8) Legion


HoS Histories – il Corso di Storia delle Serie Tv
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Sin dalle sue prime sequenze, Legion si mostra come un’opera audace e anticonvenzionale, deliberatamente estranea ai canoni narrativi consolidati. Questa singolare identità emerge attraverso un ricco tessuto di elementi visivi onirici, una fitta simbologia e riprese di stampo visionario. La cifra stilistica di Noah Hawley, già impressa in Fargo, si riconferma qui in una serie di scelte autoriali che elevano il prodotto a un’espressione artistica di rara preziosità.
La narrazione di Legion, in particolare, si addentra in profondità nelle acque della filosofia e della psicoanalisi. Le riflessioni sull’esistenzialismo e la natura soggettiva della realtà si intrecciano con le teorie di Freud e Jung, sondando le intricate dinamiche dell’inconscio e del regno onirico. La percezione della realtà è costantemente destabilizzata, generando un labirintico gioco di specchi in cui i personaggi faticano a discernere il confine tra verità e illusione.
Il complesso universo interiore di David Haller, protagonista atipico di questa serie tv sci-fi, si frantuma in una miriade di frammenti di difficile ricomposizione.
Parallelamente, la sceneggiatura e la colonna sonora concorrono in modo significativo a immergere lo spettatore in una trama volutamente contorta e ambigua. La musica, ad esempio, amplifica il senso di straniamento che pervade le scene attraverso l’impiego di sonorità distorte e pause silenziose dilatate, contribuendo a creare un’atmosfera di ulteriore astrazione.
L’odissea di David si snoda attraverso i meandri della sua psiche, un territorio instabile di sogni evanescenti e allucinazioni perturbanti. Ogni elemento visivo che costella la narrazione della serie funge da specchio fedele del suo precario equilibrio mentale. David, un mutante tormentato per anni da quella che credeva essere una malattia mentale e da poteri telepatici incontrollabili, intraprende un percorso di scoperta delle sue vere origini e del suo latente potenziale. Con il progredire del suo viaggio interiore, le sue emozioni più intime si materializzano in forme tangibili: simboli enigmatici e animazioni surreali che trasformano lo show in una vera e propria immersione nel suo mondo interiore. Angosce recondite, desideri inespressi, paure paralizzanti e persino la malattia mentale assumono una consistenza fisica inquietante, manifestandosi come presenze oscure che perseguitano i protagonisti.
9) Silo

Il silo non è un generico bunker post-apocalittico. La sua struttura verticale respira e si snoda attraverso i vari livelli, come spirali di un inconscio collettivo. La fotografia gioca un ruolo cruciale nel rendere questa verticalità quasi sacrale, con inquadrature che ne sottolineano l’altezza vertiginosa e la profondità abissale. Le luci fioche che filtrano attraverso i livelli superiori creano giochi di chiaroscuro che modellano i volti dei personaggi.
La palette cromatica dominante è volutamente limitata. Tonalità di grigio, beige sporco e marrone terroso definiscono l’ambiente, riflettendo la natura isolata e auto-contenuta della serie tv sci-fi.
Tuttavia, all’interno di questa tavolozza apparentemente monocromatica, emergono dettagli di vibrante umanità. Un fiore coltivato con cura, un tessuto colorato indossato di nascosto, la luce calda di una lampada a olio. Piccoli tocchi di colore che diventano simboli potenti di speranza e individualità che lottano per emergere dall’uniformità. Soprattutto nella bellissima seconda stagione.
Un elemento visivo ricorrente e di grande impatto è la “schermata esterna”. Questa finestra digitale sul mondo proibito è presentata con una qualità quasi pittorica, spesso sfocata, granulosa. Le rare occasioni in cui l’immagine si fa più nitida diventano momenti di intensa tensione e desiderio, sottolineando il contrasto tra la sicurezza claustrofobica del silo e l’ignoto seducente e minaccioso dell’esterno. La bellezza ambigua di questi scorci esterni alimenta la narrazione e la sete di conoscenza dei personaggi e dello spettatore.