4) Non si può negare che Legion abbia sempre sortito un certo fascino

La serie (ecco un focus sul surrealismo di Legion), creata da Noah Hawley e ispirata al personaggio Marvel dei fumetti X-Men, è uno dei prodotti televisivi più originali e visivamente audaci degli ultimi anni. Tuttavia, nonostante l’apprezzamento della critica e un piccolo seguito fedele, non è mai riuscita a conquistare i più. Legion, difatti, non segue una struttura narrativa lineare, ma è costruita su sequenze oniriche, simboliche e spesso astratte e viaggi mentali, ricordi distorti, realtà alternative e voci interiori. Lo spettatore è costantemente messo alla prova: cosa è reale? Cosa è nella mente del protagonista? Questo ha affascinato i più pazienti, ma spiazzato il pubblico generalista.
La serie è un esperimento audiovisivo continuo: colori psichedelici, montaggi ellittici, musical improvvisi, scene girate in modo teatrale. È più vicina a un film d’arte sperimentale che a una tipica serie supereroistica o sci-fi. Questo la rende visivamente unica, ma anche poco accessibile e talvolta straniante per lo spettatore medio. David Haller, per esempio, è uno dei personaggi più complessi e instabili mai visti in una serie Marvel. Soffre di schizofrenia , ha poteri mentali devastanti, ma non è mai del tutto affidabile. È difficile empatizzare con un protagonista che non sa nemmeno chi sia, e il suo arco narrativo non è costruito per creare una connessione fluida.
Ogni stagione della Serie Tv cervellotica ha episodi molto diversi tra loro
Questi sono caratterizzati da momenti di grande impatto seguiti da lunghi passaggi contemplativi o surreali. Lo sviluppo della trama principale, come il conflitto con il Shadow King o l’origine di David, avanza a fatica e spesso viene messo da parte per esplorazioni mentali o simboliche. Questo ha generato frustrazione in chi cercava coerenza narrativa. Infatti, molti spettatori si sono avvicinati a questa, tra le serie tv cervellotiche, pensando fosse una serie più tradizionale, magari legata agli X-Men o con elementi da cinecomic.
Invece si sono trovati di fronte a qualcosa di psicologico, filosofico e molto lontano dallo stile tipico, tanto da abbandonarla dopo i primi episodi. Pertanto, FX e successivamente Disney non ha mai spinto Legion come serie “di punta”. Il suo stile, la sua complessità e il suo rifiuto delle convenzioni l’hanno relegata a prodotto di culto, più da festival che da binge-watching. Tuttavia, rimane pur sempre un gioiello di nicchia, celebrato dalla critica ma troppo complicata da metabolizzare.
5) Devs è la perfetta definizione di Serie Tv cervellotica moderna

Creata da Alex Garland, Devs (qui una lettura comparata della serie) è un’opera di fantascienza filosofica profonda, visivamente curata e tematicamente ambiziosa. Tuttavia, nonostante le aspettative elevate e l’autore di culto dietro la macchina da presa, non ha ottenuto grande successo. A tal proposito, la serie affronta concetti di fisica quantistica, determinismo, multiverso, libero arbitrio, simulazione e coscienza, trattandoli in modo diretto e spesso senza semplificazioni. Inoltre, non ci sono molte spiegazioni per lo spettatore medio. Il tono è serio, freddamente intellettuale, e la narrazione presuppone un interesse preesistente per questi argomenti.
Il risultato è una serie più cerebrale che emozionale, che può affascinare chi ama la filosofia, ma annoiare o disorientare chi cerca coinvolgimento emotivo o azione. L’intera stagione si muove con un passo contemplativo, con molti silenzi, inquadrature statiche, dialoghi lenti e riflessivi. Per molti spettatori abituati a un ritmo più dinamico, Devs è apparsa spenta o addirittura pretenziosa. I personaggi sono scritti e recitati in modo volutamente algido e minimalista e non c’è quasi mai pathos o calore umano, neanche nei momenti drammatici.
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Tuttavia, ciò non aiuta a costruire empatia col pubblico di massa. La serie ruota attorno all’enigma del laboratorio di Devs, ma non è una detective story né un thriller tradizionale. Una volta scoperto il segreto, però, la tensione non aumenta davvero e tutto si gioca su riflessioni etiche e cosmologiche, più che su colpi di scena o azione. In più, la protagonista e il resto del cast sono spesso percepiti come piatti o poco espressivi. Questo è assolutamente coerente con l’estetica della serie, ma contribuisce al senso di distanza.
Anche il villain Forest, interpretato da Nick Offerman, è malinconico, quasi apatico… Più un’idea che un personaggio vivo. Devs è in tutto e per tutto un film autoriale diviso in otto parti, non una serie pensata per il binge-watching o per creare fidelizzazione a lungo termine. Non ha cliffhanger forti, non costruisce personaggi “pop”, non invita alla conversazione mainstream. Si rivolge a un pubblico colto, amante della fantascienza concettuale e della filosofia della scienza, un gruppo piccolo e spesso più orientato al cinema che alla serialità.