Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » SERIE TV » L’assuefante male di vivere delle Serie Tv inglesi

L’assuefante male di vivere delle Serie Tv inglesi

Dove sono ora la gloria e il sogno?

Nell’abbraccio commovente di un verso finale, nella storia di un mondo che cambia e che piange. Il sogno e la gloria sono nella poesia che esiste nel tempo, come umile biografia di storie inglesi, come quella di Vanessa Ives. Penny Dreadful è il poema che come un’ode torna e ritorna a raccontarla, con violenza e tenerezza, così com’è la storia dell’esistenza. E malinconici e gentili, i tratti del viso di Thomas Shelby giocano a predire la tristezza della sconfitta, così come quelli di Alessandro Magno davanti a ciò che non è più conquistabile. Quella è la fine e la lotta in vita non porta a nulla se non alla temporanea illusione di avere abbastanza ma di essere destinati a perdere tutto, così Thomas in Peaky Blinders, così Vanessa in Penny Dreadful.

Le serie inglesi sono così profondamente devote all’ancestrale bisogno umano di vedere il buio, di entrarvici dentro e di rimanerne estasiati che non c’è neanche abbastanza tempo per esplorarlo tutto. Non c’è mai una fine conclamata all’escursione nelle profondità dell’abisso e ce ne accorgiamo quando i protagonisti fanno fatica a risalire in superficie e rimangono bloccati dove non possono evitare la sfida più grande. Con se stessi e con le proprie paure, lì dove James Delaney non vede solo quello che c’è, ma il passato di suo padre e le storie di un tempo che non è mai esistito, se non negli incubi dei mortali.

Taboo peaky blinders

Potrebbero addirittura essere due risvolti della stessa temibile e petrosa poesia James e Thomas. Magari nello stesso tempo, ma in dimensioni diverse. Come se riuscissero a incontrarsi nella percezione, nella scia di un’invisibile presenza oltrepassata con lentezza e terrore.

Sarebbe quello lo scontro decisivo, l’inebriarsi dei demoni dell’altro seguiti sempre dal proprio fantasma. È già accaduto. Ma questa volta sono Peaky Blinders e Taboo a offrirne il panorama.

Da qui risorgono la gloria e il sogno, dove le anime per un attimo si spengono e toccano il fondo, è la tristezza a raccoglierle dai confini della loro storia. È la tristezza a offrirgli la via di fuga più elegante e poetica, e tra i versi dell’ode a loro dedicata li riporta alla sopravvivenza, togliendogli ogni volta un poco di felicità. Ancora vivi ma, immancabilmente poveri di mediocrità, servono un dio più grande, più alto di ciò che superficialmente è detto essere terrestre. Donano se stessi alla poesia che gli strappa il sangue dalle vene a favore di versi colmi di vita, vivi nella loro elitaria complessità.

thomas shelby peaky blinders

Quasi a diventare perfetti nella loro assurdità, giocano d’astuzia e deridono le pieghe del destino, nel loro male sopravvivono a tentoni ma con inquietante e tenace volontà. Eclatante solo nella solitudine del loro essere costantemente in stallo, come Eve Polastri. Sola nel suo cammino, come Thomas Shelby che non trova rimedio né cura nei Peaky Blinders, così come anche James e Alyssa. Sembrano quasi capirsi, venirsi incontro nell’assurdità di una vita che non ha senso se guardiamo bene alcune delle sue regole.

Come si fa a non perdersi, a non rimanere delusi?

Restando sempre innamorati di un abisso che sprofonda. Verranno salvati sempre da quei versi che dalla loro tristezza prendono spunto, che del loro dolore si nutrono. Magari potranno sperare in un declino moderato, in un dolore mai sopito. È così che sanno di dover sopravvivere, in versi vivi che sanno descrivere la loro storia, imparando a convivere con i demoni delle loro odi.

Leggi anche: Peaky Blinders – La produzione della quinta stagione è terminata