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Le 10 peggiori sigle delle Serie Tv originali Netflix

Ci sono sigle unskippable che potrebbero esistere anche senza la serie che rappresentano, come quelle della HBO e quelle della maggioranza delle serie tv originali Netflix. Tra le sigle da pelle d’oca della piattaforma americana di streaming ricordiamo quelle di BoJack Horseman, Mindhunter, Narcos. Oppure Una serie di sfortunati eventi, Orange is the new black e tantissime altre.

Il loro pregio è di aver saputo combinare insieme elementi visivi e sonori capaci di creare delle perle rare che ci hanno stupito per creatività e originalità. A tal punto da farci usare il loro tema musicale come sveglia o come suoneria, creando un coro di teste oscillanti e sguardi complici sui treni o per strada.

E poi ci sono quelle sigle che devi skippare per noia o per insofferenza. Sigle insipide, facilmente dimenticabili o per niente all’altezza della serie, ovviamente rispetto agli standard a cui la piattaforma ci ha abituato.

Questa classifica raccoglie le 10 sigle peggiori delle serie originali Netflix, non tanto da un punto di vista estetico quanto per la mancanza di impegno e originalità.

10) Dracula

Decimo posto per la sigla della miniserie britannica del 2020 creata da Mark Gatiss e Steven Moffat, gli stessi di Sherlock. Il racconto, basato sull’omonimo romanzo di Bram Stoker, ha l’obiettivo di farci morire di terrore. La serie originale Netflix ha ottenuto dei feedback molto contrastanti e a tratti fortemente critici, ma i primi due episodi in particolare sono stati molto apprezzati proprio perché sono riusciti a coinvolgere e a spaventare con una narrazione intrisa di atmosfere cupe, mistero ed elementi terrificanti.

La sigla invece non ci riesce benissimo e resta ancorata ai soliti cliché tra fiumi di sangue baroccheggianti e mosche. Non è male ma, come abbiamo appena detto, c’è lo zampino dei creatori di Sherlock dai quali pretendiamo il massimo. L’originalità di Netflix è tanta, troppa, e il nostro palato è sempre più raffinato. La sigla dovrebbe prepararci emotivamente a una visione inquietante, forse la musica di David Arnold e Michael Price ci riesce, ma le immagini invece la fanno sembrare quasi una pubblicità stucchevole.

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