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Oggi parliamo di quelle produzioni che, ancor prima di andare in onda, sembrano già avere il destino segnato. Pensiamo ai poster effervescenti, ai trailer montati con sapienza chirurgica, al cast stellare e alle interviste in cui registi e attori parlano di “show rivoluzionario”. Eppure, quando arriva il primo episodio, la trama si dipana e i personaggi che prendono vita, ci si accorge che qualcosa non torna. A volte il problema è evidente, legato magari a sceneggiature deboli, recitazione forzata o effetti speciali artificiosi. Altre volte la delusione è più subdola. Di fatto, si tratta di serie tv deludenti anche se tutto è tecnicamente corretto. Eppure, manca quella scintilla in grado di trasformare un prodotto ben confezionato in un fenomeno culturale.
Ci sono poi casi emblematici di effetto boomerang, quando le aspettative sono talmente alte che anche una serie semplicemente discreta finisce per essere percepita come un disastro. E questo soltanto perché non riesce a reggere il confronto con l’immaginario collettivo costruito attorno ad essa. Non bisogna dimenticare che viviamo nell’epoca dell’hype esasperato. Attualmente, un teaser di 30 secondi può generare dibattiti infiniti sui social e alimentare fantasie impossibili da soddisfare. Di conseguenza, la delusione è quasi fisiologica. Detto ciò, va anche riconosciuto che dietro tutte le serie tv deludenti, ci sono fattori complessi. Tra gli altri, si annoverano i limiti produttivi, gli intoppi nella scrittura, i cambi di direzione creativa o anche un’idea che sulla carta sembrava brillante, ma che nella pratica non ha funzionato.
Non sempre le Serie Tv deludenti sono un totale insuccesso
A tal proposito, diventano spesso materiale perfetto per discussioni accese, meme spietati e analisi infinite su ciò che “sarebbero potute essere”. In un certo senso, anche la delusione ha il suo spettacolo. E il 2025 era partito con forti speranze nel panorama televisivo, con nuovi titoli annunciati, ritorni attesissimi di serie cult e sequel di show che avevano già conquistato milioni di fan. Pertanto, tra teaser criptici, trailer spettacolari e campagne pubblicitarie martellanti, le aspettative del pubblico erano alle stelle. Le piattaforme di streaming e le reti televisive avevano alimentato l’hype, presentando il nuovo anno come un periodo d’oro per le serie tv.
Ciò nonostante, come spesso accade, non tutte le produzioni sono riuscite a mantenere fede alle premesse. Alcune hanno deluso fin dai primi episodi, altre hanno mostrato un progressivo calo di qualità, lasciando gli spettatori disillusi e, in molti casi, infastiditi. In alcuni casi si è trattato di scelte narrative discutibili, in altri di problemi legati alla recitazione, alla regia o a un evidente divario tra ciò che era stato promesso e ciò che è stato effettivamente consegnato. Lungi dall’essere un semplice elenco di show discutibili, dunque, ci concentreremo su quei titoli che avevano fatto grandi promesse ma che, almeno nella prima metà di quest’anno, non sono riusciti a convincere critica e pubblico. Per alcuni c’è ancora tempo per rimediare, per altri, purtroppo, il fallimento sembra già definitivo.
1) Tra le Serie Tv deludenti Suits LA manca della sua essenza

Quando NBC ha annunciato l’arrivo di Suits: LA, lo spin-off dell’iconica serie legale Suits, le aspettative erano altissime. Il franchise originale, con i suoi intrecci brillanti tra diritto, giochi di potere e dinamiche personali, aveva lasciato un segno indelebile nel pubblico internazionale. Specialmente dopo il boom di popolarità riscoperto nel 2023 grazie alle piattaforme streaming. Tuttavia, ciò che doveva essere un rilancio glorioso si è rapidamente trasformato in una cocente delusione.
