7 – Il racconto di un padre (Tutto chiede salvezza)

Tutto chiede salvezza va affrontata con una certa sensibilità: ambientata nell’ambito del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di una clinica romana, la serie segue le vicende di Daniele, un ventenne a cui è stato imposto un TSO. Nel corso delle puntate non scopriamo solo il passato di Daniele e cosa lo ha portato a finire lì, ma anche le storie di tutti coloro che con Daniele condividono la stanza nel reparto. Tra questi c’è Alessandro, bloccato a letto in stato catatonico. A raccontare la sua storia è il padre, che tutti i giorni va a trovarlo nella speranza che si riprenda. È un uomo che si sente colpevole della condizione del figlio, dato che ci è entrato mentre era a lavorare da ragazzino insieme a lui. Nelle sue parole e nei suoi occhi ci sono i sentimenti di un padre che vede suo figlio bloccato in un letto d’ospedale. Un padre che vive una vita che a suo figlio è in qualche modo stata negata. Lui va avanti, ma Alessandro resta lì. La loro storia, come quella di tutti i personaggi, chiede salvezza. E la commozione che ne è derivata è stato uno dei momenti più intensi nella visione di una serie che credo abbia ancora tanto da riservarmi.
8 – Non voglio andare (Never Have I Ever)

Può una serie come Never Have I Ever far venire voglia di piangere? Assolutamente sì, lo dico per esperienza, e infatti merita un posto in questa lista di scene commoventi delle serie tv. La scena incriminata risale al finale della terza e per ora ultima stagione: Devi ha deciso di frequentare l’ultimo anno di liceo nella prestigiosa Shrubland School, un posto in cui tirare fuori davvero tutte le sue potenzialità. Dopo la cerimonia dei diplomi, però, si rende conto di non sentirsi pronta a lasciare casa e di voler sfruttare al massimo l’ultimo anno nella sua scuola, avendo a fianco le persone a lei più care. Arrivata a casa vede sua madre e scoppia a piangere: per quanto la sua educazione possa essere stringente, e senza dimenticare tutti i litigi e le incomprensioni causate dalla loro estrema diversità, Devi non vuole lasciarla, non vuole rinunciare a quella quotidianità familiare che, dopo essere andata via di casa, non sarà più la stessa. Partire, affrontare nuove esperienze e superare i propri limiti è bello e stimolante, ma non è solo e sempre la scelta giusta. E scegliere di restare non significa essere debole, ma volersi concedere i propri tempi. Devi lo capisce e decide di darsi la possibilità di vivere la sua vita ancora per un po’. E io che ormai la scelta l’ho già fatta e so quanto possa essere difficile confermarla ogni giorno, nel momento dell’abbraccio tra Devi e sua madre non ho potuto fare a meno di pensare a quanto a volte mi manchino le mie radici. E, ovviamente, di piangere.