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8 Serie Tv di Netflix non famosissime in Italia ma che hanno spopolato all’estero

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3) Seven Seconds

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Seven Seconds non ha conosciuto la luce, se non una offuscata. Un peccato, un bel peccato. Perché non siamo soltanto di fronte a un prodotto che sceglie di raccontare una storia dal genere crime e poliziesco, ma molto di più. Ingiustizia, realtà e disuguaglianza sono infatti le vere protagoniste di questo racconto firmato Netflix, anche se noi non ci abbiamo fatto molto caso. Seven Seconds, nel dettaglio, racconta la storia un poliziotto bianco appena assunto alla narcotici di Jersey City Sud, ma qualcosa – durante i suoi primi giorni di lavoro – cambia la sua vita per sempre. Peter investe accidentalmente un ragazzino afroamericano in bicicletta e, mosso dal panico, sceglie di fare una mossa da cui non potrà più tornare indietro: chiamare i propri colleghi per aiutarlo a nascondere quel che è successo, per poi vivere come se nulla fosse successo. Ma Peter, nella fretta, non si rende conto di un dettaglio fondamentale: il ragazzo investito è in realtà ancora vivo. Ed è così, e attraverso questa storia, che Seven Seconds racconta un mondo in cui l’ingiustizia si fa più spazio della giustizia. Il poliziotto bianco che riesce a fregare il ragazzo afroamericano è purtroppo un racconto che abbiamo già sentito, e Seven Seconds è ben consapevole di questo. Per questo la sua intenzione è quella di rispolverarlo facendo luce anche su quel che avviene dietro le quinte mentre, perdendo d’occhio la coscienza, si rovina la vita di qualcuno con l’ingiustizia. Tra poliziotti corrotti, rapporti in crisi e segreti, Seven Seconds si fa spazio nel mondo della serialità prendendosi la responsabilità di mostrare un argomento che troppo spesso ha trovato il silenzio, e che siamo ancora in tempo per far urlare.

4) Feel Good

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Andata in onda per la prima volta su Channel 4, Feel Good spopola completamente quando Netflix sceglie di produrre la sua seconda e ultima stagione. Il successo è assicurato ma, anche in questo caso, non in Italia.

Feel Good racconta la storia di George e Mea, una coppia appena nata che si ritrova a dover affrontare alcune delle tematiche più complesse di sempre. Perché nessuna delle due sta davvero bene, e i problemi non sembrano che far altro che aumentare. Il punto di non ritorno, inevitabilmente, si tocca quando George scopre che Mea è in realtà una ex tossicodipendente. Questa scoperta manda per un attimo le due in totale confusione: George vorrebbe che Mea chiedesse aiuto, mentre quest’ultima sente di non essere più guardata come prima, complice anche il non voler fare coming out di George. Perché non lo fa, si chiede Mea? Si sta allontanando da lei o da se stessa? Ha paura degli altri o della verità? Cosa accade davvero nella mente di George? Per ognuna di queste domande esiste una risposta, e risiede nel viaggio interiore che le due ragazze, insieme, affronteranno. Le relazioni sono un campo minato pericoloso da attraversare, ma il primo passo per riuscirci ha a che vedere con la nostra individualità: star bene con noi stessi potrebbe essere il metodo adatto nella riuscita di questo obiettivo, ed è questo quel che spiega Feel Good. Anche se è complesso, anche se non riusciamo sempre, sentirci bene è il primo passo per ogni cosa.

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