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Avevo un bel ricordo della mia infanzia, poi è arrivato il reboot di MacGyver

Fino a pochi giorni fa avevo dei ricordi magnifici della mia infanzia, poi però ho guardato il reboot di MacGyver.

Il MacGyver del 2016

Per quelli della mia generazione, l’accoppiata MacGyver/Italia 1 è sinonimo di mattinate passate al calduccio sotto le coperte fingendo malori e ridendo, sotto i baffi che ancora dovevano spuntare, pensando a quei poveri sfigati dei nostri compagni di scuola costretti a stare al freddo delle aule.

MacGyver era un eroe buono, un paladino del buonismo che risolveva missioni impossibili armato solo della propria conoscenza, di tanta fantasia e di tutti gli oggetti che trovava sul cammino.
In effetti, ora che ci penso, in teoria MacGyver doveva essere uno sprone a studiare e imparare tante nozioni utili in futuro, non l’incentivo per fingere mal di pancia tattici il giorno della verifica di matematica.

Si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco.

Alcune, però, escono dal forno carbonizzate. L’idea di fare un reboot di MacGyver ad occhio e croce è stata dimenticata un paio di settimane a 220°, ventilato. Chissà la bolletta della luce.

LE DIFFERENZE DEL REBOOT DI MACGYVER CON LA SERIE ORIGINALE

Non ho potuto mettere il termometro sul calorifero e assentarmi dal lavoro per rendere l’atmosfera giusta, ma credevo comunque di risvegliare emozioni sopite da troppo tempo.

Nulla di più sbagliato.

Pronti via e scopriamo che Angus MacGyver in questa versione ha un team di supporto che lo aiuta nelle missioni.
Cominciamo male, se all’epoca eravamo alla ricerca di un po’ di sano e virile cameratismo la mattina guardavamo A-Team.

C’è Nikki, una biondina maga del computer che, a detta della voce fuori campo, ha rifiutato un lavoro di primo piano a Google e alla Apple per far parte dell’organizzazione segretissima e salvare il mondo in cambio di vitto, alloggio e copertura.

Il mio pensiero va ai genitori e ai soldi spesi per lauree, master e contromaster.

L’altro socio è Jack, alias Nick Stokes, passato alla DXS direttamente dalla scientifica di Las Vegas.

Jack nel reboot di MacGyver

Seconda differenza, i tre sono equipaggiati con un arsenale altamente Hi-Tech. Il non plus ultra dello spionaggio, all’interno di una Serie Tv diventata famosa perché il protagonista è capace di tirare su una bomba atomica da un petto di pollo e una forcina per capelli.

Io ci riesco con un cucchiaio e del chili piccante, ma questa è un’altra storia.

Non ha senso che MacGyver abbia delle armi. Lui se le crea (cit.), e in ogni caso non ha altrettanto senso che sia costretto a crearsele quando nel suo furgone ripone una Santa Barbara che neanche i galeoni spagnoli dei tempi belli di Carlo V.

Una squadra e armi della madonna, ed è subito Mission Impossible.

MacGyver, che da ora in poi non riconoscerò più come tale, per il momento sarà Ethan, dà il meglio di sé nella sua prima missione, proprio qui da noi!

LA PRIMA MISSIONE DI COSO

Ethan arriva nel vialetto d’ingresso di una villa extra lusso in riva al Lago di Como, a bordo di una splendida auto da corsa. Scende vestito impeccabilmente, e rivolge un paio di battutine da vero uomo che non deve chiedere mai a Nikki (che per inciso è la sua ragazza), la quale lo segue a distanza grazie al Gps.

E in un attimo Ethan divenne Bond, James Bond.

Il primo scambio di battute tra i tre protagonisti riguarda la missione:

“Cosa dobbiamo recuperare?”
“Una roba, tipo una bomba”
“Di che genere?”
“Boh…”

No beh, complimenti per l’organizzazione…

Dopo aver passato il Metal Detector – ed essere entrato con il proprio coltellino svizzero, applausi a scena aperta alla Security – incontra il proprio Boss. Cosa ci faccia lì? Mistero. Finge di abbordarla:

“Voula un becchiere de vino?”
“Quando hai imparato a parlare italiano?”

MAI.

