosi colpi di scena.

Vis a Vis” ha tutti gli ingredienti giusti: i misteri, la suspense, le storie d’amore, i tradimenti, i complotti e qualche scena forte.

4. I casi della giovane Miss Fisher (una Sherlock al femminile)

I casi della giovane Miss Fisher” prendono piede, come nella serie originale, in Australia, tra atmosfere colorate e molto pop degli anni ’60.  Un’ epoca storica scelta per la quantità di spunti offerti. 

“C’erano dei cambiamenti nell’aria”, ha spiegato l’autrice Debra Cox. “Erano gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, ma non si era ancora verificata la Guerra del Vietnam così come altri eventi politici. Era un periodo in cui le donne avevano un’anima emancipata, grazie alle comodità tecnologiche che le liberavano dagli impegni in cucina”. Per l’altra autrice, Fiona Eagger, inoltre, “era in corso una liberazione sessuale. In quegli anni usciva la pillola anticoncezionale, c’era un incredibile senso di ottimismo: la musica era favolosa, la moda fantastica, le auto meravigliose, ma stavano anche per arrivare grossi cambiamenti sociali”.

La protagonista, Peregrine Fisher, viene catapultata da una vita di provincia solitaria e insoddisfacente, in una carriera come investigatrice senza paura. Giunge a Melbourne per accettare la misteriosa eredità che le ha lasciato sua zia, scomparsa in un incidente aereo.

Una serie leggera che nonostante gli 85 minuti a puntata scorre velocemente.

5. Hunters

Hunters è una serie peculiare che tratta di un argomento delicato che chiaramente la rende più esposta alle critiche.

Ambientata negli anni Settanta negli Stati Uniti, immagina che centinaia di nazisti si nascondano tra le persone comuni e stiano progettando la nascita del Quarto Reich proprio negli Usa. A contrastare questo piano segreto un gruppo di cacciatori di nazisti capitanati da Al Pacino.

Hunters è una crime fiction che gioca sull’esagerazione e strizza l’occhio a Tarantino o alla “superhero black comedy“, nonostante il tema centrale, la shoah, sia una questione su cui c’è bene poco da scherzare.

Di sicuro la serie non rischia di passare inosservata, non è indimenticabile ma è assolutamente da guardare perché fatta bene.

Va vista perché tra una risata e un’esagerazione è impossibile non riflettere almeno un nanosecondo sull’ orrore del nazismo.

6. Vincenzo

Ci spostiamo in Corea del Sud (specializzata nel proporre serie tv dal minutaggio lunghissimo) e vi suggeriamo “Vincenzo” che con i suoi episodi di 80 minuti (in media) diventa un vero e proprio compendio di stereotipi, per la maggior parte infondati, da guardare con una buona dose di ironia. Perché sì, Vincenzo è una serie con un’infinità di problemi e per certi versi è quasi involontariamente bella, ma merita comunque di esser vista. In qualche modo. Insomma, chiudiamola così: è “bella”, più che esser bella sul serio.

Vincenzo è un coreano adottato fin da piccolo da una coppia italiana ed entrato poi in una famiglia mafiosa, divenendone avvocato e consigliere. Ritenuti conclusi i suoi affari in Italia, decide di far ritorno in Corea con l’obiettivo di demolire un palazzo, al cui interno è nascosto un ingente bottino in lingotti d’oro.

Qual è il punto di forza di “Vincenzo“? La ricostruzione di un’italianità posticcia e, purtroppo proprio per questo, credibile e riconoscibile all’estero, affidata al per sempre giovane Song Joong-ki, nei panni del senza scrupoli Vincenzo Cassano.

Vincenzo” è una riproduzione consapevole dello stereotipo, con rimandi al film di mafia per eccellenza: “Il Padrino”.

Ormai anche oltre oceano si sa che noi italiani non siamo solo “pizza, mandolino e mafia” eppure usare gli stereotipi degli italiani che gesticolano senza sosta, vestono solo abiti su misura e che la mafia ha un suo senso dell’onore funzionano persino su noi stessi italiani che tra i tanti pregi abbiamo l’ironia.

7. L’ Ispettore Coliandro (tutt’altro che Sherlock)

L’Ispettore Coliandro è la fiction poliziesca italiana meno italiana di tutte.

Alla regia ci sono i Manetti Bros. e questo è già garanzia di locura (intesa proprio come lucida follia, stavolta!) e il protagonista è il simpaticissimo Giampaolo Morelli.

110 minuti a episodio che volano veloci regalando molti sorrisi.

Coliandro è irriverente, divertente, surreale; è uno dei personaggi più singolari, ben scritti e più riusciti del poliziesco italiano e non si può non volergli bene.

Potrebbe amare Chuck Norris ma lui assomiglia più al suo meme che a Walker, Texas Ranger.

 Originalità, casi mai banali e dialoghi brillanti, fanno de l’Ispettore Coliandro una delle fiction Rai più convincenti e autentiche in circolazione.

Perché dovete vedete questa fiction e perché Coliandro ha così tanto successo? Ce lo dice lo stesso Morelli: “perché il mio poliziotto non è l’eroe corrucciato e tutto compreso solo nel lavoro che spesso si vede in altri programmi. È anche uno che cazzeggia, che scherza con i colleghi alla macchinetta del caffè, che sfotte gli altri».

Che dite vi abbiamo convinto a vederne almeno una nonostante le puntate extralarge? Da Sherlock a Coliandro ce n’è davvero per tutti i gusti.