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L’evoluzione dell’eroe protagonista nel mondo delle Serie Tv

Per Jorge Luis Borges “Quattro sono le storie. Per tutto il tempo che ci rimane, continueremo a narrarle, trasformarle”. Di questi archetipi narrativi il primo e più antico sarebbe quello “di una forte città assediata” [Iliade], il secondo è “un ritorno” [Odissea], il terzo “una ricerca” [Giasone e il Vello], l’ultimo “il sacrificio di un dio” [Attis, Odino, Cristo]. Questo modello è stato più volte applicato anche ai racconti moderni che trovano espressione popolare nelle Serie Tv. Ma se anche questa impostazione fosse vera mancherebbe comunque un dettaglio fondamentale, decisivo nella definizione del racconto. Il suo protagonista.

Già, perché non esiste narrazione senza eroe.

È qui, su questo elemento che si concentrerà la breve disamina che segue. Si proveranno ad analizzare i modelli seriali in base alle caratteristiche del loro interprete principale. Nel farlo si traccerà una rotta cronologica che mostrerà l’evoluzione di tale figura fino ai più recenti successi televisivi. Ma perché dare tanta importanza all’eroe/protagonista?

Tanto nell’epica classica, quanto nella tragedia antica e moderna il soggetto della narrazione ha rivestito un ruolo fondamentale. Nella sua figura si è concentrato il senso del racconto e, spesso e volentieri, l’Io letterario dell’autore. Non solo: l’eroe diventa espressione anche del lettore che viene a formarsi e immedesimarsi in lui. È così che dall’analisi del protagonista è possibile ricavare considerazioni fondamentali sulla società che l’ha prodotto.Serie Tv

In quest’ottica allora Achille sarebbe espressione del valore guerriero, fondamentale per il successo della polis; Odisseo, dell’esplorazione via mare del VII-VI sec. a. C. e della furbizia che si sostituisce alla mera forza. Si potrebbe continuare a lungo, secondo quest’ottica, fino ai nostri giorni. Facendolo risulterebbe chiaro come ogni epoca, ogni momento di transizione abbia trovato ragione di sé in un modello, espressione di un’intera generazione (o di una significativa parte di essa). Ma non è questo il luogo deputato a quest’analisi.

Proviamo invece a compiere un enorme salto temporale catapultandoci ai nostri giorni.

Nella società contemporanea non è più il teatro lo spazio prediletto per l’espressione letteraria. E anche il libro ha drammaticamente visto scemare il suo ruolo di indicatore culturale. Massima espressione dell’arte popolare è invece diventata la Serie Tv, sempre più mezzo di ricezione del vasto pubblico. Entriamo allora nel merito e analizziamo alcuni esempi seriali seguendo una progressione cronologica. Tracciamo insomma una “storia archeologica” delle Serie Tv puntando i fari sugli interpreti del racconto.

Un lungo percorso in questo decennio di sviluppo esponenziale delle Serie Tv è già stato compiuto dal modello di partenza del protagonista a quello (quelli) attuale. Solo brevemente varrà la pena soffermarci sugli esordi seriali. Spesso legati al genere comedy i personaggi degli anni ’60 apparivano bozzettistici e granitici nella loro personalità, fissi e immodificabili.

In loro lo spettatore riconosceva situazioni e figure della quotidianità.

L’amico narcisista e immaturo (Seinfield), la famiglia media (Happy Days, I Jefferson), la zia rintronata (Assunta Cacace in La Tata) e più di recente il nerd impacciato ma geniale (Community, The Big Bang Theory, Chuck). Evidenti i fini parodici di questa scelta che affonda le radici nei realistici e buffoneschi personaggi della commedia di Plauto e Terenzio (il soldato vanaglorioso, la vecchia libidinosa, il giovane squattrinato). Protagonisti come Fonzie rassicuravano e fidelizzavano il pubblico desideroso di riconoscersi nel latin lover ribelle ma buono e parallelamente immedesimato involontariamente nel goffo e impacciato Richie.

L’incertezza del clima sessantottino espone invece sulla scena gli eroi della modernità: medici (Dr. Kildare), agenti governativi (Il prigioniero), forze dell’ordine (Tenente Colombo), avvocati (Perry Mason). Figure rassicuranti e positive capaci di confortare e tranquillizzare il pubblico.

Ma l’aspetto più interessante è quello che si lega ai successi più recenti.