Nota a margine. Io sono di Milano, disto circa 45 minuti di macchina dal lago, ma mai e dico mai mi ero accorto che i comaschi parlassero con quel tipico accento del Texas.

“Cosi stai faciendo?”
“Sta atentto!”

Dobbiamo tutti delle scuse a quel laghée di Joe Bastianich.

James, anzi il giovane Eddard Stark, recupera l’arma biologica sfruttando qualche trucchetto dei suoi, tipo fare su tutto un casino per ottenere un’impronta digitale da un bicchiere per poi sbloccare la cassaforte grazie a del cartongesso sbriciolato sul lettore.
Scappa sul molo, dove a bordo di una barca c’è Jack ad attenderlo, mentre gli indigeni lo inseguono armati di cerbottana.

MacGyver o Indiana Jones

Indiana e Jack riescono a fuggire, facendo anche saltare in aria la barca degli inseguitori con degli effetti speciali in pieno 80’s Style. Un minimo di nostalgia della vecchia serie affiora.

Brutte nuove: Nikki è stata rapita, e un cattivone minaccia di spararle se non gli viene consegnata l’arma. Indy gliela dà e lui le spara lo stesso, e poi spara anche a lui. La tipa sembra morire (ho detto sembra?!), il dr. Jones si salva.

Ma l’onore, dico io, L’ONORE!

DI MALE IN PEGGIO

Non sto qui ad ammorbarvi troppo con la trama. Riassumendo: dopo tre mesi di lutto il nostro eroe si rimette in pista, anche perché della gentaglia minaccia di usare l’arma batteriologica trafugata. Scopre che in realtà il cattivone di prima è solo uno scagnozzo, mentre la vera mente criminale è proprio quel personaggio che non aveva senso esplorare per 20 minuti del pilot prima di farlo crepare. Esatto, Nikki. C’è un inseguimento, varie cose senza senso e alla fine la cattura della bionda.

Guardo la barra dello streaming, mancano ancora 12 minuti. Troppo per i titoli di coda, infatti la bomba non è in possesso di Nikki, ma di un altro scagnozzo cinese che la sta scorrazzando in giro per San Francisco a bordo di un anonimo camion dell’esercito americano degli anni ’70.

Reboot di MacGyver o Die Hard

Jack e John McClane, perché nel frattempo è diventato John McClane, lo inseguono a bordo di un elicottero. Ci sono tuffi nel vuoto, collutazioni, fili tagliati, pistole lanciate da un mezzo all’altro e paracadute improvvisati, ma alla fine tutto si risolve per il meglio.

Nel senso che il pilot del reboot di MacGyver ha una conclusione.

Tre secondi dopo la fine delle ostilità arriva tutto il fottuto esercito degli Stati Uniti, giusto per prendere un po’ di gloria e sgranchire le gambe, mentre John, Jack e la tizia nuova al posto di Nikki (pescata dalle Patrie Galere) fanno comunella pronti per nuove avventure.

P.S. Mentre sono lì a bersi due birre piomba il loro capo, e il dialogo che segue è surreale:

Capo: “Vista la falla nella sicurezza la DXS è chiusa, ma è stato deciso di aprire un nuovo ente di spionaggio governativo”

Team: “Come si chiama?”

Capo: “Boh, decidetelo voi”

Ma come decidetelo voi?!?! È un’organizzazione segretissima del governo USA e il nome lo devono decidere un ubriacone, una ex galeotta e un nerd??? Ma dai, mica stiamo parlando della squadra di calcetto per il Torneo Santa Salamella di Busto Garolfo!

Team: “Mah, facciamo Phoenix Foundation, sai la storia della fenice e bla bla bla”.

COSA NON VA NEL REBOOT DI MACGYVER

Praticamente tutto. La trama non ha senso, mischia il format originale ad una modernità superflua ai fini della storia. Solo gli effetti speciali sono rimasti fermi all’età d’oro di MacGyver, ed è tutto tranne che un complimento.

È come se avessero voluto omaggiare tutti i grandi eroi del cinema d’azione anni ’80 e ’90, senza che nessuno di loro glielo abbia chiesto. Il risultato non è nemmeno così tanto brutto da diventare bello, un gioiellino trash. Non risveglia i vecchi ricordi, al massimo fa esattamente il contrario. Di risvegliare.

Ridatemi indietro la mia infanzia.

E tre quarti d’ora della mia vita.

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