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5 fantastici esempi di character development nella storia recente delle Serie Tv

Ebon Moss-Bachrach in una scena di The Bear
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È vero, per la buona riuscita di una serie tv è importante ogni dettaglio. Dalla scenografia al montaggio, dalla fotografia all’abbigliamento: qualsiasi comparto artistico messo al servizio di una produzione televisiva deve giocare la sua partita nel tentativo di portare a casa il risultato. Ma al di là dell’ambientazione, della coerenza narrativa della sceneggiatura, dell’attenzione a sanare ogni imperfezione nella trama, il cuore pulsante di ogni buona storia sono i suoi personaggi. Esistono show televisivi stilisticamente perfetti, con una fotografia abbagliante e un soggetto narrativo interessante. Ma se i suoi personaggi non sono in grado di sostenere il peso della storia, tutta l’opera si sbrodola su se stessa, privandola di quel quid di cui avrebbe bisogno per essere veramente interessante per il pubblico. Una serie tv come The Big Bang Theory potrebbe mai essere la stessa senza il suo Sheldon? E così anche per il suo spin off: Young Sheldon avrebbe lo stesso appeal senza l’arco narrativo di Georgie Cooper?

Il character development svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di una serie tv. Un personaggio va costruito facendo attenzione ad ogni dettaglio. Le sue scelte, le decisioni che assume nel corso della storia, dovranno essere il frutto di un background personale ben delineato. Ogni personaggio ha una sua sfera di valori, convinzioni radicate che lo spingono a comportarsi in modo piuttosto che in un altro. Un buon character development si costruisce con tempo e pazienza, senza tralasciare la storia e guidando l’impatto che questa avrà sul personaggio. Abbiamo già selezionato per voi i 10 chacacter development meglio riusciti della storia delle serie tv.

Qui ci limitiamo a considerare gli archi narrativi di personaggi più recenti, protagonisti di serie televisive uscite nel corso degli ultimi anni. Abbiamo già accennato a George Cooper, ma non è il solo.

Richie (The Bear)

Georgie Cooper e altri esempi di fantastici character development
Hulu

Chi ha visto le tre stagioni di The Bear sa quanto sia complessa la psicologia dei suoi personaggi. La serie ha messo a nudo i suoi protagonisti, spogliandoli delle loro vulnerabilità e smascherando menzogne e contraddizioni. Lo show disponibile su Disney+ si è preso il giusto tempo per tratteggiare gli archi narrativi dei suoi personaggi. Sono tutti estremamente stratificati, complicati, stressati, sofferenti e arrabbiati. Uno dei punti di forza di The Bear sta proprio nell’attenzione dedicata ad ogni suo personaggio. Il loro arco narrativo si costruisce nel corso di puntate che spesso si focalizzano totalmente su una singola figura, tracciandone il background e accennando ad alcuni momenti chiave che spiegano le scelte compiute in seguito.

The Bear ci ha anche abituati a frequenti salti temporali, che ci chiariscono meglio il contesto in cui operano i protagonisti e il senso delle loro scelte. Uno dei personaggi migliori della serie è Richard Jerimovich, il cugino di Carmy. Lo abbiamo conosciuto come un uomo scontroso e irritabile, pieno di risentimento. Come Georgie Cooper, si sentiva disprezzato e non all’altezza. Viso trasandato, T-shirt del proprio locale da sfoggiare con fierezza, allergia alle regole e un pizzico di presunzione. Richie si è presentato come un personaggio arrabbiato. Le delusioni e le frustrazioni della vita lo hanno forgiato in negativo, rendendolo un uomo pronto a scattare sulla difensiva nella necessità di proteggersi perché fondamentalmente insicuro di sé.

COURTESY OF CHUCK HODES/FX/DISNEY+

Richie ha perso un amico e ha faticato ad elaborare il lutto. Si sente triste, impotente e colpevole difronte alla morte di una persona cara.

Avrebbe dovuto aiutare Mikey e non lo ha fatto, avrebbe dovuto capire quello che stava passando e non lo ha capito. Se sia realmente colpevole o meno, poco importa: ciò che conta è che lui si sente responsabile. Anche se non è disposto ad ammetterlo neppure a se stesso. È comprensibile la rabbia come sono comprensibili gli sbalzi di umore e le insicurezze costanti. Finché Mikey era vivo, tutti i problemi di Richie sembravano poter sparire, ammassati sotto il tappeto. Con il venir meno di un importante punto di riferimento nella sua vita, sono venuti a galla anche tutti quei problemi nascosti. E lo hanno fatto con crudeltà, rischiando di trascinarsi dietro qualsiasi senso di sicurezza.

Nel corso delle tre stagioni dello show però, Richie ha fatto passi da gigante. L’assunzione di nuove responsabilità, il lavoro di squadra, la relazione complicata con Carmy, sono tutti elementi che hanno contribuito alla sua maturazione, sotto tutti i profili. Le poche settimane di lavoro nel ristorante a tre stelle hanno permesso a Richie di apprendere il senso vero del lavoro che fa. La sua trasformazione è stata radicale. Non solo nell’atteggiamento – diventato più costruttivo che distruttivo -, ma anche nella presenza scenica. Richie ha cambiato look, si è sistemato la barba, ha indossato il vestito nero. È diventato un altro uomo. Gradualmente, con i suoi tempi e nei suoi spazi. Ma lo ha fatto.

Arrabbiato come Georgie Cooper da ragazzino, Richie ha imparato a gestire le sue emozioni (non sempre eh) e fare chiarezza nella propria vita. Ma il suo arco narrativo avrà ancora modo di svilupparsi.

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