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5 Serie Tv che sono piaciute solo a me e ne vado fiera

Beh, magari non proprio “piaciute solo a me”, ma ci sono alcune serie tv semisconosciute che non hanno avuto un riscontro e un seguito da grandi numeri, che sono fiera di aver visto. Sì, ma adesso spiegare il perché è d’obbligo. Innegabilmente ognuna ha colpito per motivi diversi, ma i fattori comuni che hanno fatto guadagnare a queste serie il posto nello scaffale della memoria sono due: la storia/sceneggiatura e i personaggi.

Andiamo a capire perché mi vanto di queste 5 Serie Tv semisconosciute.

1) Dead Like Me

serie tv semisconosciute
Dead Like Me (558×372)

“La vita fa schifo e poi muori. E poi fa ancora schifo”, la pensa così Georgia Lass (che preferisce farsi chiamare George, ma non per motivi di fluidità), la protagonista di Dead Like Me. Come darle torto, dopo essere morta durante la pausa pranzo del suo primo giorno di lavoro, colpita da un sedile del water, detrito della stazione spaziale MIR. La vita di George era già difficile fino ad allora. Abbandono del college, problemi di senso di appartenenza col suo nucleo familiare, carattere scontroso e introverso. Sapeva che non avrebbe avuto la vita spianata, ma di certo non si aspettava di morire a diciotto anni e per un motivo così ridicolo e surreale. Non pensava neanche di ritrovarsi in una squadra di “non morti” a mietere anime nei casi di suicidi o incidenti, indicando la strada verso la luce. La prima delle Serie Tv semisconosciute di questa lista è stata trasmessa in Italia nel 2010, in origine nel 2003 su Showtime. L’attore più famoso al grande pubblico che interpreta Rube, il capo dei mietitori di anime, è Mandy Patinkin. George/Georgia è Ellen Muth, che è perfetta con la sua espressione eternamente imbronciata e distante da Dead Like Me. Un buono spunto narrativo e personaggi azzeccati. Ironica.

2) Being Erica

Being Erica (650×576)

E se potessimo rivivere alcuni episodi della nostra vita passata con la consapevolezza, l’esperienza del nostro oggi? Potremmo superare le insoddisfazioni che stiamo vivendo? Il famoso senno di poi. Erica Strange (Erin Karpluk) ha l’opportunità di intraprendere dei viaggi nel suo tempo per cercare di rimediare a errori e occasioni mancate del suo passato. Il Dottor Tom è il suo terapeuta speciale che incontra in ospedale quando viene ricoverata per shock anafilattico. La terapia sarà attraversare la porta del suo studio per trovarsi nei suoi ieri, nei momenti in cui avrebbe voluto comportarsi diversamente. A differenza della narrativa conosciuta dei viaggi nel tempo, in Being Erica le incursioni della protagonista nel suo passato non portano sempre all’obiettivo prefissato. I suoi interventi sono aggiustamenti di cose che si sono fatte o dette e che si sarebbero dovute evitare (chiamare la madre nazista in uno sfogo giovanile, buttare via la scelta di come e con chi perdere la verginità). Non può cambiare il corso delle cose e, infatti, quando ci proverà con l’incidente che ha causato la morte del fratello, richiamerà il dramma. Possiamo solo agire su noi stessi, le nostre parole ma non possiamo intervenire sulle scelte degli altri. Profondo, ma con la giusta leggerezza.

3) Steven Spielberg presents Taken

Taken (640×768)

Taken ha già compiuto 20 anni e nel 2002, quando è stata trasmessa per la prima volta in America (in Italia arriverà due anni dopo), le serie di fantascienza erano principalmente incentrate su viaggi spaziali o comunque sullo Spazio tout court. Taken invece racconta la vita di 3 nuclei familiari da Roswell in poi, per 50 anni delle loro vite segnate da rapimenti alieni, cospirazioni governative, esperimenti genetici. Il frutto di questi esperimenti è il personaggio interpretato da Dakota Fanning, Allie Keys, che è anche la voce fuori campo narrante che accompagna i 10 episodi della miniserie. Il tocco di Spielberg è ben presente e rende gli stereotipi utilizzati sugli alieni comunque accettabili. La novità ed elemento fondamentale della serie è il punto di vista degli esseri umani, che si sono trovati a contatto con una realtà oltre, in eventi incredibili. Lo spazio non è raccontato come un’entità esterna, un mondo siderale che si può attraversare solo con navicelle governate da equipaggi esperti. Il viaggio che intraprendono i protagonisti, anche quelli rapiti dagli alieni, è con loro stessi e la loro capacità di vivere con lo spazio dentro. Non proprio una delle serie tv semisconosciute nel vero senso dell’espressione, piuttosto uno scarso gradimento legato anche al nome di Spielberg che ha reso l’aspettativa molto alta. Da recuperare.

4) Life

Life (640×576)

Charlie Crews (Damian Lewis, protagonista molto prima di Homeland) passa 12 anni della sua vita in carcere prima di essere rilasciato con tante scuse (50 milioni di dollari e il reintegro nella polizia con promozione a Detective) grazie all’esame del DNA. Life è la vita che gli viene restituita e la sua ricerca dei responsabili del suo arresto 12 anni prima e del perché lo abbiano fatto. Nel mentre, il protagonista indaga e risolve altri casi assieme a Dani Reese (Sarah Shahi), selvatica e con problemi disciplinari e di dipendenze. Altra presenza costante è Ted Early (Alan Arkin), ex detenuto conosciuto nel corso della detenzione per frode finanziaria e che sceglie come amministratore del suo patrimonio. Charlie Crews, per superare gli anni in prigione, ha letto molti libri e si è avvicinato alla filosofia Zen, con la quale affronta la nuova vita che gli ha aperto i canali della percezione e dell’intuito e lo aiuta, tra digressioni e silenzi, a risolvere i casi che gli si presentano. Il punto di forza della serie è Charlie Crews non solo perché è il protagonista, ma per come è raccontato e interpretato da Damian Lewis. “Forse la vita è un sogno e ci svegliamo quando moriamo?”. Forse.

5) Heartland

Heartland (640×640)

Credo che ognuno di noi abbia avuto una sindrome da Un Posto al Sole, una serie che non citiamo preferendo fregiarci piuttosto di avere visto Squid Game in coreano. Sì, come è stata distribuita inizialmente, ma senza sottotitoli. Heartland è il mio Un Posto al Sole. Tra le serie tv semisconosciute, questa serie canadese ha il dono della longevità essendo arrivata alla 16ma stagione. Cavalli, natura spettacolare dello stato di Alberta, una famiglia allargata con nonno Jack (Shaun Johnston) capostipite testardo della famiglia Bartlett. Amy (Amber Marshall) è la nipote che sussurra ai cavalli. Non li doma nel senso tradizionale del termine, li capisce e li accompagna nell’addestramento. Storie familiari che si intrecciano sullo sfondo delle montagne rocciose sono la cifra di Heartland oltre alla fedeltà della maggior parte del cast che è rimasto per tutti i 16 anni, cresciuti e invecchiati nel corso delle varie stagioni. L’altro punto di forza della serie è che è portatrice sana della sindrome di Un Posto al Sole dalla quale, si sa, non si guarisce mai del tutto.