Uno degli aspetti più criticati di Suits: LA è stata la qualità della scrittura, percepita da pubblico e critica come piatta e confusa. Gli episodi hanno adottato un ritmo disomogeneo, alternando momenti di lentezza a scene forzatamente drammatiche, senza mai trovare un equilibrio convincente. In particolare, la trama principale non ha presentato un arco narrativo forte. Gli intrecci legali, un punto di forza della serie madre, sono apparsi prevedibili e poco coinvolgenti. Infine, l’uso eccessivo di flashback, anziché arricchire la narrazione, ha frammentato il racconto, creando confusione nello spettatore. Questa sensazione di incoerenza si è riflessa anche nei personaggi, troppo spesso relegati a stereotipi senza profondità psicologica.
In Suits le dinamiche tra i protagonisti erano il cuore pulsante
in Suits: LA questa magia è mancata del tutto. I nuovi personaggi non sono riusciti a creare un legame emotivo con il pubblico. Il protagonista, un avvocato tormentato dal passato, è stato giudicato poco carismatico e troppo costruito. Le relazioni tra i membri dello studio legale appaiono fredde e meccaniche. Così come il cast, sebbene competente, non ha saputo generare quella chimica che rende intense le interazioni tra i personaggi. Anche il tentativo di inserire dei cameo di volti noti della serie originale, tipo le brevi apparizioni di Louis Litt o Donna Paulsen, è stato percepito come un’operazione nostalgica priva di reale impatto sulla trama.
Tra le altre cose, uno degli elementi su cui NBC aveva puntato era il cambio d’ambientazione. Di fatto, Suits: LA si svolge sulla costa ovest, nel cuore dell’industria dell’intrattenimento. Tuttavia, l’ambientazione di questa, tra le altre serie tv deludenti, non è mai stata realmente protagonista. E le dinamiche legate al mondo dello spettacolo, potenzialmente ricche di spunti, sono state trattate in modo superficiale. Los Angeles, infatti, con la sua complessità culturale e sociale, è rimasta un mero sfondo senza identità narrativa.
Non si percepisce il contrasto tra il contesto di LA e quello di NY
Non a caso, lo stile visivo e narrativo, distintivo nella serie madre, è stato sostituito da un approccio più convenzionale, simile a tanti altri legal drama in circolazione. Anche il tentativo di modernizzare il format, ad esempio inserendo tematiche attuali legate al mondo social o all’IA, è apparso forzato e poco organico al racconto. Il risultato finale, pertanto, è stato impietoso.
Le recensioni sono state fortemente negative, con punteggi tra il 30 e il 50% su piattaforme come Rotten Tomatoes e Metacritic. Gli ascolti sono stati deludenti, con una media inferiore ai 3 milioni di spettatori per episodio, molto al di sotto delle aspettative NBC. Così, la rete ha deciso di interrompere la produzione già a maggio 2025, dichiarando che il progetto “non mostrava il potenziale di crescita necessario”. E la cancellazione è avvenuta nonostante gli sforzi promozionali, che includevano persino il coinvolgimento indiretto di Meghan Markle, sebbene lei non abbia partecipato alla serie.
2) Pulse aveva tutti i requisiti per essere una delusione annunciata

Nel panorama delle nuove serie tv del 2025, Pulse era tra i titoli più chiacchierati. Promosso come il primo grande medical drama targato Netflix, con la promessa di portare un approccio moderno, maturo e realistico al genere. Ambientato a Miami, con l’uragano più devastante della storia recente come sfondo, Pulse si presentava come un racconto corale tra corsie d’ospedale, drammi personali, e persino un’importante trama legata al #MeToo. Ma, nel giro di poche settimane, la serie è scivolata rapidamente tra le serie tv deludenti della stagione televisiva. Fin dall’annuncio, la produzione ha generato altissime aspettative, grazie al coinvolgimento di attori affermati come Willa Fitzgerald nel ruolo della Dottoressa Danielle “Danny” Simms, protagonista dal passato tormentato. Anche Justina Machado, volto già noto per ruoli intensi e Néstor Carbonell, veterano di serie di successo come Lost e The Morning Show.
