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8 Serie Tv che sono volutamente, spudoratamente e intelligentemente trash

la casa di carta
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Linguaggio scurrile, personaggi sboccati, scene che sembrano gridare attenzione mostrando situazioni pacchiane e grottesche. Il trash ci fa venire la nausea e spesso è la caratteristica distintiva di quelle serie tv e programmi televisivi di bassa qualità. La tv spazzatura, come viene chiamata, cioè quella priva di contenuti e utile solo a fare picchi di audience inconsapevole. Ma il trash, inteso come cattivo gusto, può diventare anche una cifra stilistica di qualità se usata con consapevolezza e intelligenza. Pensiamo, ad esempio, a La Casa di Carta, spesso tacciata di essere una serie tv tamarra. Ma è questa la sua qualità. Quando diciamo che La Casa di Carta è trash, le stiamo facendo un enorme complimento. Perché la serie spagnola, insieme alle altre sette serie tv che troverete in questa lista, hanno scelto il cattivo gusto volutamente per veicolare un messaggio particolare. L’enciclopedia Treccani definisce il trash come: un prodotto caratterizzato da cattivo gusto, volgarità, temi e soggetti scelti volutamente e con compiacimento per attirare il pubblico con quanto è scadente, di bassa lega, di infimo livello culturale. Ovviamente c’è cattivo gusto e cattivo gusto. Ci sono serie tv trash, come Pretty Little Liars o Dynasty, che non ne fanno una scelta stilistica mossa da intenzioni più profonde. Poi ci sono prodotti eccessivi e quasi sgradevoli, come The Lady, che ha scritto una pagina dell’enciclopedia del trash, di cui è impossibile decifrare le reali intenzioni che le muovono. Nelle 8 serie tv di cui stiamo per parlare, invece, il cattivo gusto spadroneggia, ma con stile. La volgarità e la scurrilità sono elementi distintivi, scelti consapevolmente per ottenere una reazione controllata sullo spettatore. Andiamo nel dettaglio, nel cuore morbido e disgustoso del cattivo gusto intelligente.

Vediamo 8 serie tv, come La Casa di Carta, che hanno scelto il cattivo gusto come cifra stilistica consapevole.

La Casa di Carta

La casa di carta

La Casa di Carta si è imposta subito come un fenomeno virale in tutto il globo. C’è chi l’ha osannata a “capolavoro”, chi l’ha definita “la serie del millennio” e chi, impietosamente, la considera una fantozziana “c****a pazzesca”. Non esistono vie di mezzo: la si ama o la si odia. Ma La Casa di Carta, a nostro avviso, non è nulla di tutto questo. Non è un capolavoro e non è una schifezza: La Casa de Papel è trash. Volutamente trash. Gustosamente trash. È una serie tv tamarra che nasce per esserlo. Per questo c’è chi la ama e chi la allontana come una pestilenza. La serie gioca consapevolmente con il cattivo gusto e ci fa sentire in colpa quando questo ci affascina. Trasuda esagerazione e insegue l’estremo fino a diventare, volutamente, ridicola. E, nell’esaltazione di ogni situazione estrema, ci rapisce. Perché in qualche modo ha conquistato tutti. Chi lo nega, si vergogna di ammetterlo. Ha saputo mettere a punto una formula fortunata, dove l’esagerazione e il cattivo gusto rappresentano una leva intelligente per attirare sempre più pubblico e creare assuefazione. “Voglio vedere cosa s’inventano adesso!” è la classica frase che ogni spettatore ha esclamato almeno una volta durante la sua visione. L’intrattenimento frenetico ci dà soddisfazione e gli elementi trash scatenano in noi fastidio, fascino e appagamento. Álex Pina non è un genio, ma ha capito come sedurre il pubblico. La serie ci prende in giro e ci lascia liberi di criticarla come vogliamo (tanto poi torniamo a guardare il prossimo capitolo). E nel prenderci in giro, di nuovo, ci conquista. È consapevole di quello che è e non se ne vergogna: il trash è l’arma di distrazione di massa che ha scelto per attirarci nella sua rete fatta di adrenalina e per dimostrarci che il trash in fondo ci piace.

Happy!

