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Ultimamente ho visto i Soprano, Scrubs e The Shield. E ho notato differenze abissali con le serie di oggi

Cosa hanno in comune Scrubs, I Soprano e The Shield? Niente, soprattutto la prima con le altre due. Niente, a parte il fatto che sono nate tutte e 3 a fine ’90\inizio 2000: precisamente 1999 I Soprano, 2001 Scrubs e 2002 The Shield. Insomma niente, a parte il fatto che sono tutte 3 serie vecchie.

In ambito seriale abbiamo sempre una certa diffidenza verso il vecchio, non neghiamolo. Non vale per tutti ovviamente, ma vale per una buona parte dei fruitori seriali di serie tv. Magari in un discorso con gli amici facciamo finta di conoscerle perchè si sa: avere una cultura seriale ampia ha sempre il suo fascino. Però poi quando ci troviamo soli nella nostra cameretta a scegliere cosa guardare, siamo sempre un po’ diffidenti. Del resto siamo nell’epoca aurea delle serie televisive, un’epoca in cui oggi ne escono 10 e domani pure. “E poi ho ancora da recuperare Breaking Bad o Peaky Blinders”, pensiamo.

“Per quelle vecchie carcasse ci sarà tempo. Lo farò, perchè lo devo fare, alla fine tutti quelli che le hanno viste ne parlano un gran bene. Però forse lo fanno perchè fa figo dire di aver visto e apprezzato quelle serie là. Magari lo fanno per differenziarsi. Magari non sono ‘sto granchè.”

Non so se l’avete mai pensata in questo modo, ma a me personalmente è capitato. E’ capitato di trovarmi a fare questi pensieri, non necessariamente nell’ordine scritto sopra e non necessariamente tutti, ma mi è capitato di essere diffidente, quello sì.

Ho superato la diffidenza e mi sono detto che dovevo farlo. Adesso, subito. Basta procrastinare e dire che prima dovevo recuperare questo o quell’altro. Era arrivato il tempo di fare i conti col passato.

Non vi tedierò con tutto l’excursus narrativo relativo alle mie personali peripezie con le serie in questione. Mi limiterò a dire che tutte e 3 non solo mi sono piaciute, ma sono rientrate a fine visione nella mia molto esigente personale top ten delle serie televisive preferite. Alla fine quelli che si vantavano di averle viste e amate, e che mi sembravano vantarsi solo per farsi fighi, non lo facevano per farsi fighi. C’avevano ragione.

In tutti e 3 questi telefilm, per quanto estremamente diversi tra loro, ho notato un tratto comune. Un tratto che si è perso nell’epoca attuale, pregna di perfezione tecnica e virtuosismi scenici e spesso dipendente dal tutto e subito, dai colpi di scena clamorosi e dall’estremizzazione di alcuni concetti al fine di farli arrivare più velocemente allo spettatore. Dal ritmo ossessivo.

Il tratto comune che ho notato in tutte e 3 queste serie televisive è la percezione di quotidianità. Per quanto fossero tutti e 3 prodotti con le loro peculiarità evidenti, ho avuto la sensazione di assistere alla trasposizione di spaccati di vita normale. Qualcosa di rassicurante, qualcosa di tremendamente reale.

Troppo spesso si confonde il concetto di normale col concetto di poco approfondito. Approfondito in senso pieno, intendo. Vedere le sofferenze di un Thomas Shelby o di uno Jax Teller ci appaga emotivamente, perchè è – quasi – tutto spiegato, ribadito, evidenziato. Ma nelle serie tv di nuova generazione c’è molto meno non detto. In serie come Scrubs, The Shield o Sopranos c’è parecchio non detto. E il non detto è parte fondamentale della quotidianità.

Quando soffriamo per le nostre paturnie o ragioniamo sulle nostre cose, nella vita reale, non siamo circondati da musiche epiche che scandiscono perfettamente i nostri stati emotivi in ogni circostanza, in modo che tutti possano comprenderli e assorbirli perfettamente. Le serie di vecchia generazione, in tal senso, restituiscono molto di più una sensazione di quotidianità. Le musiche stesse a far da contorno alla maggior parte delle situazioni chiave sono molto più centellinate, regalate ai momenti giusti più che alla maggior parte delle situazioni.

Il silenzio assordante che circonda Vic Mackey, i sogni deliranti di Tony Soprano, il continuo vociare nella mente di JD si confanno molto di più a quella che è la nostra vita reale. Sono cose magari meno immediate, ma in cui scavando nel profondo possiamo ritrovarci più facilmente, e nel senso più pieno del termine ritrovarci.

Le vite di JD, Tony e Vic non sono costellate da deliri inenarrabili ogni 3×4. Sono costellate da una serie di cose che caratterizzano i loro mondi così come caratterizzano i nostri, di mondi. Difficoltà, problemi, momenti di gioia e momenti di smarrimento. Situazioni in cui vorresti maledire te stesso e altre in cui invece sei fiero di quel che stai facendo, che tu sia nel giusto o meno. Percezione di normalità, di realtà. Senza troppi lustrini e pailllettes intorno.

In passato non producevano tante serie tv quante se ne producono ora. Ogni 50 serie tv che escono oggi, ne usciva una 15-20 anni fa. Ma non è strano, in fondo, che molte delle serie del passato siano a tutt’oggi considerate tra le migliori di sempre? Forse è proprio questo che le rende così potenti. Quella percezione di quotidianità e realtà che oggi nella maggior parte dei prodotti si perde, a favore dell’evidenziazione di alcuni aspetti della vita che sono quelli più immediati, la cui potenza comunicativa ed emotiva finisce per essere sbattuta in faccia a suon di epicità di ogni genere e molto meno suggerita, dedotta. Le serie di prima, se vogliamo esagerare, erano più discrete nell’esposizione delle emozioni.

Non è una critica alle serie di oggi. Anche perchè delle varie estremizzazioni di cui parlo sopra ho praticamente esposto solo il lato negativo: d’altra parte è anche vero che un maggiore lavoro sull’immediatezza permette allo spettatore medio una più semplice immedesimazione, e quindi in un certo senso fa arrivare prima, e in maniera più sicura, i messaggi vari ai destinatari, che poi siamo noi.

Ma le serie di un tempo, che forse avevano una minore preoccupazione di esprimere tutto all’ennesima potenza anche grazie – o per colpa – del minor business che gli girava attorno, riuscivano in qualche modo a regalarti tanto spendendo apparentemente poco. Ma solo apparentemente.

Guardate le serie vecchie. Scoprirete un mondo nuovo.

 

 

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