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Succession 4×09 – Anche i ricchi piangono

La famiglia Roy è una famiglia di mostri. Simpatici mostri, brillanti mostri, ma pur sempre mostri. Persone inverosimilmente egocentriche, dal primo all’ultimo, persone che volterebbero le spalle da un momento all’altro anche al loro fratello, o al loro amico più caro. Che poi di amici veri e propri della famiglia Roy, negli anni, mica ne abbiamo visti. Pensateci. E non veniteci a dire che il compagno di università di Kendall o… no, a parte il compagno di università di Kendall non c’è nessun altro che abbiano neanche lontanamente provato a spacciarci per amico di uno dei Roy, e questo dovrebbe farci fare due domande (le risposte sono già allegate). I Roy non sono amici di nessuno e non sono amici neanche tra loro. Sono, tra i personaggi delle serie tv che non commettono omicidi o atti gravemente e direttamente lesivi di altre persone, sicuramente nella top 4 tra quelli con cui è più difficile empatizzare, anche nei peggiori momenti di difficoltà. Una Top 4 formata ovviamente da Logan, Kendall, Roman e Shiv, non necessariamente in quest’ordine. Logan è senza dubbio l’origine del male, ma i suoi figli non hanno fatto molto per migliorarsi e migliorare l’asettica tendenza genetica alla scarsa empatia di tutta la famiglia. Così ci viene difficile empatizzare a nostra volta con loro, anche nei momenti più difficili. Proviamo qualcosa, ma in fondo coi loro atteggiamenti hanno anestetizzato emotivamente anche noi. Nella penultima puntata di Succession, però, per intensità paragonabile alla terza di quest’ultima stagione, qualcosa è cambiato. Qualcosa, non troppo. Ma qualcosa sì.

Succession 4×09: il pianto disperato di Roman Roy

E’ il giorno del funerale del grande capo. Parecchio tempo dopo la sua morte, perchè prima non c’era stato tempo per dirgli addio come si deve: troppi gli impegni aziendali, troppi gli impegni politici in agenda. E già questo la dice lunga su quanto in Succession conti il lato umano della faccenda, o quel che più gli assomiglia. Ci sono tutti: c’è Matsson, c’è Mencken, ci sono le più alte cariche della Waystar, c’è uno stuolo di persone pronte a salutare l’Imperatore. E soprattutto, pronte a intessere rapporti e portare avanti trattative di ogni genere: il mercato non dorme mai, e non si prende una pausa neanche in questi momenti. Il primo a parlare all’altare è il fratello di Logan, tra il terrore di tutti i componenti della famiglia. Un discorso inizialmente toccante, poi – come prevedibile – distruttivo nei confronti del fratello. Prologo sgradito, ma che viene mandato in archivio abbastanza facilmente. Poi è il turno di Roman, la persona scelta tra i fratelli per parlare al funerale, o forse l’unico a cui importasse veramente di farlo. Roman ci prova ma non ce la fa: balbetta qualcosa, tiene in mano tremante gli appunti che si era portato da casa e aveva ripetuto apparentemente sicuro di se’ allo specchio, poi esplode in un pianto disperato. I fratelli corrono ad abbracciarlo e consolarlo, e per una volta ci viene addirittura un mezzo dubbio che lo facciano più per umanità e sincera empatia nei confronti del più piccolo dei Roy che per salvare le apparenze davanti al pubblico che famelico si gode lo spettacolo. Per una volta, cominciamo a provare quel qualcosa in più di cui parlavamo all’inizio.

