8) Supernatural

Lasciamo il mondo poliziesco per addentrarci in quello del paranormale. Ad aprire la Top 8 troviamo niente meno che Supernatural, probabilmente una delle Serie Tv più dibattute di sempre. Intendiamoci: sulle prime stagioni nessuno ha nulla da controbattere. Tutto funziona alla perfezione: atmosfera coinvolgente, personaggi ben approfonditi e un ottimo bilanciamento tra trama orizzontale e verticale. I due fratelli, Sam e Dean Winchester, sono una risorsa formidabile per chiunque incroci il loro cammino. Per ogni evento paranormale, loro hanno una risposta. E se non ce l’hanno, la trovano. Colpi di scena, indagini sovrannaturali e la ricerca di un padre scomparso: nulla da obiettare, Vostro Onore, lo ribadiamo con convinzione.
Ma poi, qualcosa è rotto, e Supernatural ha cominciato a perdere smalto, a vacillare.
Nel corso delle sue quindici stagioni, la Serie Tv ha toccato innumerevoli temi: dai demoni all’Apocalisse fino al Multiverso. Ed è stato proprio questo uno degli elementi che hanno contribuito al suo declino: a un certo punto Supernatural ha cominciato a spingersi oltre misura, perdendo quei punti di forza che l’avevano resa unica. Ha cominciato ad affrontare qualsiasi argomento non per reale esigenza narrativa, ma come se dovesse coprire tutto a ogni costo. La sensazione è che, a un certo punto, la serie abbia iniziato a esplorare il paranormale come si collezionano figurine: tanti spunti messi in fila, incollati sulla pagina senza una reale coerenza o profondità. Fine dei giochi.
E con il finale, purtroppo, le cose non sono andate meglio. Dopo quindici anni di narrazione, Supernatural ha chiuso il sipario con un epilogo debole, forzato, e un episodio di troppo. Ma forse, dopo così tante stagioni altalenanti, nemmeno un finale impeccabile avrebbe potuto salvare il ricordo controverso di una delle Serie Tv horror più longeve della storia della televisione.
7) Grey’s Anatomy, una delle Migliori Serie Tv di un tempo

Pazienti sopravvissuti? Sì, Vostro Onore. Più dei medici che li hanno curati. Perché il Seattle Grace Hospital è uno dei pochi ospedali al mondo in cui, nella maggior parte dei casi, a lasciarci le penne sono medici, specializzandi, inservienti e persino i parenti del personale. Qui nessuno è al sicuro. Bisogna guardarsi le spalle, sempre. Disagio, lacrime, tensione costante e la paranoia che un banale mal di testa di un dottore possa preludere a una tragedia: questa è Grey’s Anatomy, amici. Questo è ciò che significano le sue 22 stagioni – ancora in corso – cariche di drammi, colpi al cuore e perdite indimenticabili.
E lo sappiamo noi, come lo sapete voi: le prime stagioni di Grey’s Anatomy sono intoccabili. Precise, coinvolgenti, perfette per chi cerca un medical drama ma capaci anche di appassionare chi ama le storie d’amore tormentate e quel tipo di intrattenimento emotivo che ti svuota e ti riempie allo stesso tempo. E quanto ce ne ha dato, Grey’s Anatomy. Per un periodo, alcune delle migliori coppie della televisione nascevano e si consumavano proprio tra le sue corsie. Era un simbolo. Altro che Team Conrad o Team Jeremiah: qui si tifava per la sopravvivenza. E, nella maggior parte dei casi, si perdeva.
E lo sappiamo bene. Quello che è successo nell’undicesima stagione ci perseguita ancora oggi, con tutte le sue conseguenze emotive. Abbiamo camminato per undici stagioni per vedere finalmente quella pace tra Derek e Meredith e poi, all’improvviso, tutto si è spento insieme a lui (qui vi spieghiamo in modo dettagliato le ragioni per cui l’attore scelse di abbandonare la Serie Tv). E non era l’unico. Non è mai stato l’unico.
Nel corso delle sue 22 stagioni, abbiamo dovuto dire addio a personaggi del calibro di Cristina Yang, Isobel Stevens e tanti altri. Ma Grey’s Anatomy non ha ancora chiuso i battenti. All’orizzonte c’è già una ventitreesima stagione, e va bene così. Ormai, non ha più senso sperare nella sua cancellazione. Però diciamolo: a un certo punto non abbiamo più potuto guardarla con gli stessi occhi di prima. Quando pensiamo alla vera Grey’s Anatomy, torniamo indietro nel tempo, a quegli anni d’oro in cui i veri protagonisti hanno scritto la storia, per poi lasciare il campo in un momento in cui né noi né la serie Tv eravamo pronti a lasciarli andare.”