Il concept di base sembrava solido. Un grande ospedale di Miami travolto dall’arrivo di un uragano catastrofico, un team di medici alle prese con un’emergenza umanitaria e i fantasmi personali che riaffiorano. Tuttavia, sin dal primo episodio, il pubblico ha percepito un senso di déjà-vu. Le dinamiche interne tra medici, le storie d’amore sullo sfondo, il contrasto tra etica professionale e vita privata. Tutto questo e molto altro sembrava un collage mal riuscito di elementi presi da Grey’s Anatomy, E.R. e persino New Amsterdam, ma privo di una reale originalità. Un’altra grande pecca che ha segnato il destino di Pulse è stata la caratterizzazione dei personaggi. La protagonista Danny Simms, presentata come un medico brillante ma oscuro, si è rivelata rigida, fredda, e incapace di suscitare empatia nel pubblico.
Molti membri del cast sono stati imprigionati in ruoli stereotipati
Menzioniamo l’infermiera latina dal temperamento forte, il chirurgo tormentato, la giovane recluta idealista. I critici hanno parlato apertamente di “personaggi che sembrano usciti da un manuale di scrittura per serie tv degli anni 2000”, senza quella complessità o quella vulnerabilità che oggi il pubblico si aspetta. Inoltre, la mancanza di alchimia tra gli attori principali ha reso le relazioni poco credibili, riducendo drasticamente l’impatto emotivo delle scene più drammatiche.
Dal punto di vista narrativo, Pulse ha cercato di mescolare azione e introspezione con un uso massiccio di flashback, ma il risultato è stato disordinato. Gli episodi alternano il presente caotico dell’ospedale, invaso da feriti e devastato dall’uragano, a salti temporali nel passato dei protagonisti. In teoria, questa struttura doveva arricchire la psicologia dei personaggi, ma in pratica, ha solo spezzato il ritmo, creando confusione e rendendo difficile seguire l’evoluzione della trama principale. Molti spettatori si sono lamentati del fatto che la serie sembrasse saltare da un punto all’altro senza un reale filo conduttore, togliendo tensione sia alle scene d’azione che a quelle emotive. Inoltre, uno degli aspetti più controversi è stata la gestione del delicato tema delle molestie sessuali.
La serie ruota, in parte, attorno a un’accusa che la protagonista muove contro un collega più anziano, ma la questione viene trattata più come un espediente narrativo che come una riflessione autentica sul tema. Mentre gli approfondimenti psicologici e sociali risultano appena abbozzati. E si percepisce una certa ambiguità nell’intento degli autori, che non chiariscono mai realmente dove vogliano portare la discussione. Questa superficialità ha generato critiche da parte di associazioni e del pubblico, che hanno accusato la serie di strumentalizzare un tema importante senza dargli il giusto peso.
L’analisi critica dello show parla chiaro
Su Rotten Tomatoes, questa, tra le serie tv deludenti, ha ottenuto un misero 48% di approvazione, con recensioni che parlano di “serie esteticamente curata, ma narrativamente povera”. Il pubblico non ha risposto con entusiasmo e i primi episodi hanno avuto un picco iniziale di visioni, ma i numeri sono crollati rapidamente, con un drastico calo del 40% già entro la seconda settimana. Molti utenti sui social hanno definito Pulse “un’occasione sprecata”, un prodotto “freddo e impersonale”, incapace di distinguersi dai tanti medical drama che lo hanno preceduto.
Anche la critica specializzata, da testate come Time a blog di settore, ha parlato apertamente di questa, tra le serie tv deludenti, come “nata già in difficoltà”. Quindi priva di elementi distintivi sufficienti a giustificarne il successo. Ciò nonostante, dal punto di vista visivo, la serie è ben realizzata, con un’estetica moderna e curata. L’ambientazione a Miami, seppur poco sfruttata narrativamente, offre scorci suggestivi. Alcune scene, in particolare le sequenze d’emergenza legate all’uragano, hanno mostrato una discreta tensione e un buon livello tecnico. Tuttavia, questi elementi positivi sono stati soffocati da una scrittura prevedibile e personaggi poco incisivi.