A parte Roman, però, nessuno si era preparato niente. Ma le apparenze vanno salvate. E così Kendall si prende la responsabilità di salire a parlare. Una scelta non spontanea, una scelta dettata dalle circostanze. Ma il discorso che sciorina a braccio, la cascata di parole forti e commoventi che rovescia su un pubblico di spettatori attenti e piacevolmente stupiti, si rivela uno dei più emozionanti non solo di Succession, bensì dell’intera storia televisiva. Kendall racconta Logan Roy come non lo aveva mai fatto nessuno, ricordando al mondo che se sono tutti lì è perchè è esistito un re visionario che ha permesso tutto questo. Il figlio tanto bistrattato quanto intimamente prediletto sembra veramente toccato e coinvolto, ma più che per la morte del padre sembra esserlo per la morte di un uomo straordinario, che ammirava come non ha mai ammirato nessuno. Quello di Kendall Roy non è l’elogio funebre al padre che tanto ha amato. Quello di Kendall è l’elogio alla grandiosità di un idolo.

Succession 4×09, l’elogio di Kendall Roy

Il funerale di Logan Roy, che si chiude con un ricordo del padre da parte di Shiv, ci mostra un lato dei Roy che non avevamo mai visto, non così. Ormai è troppo tardi per empatizzare con loro, e in fondo non hanno fatto molto per meritarselo. Ma è stato comunque bello vedere, per una volta, i tre figli di Logan cedere – chi più, chi meno – alle loro emozioni. Aride e gelide ma in fondo sincere per Shiv e Kendall, troppo concentrati sulla lotta di potere per mostrarsi deboli. Finalmente più distese per Roman Roy, umanamente il meno peggio dei tre per quanto a inizio serie non ci saremmo mai immaginati di dirlo.

Una lotta di potere che sembra scivolare dalle mani di Kendall per finire in quelle di Shiv, anzi sarebbe meglio dire di Lukas Matsson. L’after party post funerale è l’occasione per le due parti in lotta per la Waystar di provare definitivamente a ingraziarsi Mencken, ormai vero ago della bilancia che tiene in pugno tutti con fare altezzoso e distaccato, oltre a quel sorrisetto inquietante che non si toglie mai dalla faccia. L’atteggiamento di Mencken nei confronti di Kendall è dominante e sprezzante, quasi derisorio, e a parte un’apparentemente sincera simpatia per Roman – che considera però come un divertente cane, nulla più – non sembra esserci nulla che possa portare il nuovo Presidente a preferire la vecchia guardia a discapito del nuovo che avanza. Se non fosse che quel nuovo che avanza è europeo, e come sappiamo Mencken non vede di gran buon occhio chi non è americano fino al midollo. Tuttavia Shiv e Matsson hanno un asso nella manica da fornire a Mencken: un CEO americano, individuato appunto in Shiv, per chiudere l’accordo e deporre l’ascia di guerra. La tattica sembra funzionare, ma non possiamo credere che quel che resta della famiglia Roy morirà senza lottare.

Chi di lottare per una vita in cui si è sempre trovato fuori posto non sembra avere più voglia è Roman, che nel finale di puntata si lancia in mezzo alla sommossa popolare per farsi calpestare, picchiare, per provare a sentirsi vivo nella maniera più tossica possibile, che purtroppo è anche l’unica che conosce. Un’evoluzione inaspettata per chi ha fatto dell’inaridimento emotivo una corazza grazie alla quale sopravvivere in questo mondo di squali. Roman scende dal piedistallo e si butta in mezzo alla folla, stanco di un mondo che non ha nemmeno tempo per fermarsi a piangere suo padre. Ormai sovraccarico, Roman Roy prova a svuotarsi per scrollarsi di dosso tutto il torpore accumulato in una vita che sente di aver vissuto solo da spettatore passivo. Comodamente seduto sulla sua poltrona, senza che mancasse mai nulla a tavola, ma con qualcosa che è sempre irrimediabilmente mancato dentro. Roman non vuole più distaccarsi dalla realtà, e sembra voler cominciare a sentire. Come e se questo inciderà sul gran finale di Succession lo scopriremo domani, il giorno in cui saluteremo questo immenso capolavoro. E no, non piangeremo, ma ci mancherà comunque da morire.

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