Con l’emergere sempre più evidente delle Serie Tv nel panorama culturale globale il protagonista della trama viene a strutturarsi in maniera sempre più approfondita. Anticonvenzionale, geniale, sarcastico eroe è allora Dr. House. Il suo procedere a zig-zag a causa del bastone si fa espressione simbolica della ricerca di originalità e di diversità in una società sempre più globalizzata. Un “alternativo” ante-litteram, dannatamente irresistibile nel suo sprezzo delle norme sociali. In questa figura si concretizza l’individualismo dell’uomo moderno, il naturalissimo desiderio di essere riconosciuti nella nostra originalità di fronte a un mondo sempre più spersonalizzante e alienante.Serie Tv

L’uomo contemporaneo è di fatto un disperso, un incerto viandante nel suo cammino terreno. “Dio è morto e anche io non mi sento molto bene”, affermava in maniera geniale Woody Allen, sintetizzando così i due grandi assenti della contemporaneità (Dio e l’umanesimo). Il vuoto religioso ed esistenziale getta l’uomo in una disperazione razionalista, vuota e nichilista. Il disperso è Jack. Il protagonista di Lost pur partendo da un modello ben preciso e comune ai precedenti televisivi già analizzati, quello del medico e “uomo di ragione”, attraversa un lungo percorso che lo porta a una nuova sintesi umanista tra fede e raziocinio.

In lui lo spettatore nel suo bisogno religioso e insieme concreto si identifica e con lui intraprende questo cammino di crescita.

Ma una risposta esistenzialista non è mai univoca. Quel vuoto della modernità trova allora nuova espressione di sé in personaggi come Rust di True Detective, geniali e rassegnati osservatori della vacuità dell’esistenza. Anche per loro però c’è la possibilità di una redenzione, di una nuova speranza affidata alle stelle.

L’uomo si inarca, si accartoccia sulle proprie paure e si confronta con un’essenza che spesso è difficile da accettare. Walter White è l’espressione dell’uomo che riscopre se stesso e si afferma nel segno del male. Il suo lento cammino non vede una conversione al bene, quanto al male. Il disvelamento della sua essenza è il percorso di chi esplica la sua natura più profonda e i suoi istinti di autoaffermazione. Nella sua figura è la sintesi del nostro Es, del principio irrazionale e bestiale che spesso la società tende a rimuovere e a rifiutare. Il suo dirompente emergere è una riaffermazione violenta dell’individualità della persona. Rappresenta l’esplosione degli impulsi (sessuale, di auto-affermazione, di rivalsa) troppo a lungo repressi e non adeguatamente canalizzati.

“L’uomo moderno è così astuto e represso che lui per primo non sa cosa si è accumulato nel suo essere”, affermava Osho. L’incapacità di esprimere e di convivere con le sue pulsioni e i suoi desideri crea un sovraccarico che può portare a una vera e propria scissione interiore. È il caso di Elliot in Mr. Robot. In lui il bipolarismo, altro grande male della modernità, si materializza in un’entità a se stante che ha le fattezze paterne. Questo essere è in grado di dominarlo e affermarsi a danno dell’Io cosciente.Serie Tv

In lui si accumulano tutte le tendenze più passionali di Elliot, frenate dalla scorza apatica del protagonista.

Insomma, più che eroi l’età contemporanea ci restituisce figure anti-eroiche. Così anche tra i super-eroi si accentua sempre di più l’aspetto cupo e incoerente del loro carattere. Ognuno di loro perde l’incrollabile certezza di essere paladino del bene e sempre più risalto assumono anche i villain, affascinanti interpreti di una morale distorta.

In questo breve e incompleto percorso si è cercato di mettere in risalto alcuni aspetti che emergono in maniera determinante nella definizione del mondo contemporaneo. Si è cercato di ricavare importanti considerazioni sull’uomo moderno attraverso l’analisi di chi spesso e volentieri diventa espressione fittizia di noi stessi: il protagonista delle Serie Tv. Nel farlo sono emerse tutte le contraddizioni del tempo presente e le difficoltà di un mondo che sempre più cerca una sua dimensione senza riuscire a trovarla. Eppure in ogni (anti)eroe analizzato si conserva sempre un briciolo di speranza. Un barlume di luce. Quella che tutti noi, in fondo, desideriamo.

Una volta c’era solo l’oscurità. Se me lo chiedessi, ti direi che la luce sta vincendo.
Rust Cohle

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