Avviso ai naviganti: nell’articolo che segue sono contenute tracce di spoiler. Se non avete mai visto ” Boris “, fatelo ora, non sarà tempo perso.
“Genio!”. Chi l’ha ideata è un fottuto “genio”. Un pezzo dedicato alla serie tv “Boris” non può non iniziare con una citazione del regista René Ferretti, interpretato magistralmente da Francesco Pannofino. Al confine tra l’ironia per la discutibile qualità di “Gli occhi del cuore” e la reale riconoscenza dovuta all’episodio più “geniale” della storia della tv italiana degli ultimi dieci anni, la macchina impazzita di “Boris” si è fermata nel 2011, dopo la conclusione della terza stagione e la realizzazione di un lungometraggio. Basta così? Nell’Italia delle nove stagioni di “Un medico in famiglia” non c’è spazio per l’ultimo atto di una “fuori serie”? L’unica “fuori serie”, a dir la verità. “Gli occhi del cuore 3” forse non vedrà mai la luce. “Boris” è un sogno durato quattro anni: breve, se si considera il continuo riciclo generale dei filoni narrativi italiani, ma intenso, intensissimo. Gli amanti di “Boris” (se si gusta anche solo un episodio, non si può non amarla), non vedranno mai una quarta stagione? Che ingiustizia. Un tentativo è necessario: ci sono cinque motivi per cui “Boris” non deve morire. Eccoli qui. Dai, dai, dai!
1. “IL SEGRETO” DOMINA LA TV ITALIANA – Uff! Quelli lì, quelli della concorrenza (figura retorica che indica la televisione in generale), non hanno capito niente. Quelli lì, milioni di italiani, ogni giorno si svegliano e si innamorano delle vicende narrate ne “Il segreto”. “Il segreto”? La solita trama stereotipata in auge dagli anni Ottanta rievocata in un quadro storico differente? La solita serie recitata male e dagli intrecci banali? Sì, proprio quella. Milioni di italiani continuano a tenere in piedi l’asticella degli ascolti di Canale 5 con il più prevedibile dei prodotti. Non si sono neanche sprecati a produrla, limitandosi ad acquistarla in Spagna. Al confronto, la trama (?) de “Gli occhi del cuore”, tracciata con contorni grotteschi, è molto più credibile, ma la pungente satira di “Boris” non ha aperto gli occhi a molte persone. Quelli lì guardano “Il segreto”. Urge un piccolo ripasso.
2. QUALITÀ AL POTERE – Qualità? Nessuno provi a pensare a “Medical Dimension”. È possibile produrre contenuti d’alta qualità buttando anima e cuore (senza occhi, eh) negli aspetti più decadenti della televisione italiana? Se si rievocasse lo spettro di “Boris”, sarebbe possibile. Una “fuori serie” che racconta mille altre serie, senza mai incartarsi in se stessa. Qualità al potere, capace di portare in dote ottimi ascolti ed un pubblico trasversale, in grado di apprezzare le mille sfumature di una serie che ha ancora molto da dire e denunciare (si veda il primo punto). Un prodotto di nicchia che di nicchia non è, adatto ad ogni palato. Se il mondo del web attende impazientemente da cinque anni la nuova stagione, un motivo c’è: anche gli italiani più affezionati al tubo catodico apprezzano la qualità. Strano, vero?
3. ALESSANDRO-ARIANNA, UN “PATTO DEL NAZARENO” ANTE LITTERAM – Nel mondo di “Boris” c’è spazio anche per l’amore. Amori improbabili, surreali, ma proprio per questo realistici. Alessandro, lo stagista schiavizzato, e Arianna, algida (solo all’apparenza) assistente alla regia, si sono amati, ma tutto è finito dopo pochi episodi. Il motivo? Qualche “piccola” divergenza politica. Arianna è berlusconiana, Alessandro no. Arianna è la più imprevedibile delle forziste, mentre Alessandro è il più banale dei democratici di sinistra. Eppure tutti avrebbero voluto vederli insieme. Non è proprio possibile? Un barlume di speranza, in realtà, ci sarebbe, ed è legato all’evoluzione degli equilibri politici. Matteo Renzi, travestito da novello Cupido, ha dato vita al famigerato “Patto del Nazareno” con Silvio Berlusconi, infrangendo il muro dell’antiberlusconismo di centrosinistra. Ora il “Patto” non regge più, ma è evidente la possibilità di un amore che parte da sinistra e arriva a destra. Lasciando da una parte il presidente Mattarella, nella quarta stagione di “Boris” potrebbe risorgere la passione tra i due amanti. Fate l’amore e non fate la guerra, cari verdiniani.
4. “E PIJAMOSE SERGIO BRIO!” – Che diavolo hanno in comune Paolo Sorrentino, Corrado Guzzanti, Giorgio Tirabassi, il gorilla del Crodino e Sergio Brio? Niente. Oppure tutto? Ah sì, sono alcune delle guest star presenti in “Boris“. Una semplice comparsata? No, perché “Boris” ha degli ingranaggi tali da rendere credibile qualunque caratterizzazione, seppure esterna ai fili narrativi centrali. Non esiste serie tv al mondo in grado di inserire negli schemi con la stessa efficacia personaggi apparentemente estranei alla storia raccontata. Come dice il buon Sergio, “pijamose Sergio Brio” e pijamose qualcun altro nella quarta stagione. Manuela Arcuri, l’unica attrice in grado di innamorarsi in modo sincero di Stanis, arrivando addirittura ad apprezzarne le qualità recitative? Pippo Baudo? Nanni Moretti? Il senatore Razzi? Mario Monti? Qualunque nome si proponesse, sarebbe inserito nel mondo parallelo di “Boris” con grande originalità. Perché privarsene? Già, perché?
5. CHE FINE HA FATTO RENÉ FERRETTI? – L’ultimo punto è il più serio dei cinque (no, non è vero, ma è bello pensarlo): che fine ha fatto René Ferretti? Lasciati da parte i progetti “Machiavelli” e “Troppo frizzante”, abbandonati i sogni da denuncia della casta e l’improbabile evoluzione de “Gli occhi del cuore”, di cosa si occupa oggi quel matto di Ferretti? Alcune voci di corridoio sostengono che si sia dato alle fiction impegnate della Bbc inglese, ma non è quella la sua dimensione. Ferretti è fatto per le “fiction tremende”, al diavolo la qualità! La Rai gli ha proposto un progetto con Beppe Fiorello (basta!), Mediaset l’ennesima stagione de “I Cesaroni” (sigh), mentre la casa di produzione de “Gli occhi del cuore” potrebbe far breccia nel suo cuore (e sopratutto nel suo portafoglio) con la solita idea. La quarta stagione di “Boris” potrebbe raccontare gli sviluppi delle mirabolanti riprese dell’ennesima fiction portata avanti a “cazzo di cane”. Duccio ritroverebbe un posto di lavoro consono alle sue qualità (“Smarmella!”), gli sceneggiatori avrebbero una nuova occasione per guadagnare gli ultimi soldi necessari per pagare l’ultima rata della barca e chissà che anche il Conte, folgorato sulla via di Damasco, non possa partecipare alla nuova stagione. “Boris”, cari produttori, non deve morire. E li mortanguerieri!.
@antoniocasu_