La black comedy creata da Grant Morrison e Darick Robertson è meravigliosamente esagerata, splatter, volgare e allucinata. Il suo fascino è indefinibile e nulla ha apparentemente senso. A partire dalla trama: un cinico e alcolizzato sicario (Christopher Meloni) che, a un certo punto, diventa amico di un unicorno volante immaginario. Sembrerebbe, ma non è, una storia adatta ai bambini. Il trash rappresenta quel serbatoio da cui attingere per spennellare di disgusto una trama intrisa di mistero e di adrenalina, che degenera di puntata in puntata. Happy! è un viaggio verso l’inferno e ci dà la stessa soddisfazione che proviamo a spremerci un brufolo purulento: ci disgusta, ma ci piace. La violenza estrema e gratuita di Pulp Fiction s’incontra per caso con il mondo fatato dei My Little Pony. Ed è il delirio. La creatività fiabesca si mescola a elementi truculenti e sanguinari. Parolacce, immagini triviali e cruenti associazioni di immagini sono mescolate a dei toni demenziali e psichedelici che ci rendono impossibile immaginare cosa sta per succedere. L’umorismo dark ha trovato nel cattivo gusto un alleato vincente, regalandoci una nuova sfumatura per arricchire una palette di colori già allucinata e contorta, adatta solo a uno stomaco forte.

Beavis and Butt-Head

Beavis and Butt-Head

Il cult animato degli anni ’90 creato da Mike Judge è un condensato di stupidità, umorismo di bassa lega e demenzialità. I due protagonisti sono i re del cattivo gusto: due metallari sghignazzanti, ossessionati dal sesso, dalla violenza e dalle secrezioni corporee che in qualche modo hanno lasciato il segno nella comicità moderna. Infatti possiamo considerarli i padri della satira animata, come South Park (1997-), fino ai programmi nonsense, come Jackass (2000-02). Dietro alle scene gratuite, stravaganti ed esagerate però si nasconde una critica sociale tagliente e consapevole. Tolti i chili di rutti e scorregge, la satira è lì che ci guarda beffarda. Due nichilisti apatici, bloccati sul divano e incapaci diventano così la superficie su cui la Generazione X può specchiarsi, per ammirarsi nei suoi limiti, difetti e idiosincrasie. Beavis and Butt-Head fa dell’iperbole il suo marchio di fabbrica. Eccede, disgusta e provoca in noi una risata infantile e liberatoria. Il fiume in piena di battute scatologiche e allusioni sessuali sono il motore del suo umorismo. Ridiamo davanti all’idiozia, che è anche il collante di un’amicizia forte e invidiabile. I dettagli sono specifici, i riferimenti accurati. Ma la stupidità e l’eccesso sono solo un filtro: al di sotto, infatti, si nasconde uno degli show più intelligenti e critici della tv.

Shameless US

Il titolo dell’omonimo remake della comedy britannica del 2004 mantiene le sue promesse: Shameless, ovvero “senza vergogna”. Il dramedy urbano è oscuro, eccessivo e a tratti nauseante. Superare i limiti della decenza umana è la sua missione. Che assolve alla perfezione. La serie firmata Showtime ci mostra i risvolti più degradanti dell’umanità. Ci stimola con situazioni forti per provocare in noi quell’insano senso di shock. Il cattivo gusto ci mette alla prova per testare i nostri livelli di tolleranza. Perché quanto accade sul piccolo schermo non è altro che il riverbero di certe realtà ignorate, dimenticate e accantonate. Come la polvere, anche la società tende a lasciare ai margini la povertà. Shameless è volutamente sporca, eccessiva e strafottente. Non ha vergogna, e il cattivo gusto spinge sulla coscienza per far leva sul senso di colpa. Shameless è spudorata e il trash è stato utilizzato nei giusti momenti e nelle giuste dosi per accrescere il realismo. La famiglia Gallagher ostenta la sua povertà, ne fa un vanto, e si riappropria così della sua dignità negata.

Misfits

Misfits

Cinque giovani delinquenti, costretti ai lavori socialmente utili per aver commesso dei crimini minori, si ritrovano coinvolti in una tempesta improvvisa che conferisce loro delle abilità speciali. Sembra la premessa di una qualunque storia di supereroi, superpoteri e riscatto sociale: invece è la premessa per una trama folle e originale. Misfits è irriverenza pura. Arrivata con una verve travolgente sul piccolo schermo nel 2009, ha scioccato il pubblico con delle proposte fuori dall’ordinario. I cinque co-protagonisti sono un assortimento sconclusionato di casi umani. L’anima trash del gruppo è – indubbiamente – Nathan, il cui tempismo comico si fonde alla serietà con cui proclama certe esclamazioni disgustose, volgari e gratuite. L’umorismo sporco, la tendenza all’esagerazione, all’inserimento di dettagli – apparentemente – superflui sono la cifra stilistica di uno show folle, ma intelligente, che mai nessuno avrebbe immaginato di vedere in tv. Nonostante l’abbondanza di scene scurrili, di dialetti marcati e dialoghi sboccati, la critica è rimasta prima scioccata, poi estasiata. Come il Daily Telegraph, che sottolinea la capacità di Misfits di innescare una scintilla, presentandoci degli emarginati sociali come un branco di perdenti totali i cui componenti sono, tuttavia, caratteristici e memorabili.

