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È facile riuscire a girare un episodio pilota che riesca a cogliere l’attenzione degli spettatori. Ma vogliamo parlare di quanto sia difficile dare un degno finale a una serie tv che ci ha rapito il cuore? La delusione e la rabbia di uno spettatore insoddisfatto sono sempre dietro l’angolo di qualsiasi puntata finale, ma noi abbiamo voluto aiutarvi a trovare delle conclusioni che vi soddisfino.
Ecco, per voi, la classifica di 9 finali di serie tv animate che sono tutt’oggi dei capolavori inenarrabili.
1. Samurai Jack

Samurai Jack è una serie tv animata statunitense creata da Genndy Tartakovsky. È stata trasmessa per la prima volta negli Stati Uniti su Cartoon Network dal 2001 al 2004. La storia inizialmente non venne conclusa, ma 12 anni dopo, Samurai Jack è stato rinnovato per un’ultima stagione.
La trama ruota attorno a Jack, un principe samurai del Giappone feudale, il cui regno viene attaccato da un demone malvagio chiamato Aku. Quando Jack sta per sconfiggerlo, il demone lo spedisce nel futuro tramite un portale temporale. Jack si ritrova in un mondo distopico dominato da Aku, popolato da robot e strane creature. Determinato a tornare nel passato per fermarlo, Jack viaggia per il futuro cercando un modo per tornare indietro nel tempo. Durante il suo viaggio affronta numerose prove e aiuta le persone oppresse. Ogni episodio presenta una nuova avventura ed è autoconclusivo.
Nell’ultima puntata Jack è cambiato, ha perso la speranza. Tuttavia, trova una nuova alleata, Ashi figlia di Aku, che alla fine si ribella contro il padre (Se vuoi saper di più, leggi anche – Come finisce Samurai Jack?). Jack sconfigge Aku dopo un’epica battaglia e finalmente riesce a salvare il mondo. Ma, poiché Aku non esiste più nel nuovo futuro, Ashi svanisce nel nulla, lasciando Jack solo.
È un finale intenso, poetico e maturo, che conclude in modo memorabile il lungo viaggio del samurai. Insegna il prezzo del sacrificio, la perseveranza, il lottare tra il bene e il male in nome dell’amore, a ricercare la propria identità. Quello di Samurai Jack è sicuramente un finale molto doloroso e amaro, ma alla fine del viaggio il nostro eroe riuscirà a trovare la pace e la speranza, pur nella perdita. È una chiusura silenziosa e contemplativa, che riflette la natura della serie: non solo azione, ma anche spiritualità e bellezza.
2. Avatar: The Last Airbender

Avatar: The Last Airbender è una serie tv animata statunitense creata da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, andata in onda su Nickelodeon dal 2005 al 2008. La trama si articola in tre stagioni: Acqua, Terra e Fuoco. La storia è ambientata in un mondo fantastico dove alcune persone possono manipolare i quattro elementi, ma solo l’Avatar può dominare tutti e quattro gli elementi e mantenere l’equilibrio nel mondo (Leggi la nostra recensione sul live action).
Il protagonista è Aang, un ragazzo di 12 anni che scopre di essere l’ultimo Dominatore dell’Aria e anche l’Avatar scomparso da 100 anni. Dopo essere rimasto intrappolato in uno stato di animazione sospesa, viene ritrovato da due fratelli della Tribù dell’Acqua del Sud: Katara e Sokka. Insieme, partono per un viaggio per aiutare Aang a padroneggiare tutti gli elementi e fermare la Nazione del Fuoco, che da un secolo cerca di conquistare il mondo.
L’epilogo è potente ed emozionante. Aang sconfigge Ozai, il malvagio Signore del Fuoco, senza ucciderlo, segnando un finale coerente con la sua crescita e la sua moralità.
Il finale tratta temi come: la crescita personale, la consapevolezza delle scelte morali e spirituali, l’orrore della guerra, il valore dell’amicizia e della redenzione. Aang, invece di cedere alla violenza, trova una terza via, dimostrando una forza morale superiore. Anche lo sviluppo dei personaggi è realizzato magnificamente: ognuno di essi ha il suo momento di gloria e una chiusura del proprio viaggio.
Il finale di questa serie tv animata è speciale, perché fonde magistralmente azione, filosofia, emozione e narrazione. Rappresenta la vittoria non della forza, ma della compassione e della saggezza, chiudendo con coerenza e bellezza un viaggio di formazione straordinario. Nonostante la guerra, il finale è ottimista, ma non ingenuo: c’è speranza, ma anche il riconoscimento del dolore e delle cicatrici lasciate dal conflitto.