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Le 8 grandi differenze tra serie tv italiane e serie tv americane

5. L’Italia non fa il monaco

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Prima dei pregiudizi vigeva il nulla, dominava l’assenza di essere; c’era solo un oceano di brodo primordiale da cui far emergere delle identità.
Poi quelle identità sono emerse, gli stereotipi sono emersi.
Così l’America ha avuto il super-soldato, la Francia il romantico poeta modello-Rousseau, la Spagna il “caliente” e perfetto amante Matador, l’Australia il surfista ariano dal caschetto sempreverde degli anni 2000 in stile Jesse McCartney, la Colombia il trafficante, la Cina la proprietà commutativa secondo la quale se scambi gli aspetti fisici il risultato non cambia, e l’Italia… il prete.
I modelli sarebbero davvero tanti, e nelle serie tv americane si fa appello molto volentieri anche allo scienziato nerd esagitato e goffo, al detective olistico o alla controparte del sociopatico criminale istrionico; tuttavia, noi abbiamo il Vaticano e ci toccano solo le “50 sfumature d’ecclesiastico” comprendenti, oltre a quella del prete, figure come il monaco, l’arcidiacono e recentemente lo stesso Papa.

 

6. Le parole possono fare davvero male

Potrebbe sembrare una canzonatura piuttosto generica questa, ma come si può ignorare in alcuni casi la disparità nell’impatto emotivo che provoca una battuta, nello squarcio climatico che può provocare un singolo botta e risposta di una sceneggiatura ben congegnata? Alcuni dialoghi americani, nella loro voluta platealità ed iperbolicità, hanno il potere ammaliante delle televendite del Baffo. Quelli nostrani sono più similmente paragonabili alle televendite di Mastrota, coinvolgenti e dinamici come una guardia reale inglese.
Insomma, in America alcune battute sono delle vere e proprie punchlines; in Italia, molte battute sono dei veri pugni nello stomaco.

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