American Horror Story

American Horror Story è arrivata al suo decimo capitolo, inaugurato nel 2011 con American Horror Story: Murder House. I toni della prima stagione sono fin troppo pacchiani, kitsch e grotteschi per un horror e segnano il tratto distintivo dei capitoli futuri, sebbene tutti diversi. Ma questo non è assolutamente un difetto. Il gusto dell’orrido è volutamente ricercato. È una scelta stilistica coerente con la missione di una serie antologica che si prende gioco delle illusioni della società americana. Una società che si prende fin troppo sul serio. AHS frantuma il sogno americano saccheggiando la tradizione horror americana, fatta di miti e leggende, e spingendo con vigore sul pedale dell’acceleratore dell’orrore. Lo spettatore dovrà perdersi tra spavento, follia e disgusto. L’eccesso è dunque il suo segno distintivo. La violenza e la crudeltà dell’horror si mescolano al trash per donare allo show una componente ironica che rende il tutto una elaborata critica sulla cultura americana. Del resto, come accade nell’intero universo di Ryan Murphy, il cattivo gusto s’insinua sempre, diventando la crisalide che racchiude messaggi profondi, veri e complessi.

The Boys

The Boys La casa di carta trash

The Boys è una spasmodica ricerca del grottesco. È il punto di vista allucinato sul marcio e sui vizi umani e sceglie il trash per procurarci un piacere quasi perverso. Ma in mezzo alle perversioni, al sadismo e alla volgarità eccessiva, passano dei temi impegnati che rendono The Boys un manifesto di controcultura sociale. Chi è ordinario, ma giusto, è finito in fondo alla lista. La violenza grafica è strabordante, ma non è mai gratuita. Arriva sempre al momento opportuno, per dare una svolta oscura alle storie eroiche con cui siamo cresciuti. La satira dei supereroi e di un mondo che ne ha sempre più bisogno non poteva essere edulcorata con toni candidi e fiabeschi. Il fumetto di Garth Ennis e Darick Robertsonda, da cui è tratta e la serie voluta da Seth Rogen e Evan Goldberg, è uno sfogo stanco verso la necessità di avere sempre bisogno di persone speciali che ci guardano le spalle, o di risvegliarci speciali. Lo scetticismo prende così forma attraverso un gruppo di vigilantes “normali” che controlla gli eccessi di persone non così tanto “straordinarie” come la folla in delirio pensa. The Boys rimette in discussione il nostro bisogno di avere degli eroi e nel farlo non si risparmia mai.

Scream Queens

Scream Queens La casa di carta trash

Concludiamo questa rassegna di trash intelligente con un altro lavoro di Ryan Murphy. Un giallo moderno che si tinge di grottesco e parodia. I cliché del genere horror vengono portati alle estreme conseguenze, a partire da quell’ambientazione liceale scintillante e competitiva che, invece, diventa teatro dell’orrore. Scream Queens ha abbracciato il trash come la sua più grande virtù. Ci si è buttata dentro con tutte le scarpe, paillette e lustrini per sguazzare nella parodia di un genere molto amato, senza trattenersi, regalandoci anche qualche tagliente critica sociale. Eppure, per quando la scelta del cattivo gusto sia voluta e provocatoria, Scream Queens non ha centrato il suo target. Chi ritiene di avere un palato troppo raffinato è corso via. Chi è amante del genere horror l’ha trovata sciocca mentre chi si aspettava una comedy adolescenziale è rimasto confuso. Ed è un peccato. Perché la ricerca del cattivo gusto, dell’elemento splatter, ma pacchiano, è la linfa di uno show che ha scelto consapevolmente di essere raccapricciante. Ma che è stato capito da pochi.

La Casa di Carta, The Boys e Misfits gridano all’eccesso e scelgono il trash con acuta consapevolezza.

Queste erano 8 serie tv trash che hanno contaminato il loro stile con il cattivo gusto, ma con intelligenza e consapevolezza. Uno stile forte e sboccato che hanno utilizzato per restituire allo spettatore un prodotto originale e carico di messaggi più profondi e impegnati di quanto poteva sembrare in apparenza.

La Casa di Carta: perché è così tanto odiata?