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Snowpiercer 3×03 – Recensione: è ora di tagliare la testa al serpente

ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla terza puntata di Snowpiercer 3.

Alcune persone sono nate per la battaglia, e Joseph Wilford sembra essere una di quelle. Ma per “battaglia” lui non intende solo l’uso della forza e delle armi contro il nemico, quanto piuttosto il conflitto che si genera tra le menti a capo di diverse fazioni. È da lì che alimenta l’insana follia che, in questo episodio, vediamo aumentare fino a un punto di rottura. È proprio attraverso questa guerra psicologica nei confronti di Andre Layton, seppure finora poco centrale nelle puntate precedenti, che Wilford crede di imporre il suo potere sui cittadini dello Snowpiercer, fagocitandoli e soffocandoli con la sua disumanità, come un serpente che ingoia la propria preda. Si rivela interessante, infatti, il paragone fatto da Layton tra il capo macchinista dello Snowpiercer e la testa di un serpente.

Wilford non è solo l’ideatore e il finanziatore della locomotiva eterna, ne è macchinista, capace di pilotare il treno dalla sua carrozza principale ed è anche e soprattutto carnefice degli stessi individui che con la sua immensa idea ha contribuito a salvare. Ma se nella scorsa puntata lo avevamo visto quasi gioire di aver ritrovato le carrozze pirata dello Snowpiercer, eccitato oltre ogni misura al pensiero di riportarli sotto il proprio comando e punirli per dare l’esempio ai ribelli e agli indecisi, stavolta Wilford è in difficoltà.

Intrappolato in un labirinto di binari, isolato dalla sua stessa decisione di spegnere tutte le luci e di rendere invisibili i vagoni, spinge al limite la locomotiva che lui stesso ha costruito, si gioca il tutto e per tutto. Permette a Kevin di usare la tortura senza pietà per estorcere informazioni ai Fondai e trovare la Resistenza, usa Zarah come arma di scambio. Eppure, nessuno dei suoi stratagemmi ha l’effetto sperato.

Snowpiercer 3

Da ciò che avevamo capito dal trailer di Snowpiercer 3, sapevamo che prima o poi treno principale e carrozze pirata si sarebbero ricongiunte e non ci restava che attendere per scoprire come questo sarebbe avvenuto.

Ruth e Pike, le cui intesa e stima reciproca sembrano crescere di puntata in puntata e da cui forse ci aspettiamo qualcosa di più negli episodi che seguiranno (sarebbero la sottotrama amorosa di cui non avevamo bisogno ma che ci meritiamo), ideano a un piano geniale. La luce della Resistenza continua a brillare, e con i fuochi d’artificio che sparano dallo Snowpiercer non solo segnalano la presenza del treno alle carrozze pirata, ma riaccendono anche la speranza di Layton. “Sono ancora con noi“. La scintilla che Layton ha infiammato tempo prima non si è ancora spenta del tutto, e finché ci sarà qualcuno che dall’altra parte lotterà con loro, Andre è sicuro che riusciranno a sconfiggere Wilford. Un vero peccato che la scena dei fuochi d’artificio a cui la serie dà vita non sia stata valorizzata nel modo giusto e che Daveed Diggs non riesca sempre a trasmettere le emozioni e gli stati d’animo di un personaggio complesso e intrigante come Layton.

A colpire, in questo episodio, oltre al continuo gioco mentale tra quest’ultimo e il Signor Wilford, che si risolve con uno scacco matto per il capo macchinista dello Snowpiercer, è ancora una volta il personaggio di L. J. Dalle espressioni del suo viso nel momento in cui vede Kevin torturare i Fondai, sembra quasi di fare un viaggio indietro nel tempo, riportando gli spettatori alla prima stagione. Ritorna lo sguardo che si ciba delle sofferenze altrui per trarne un nauseante piacere, vediamo riemergere il suo vero carattere, quello che per troppo tempo era rimasto in secondo piano, dopo la scomparsa della prima classe dal treno.

Finalmente questi istanti sembrano restituirci un personaggio malato, incapace di provare qualunque emozione e disgusto, capace solo di generarne negli altri, proprio come succede al suo neo marito Oz, negli occhi del quale riusciamo benissimo a leggere solo paura e repulsione.

snowpiercer sean bean

Un ritorno al passato piuttosto rapido che permette però di stabilire un nuovo equilibrio in Snowpiercer 3.

Per L. J. la morte è priva di significato e ha ancora meno valore se comparata alla perdita delle comodità che si è conquistata e a cui non intende rinunciare con l’arrivo al comando di Layton. Dunque, ancora una volta asseconda la propria follia, giustiziando Kevin di fronte ai Fondai al grido di “Viva la Resistenza“, indossando così una nuova maschera, adatta per l’occasione. Una puntata che mostra con crudezza le conseguenze della manipolazione mentale adoperata da Wilford ai danni dei suoi sottoposti. Un episodio che per alcuni personaggi risulta essere claustrofobico, come per Asha. È interessante vedere come, paradossalmente, l’unico modo che ha per tranquillizzarsi e non farsi prendere dall’ansia di tutto quello che le sta accadendo è indossare il casco che ha portato per così tanti anni. Si sentiva più al sicuro da sola, chiusa nei suoi traumi e seppellita dai propri fantasmi nella vecchia centrale, piuttosto che sul treno di Wilford, dove invece avrebbe più possibilità di vivere una vita migliore.

Ed è ancora più agitata quando Layton le chiede di mentire a tutti i cittadini dello Snowpiercer. Si inizia a delineare il ruolo essenziale di questo personaggio nel piano degli ideatori della serie. Asha diventa lo strumento attraverso cui Andre manipola la democrazia a suo favore, ma non importa che giustifichi questa scelta con l’intenzione di portare tutti in un nuovo Eden. Il ciclo si ripete ancora una volta. Lo Snowpiercer si alimenta a bugie e inganni, necessari per mantenere l’ordine. Layton e Ruth si trasformano in ciò che nella prima e nella seconda stagione avevano tanto combattuto. Comprendono solo ora il vero peso delle decisioni prese da Melanie (tra i migliori personaggi di Snowpiercer).

Snowpiercer 3x03

Nel complesso, questa puntata di Snowpiercer 3 ha messo molta carne al fuoco, ha introdotto quello che, inevitabilmente, è soltanto il primo scontro diretto tra Layton e Wilford, mettendo però gli spettatori davanti a una prima appagante sconfitta per il capo macchinista. Ma tutti sanno che Joseph ha senza ombra di dubbio qualche asso nella manica, che non si sarebbe mai fatto cogliere impreparato senza un piano di riserva e una strategia per colpire il suo nemico alle spalle. È stato ristabilito un ordine apparente che avrà vita breve.

Siamo di fronte all’episodio di Snowpiercer 3 in cui dopo tanto tempo torna un po’ d’azione, ma dove la tensione narrativa non è stata costruita nel migliore dei modi. Alcuni colpi di scena sono stati fin troppo prevedibili, come la decisione di Layton e Josie di utilizzare Audrey come esca per distrarre Wilford e prendere il controllo del treno. Una puntata interessante ma che ancora non ci convince del tutto. Non resta che attendere la prossima settimana per capire come si comporteranno Layton, Ruth e gli altri ora che lo Snowpiercer ha rimesso insieme i suoi pezzi.

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