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Mr. Robot 4×08 – Il domani è adesso per Elliot

Mr Robot
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La 4×08 di Mr Robot, “Request Timeout”, è la chiamata a una scelta decisiva, nel momento in cui il domani si fa adesso e il passato non può essere più ignorato.

Quest’insegna. Una volta era laggiù“. TOMORROW. Domani. Un tempo in cui speranze e aspettative si riversano confusamente. È a quel momento che il piccolo Elliot guardava nella silenziosa fiducia che un giorno tutto sarebbe cambiato. Ma adesso quel tempo è giunto, il domani è davanti a lui.

Rappresenta il presente, l’istante che sta vivendo e che lo chiama a compiere una scelta.

Per i greci era il kairos, il momento decisivo, l’attimo in cui Dio ci illumina della sua luce, in cui possiamo raggiungere la salvezza. Quella salvezza adesso è lì, vicina e lontanissima allo stesso tempo, appannata dalla paura e dal dolore. Da quell’immobilismo che rischia di paralizzare Elliot. “Non posso farlo, non posso farlo“. Il dolore riaffiora, quel dolore che non se n’è mai andato, ma che ora scopre nuova ragione di sé.

Mr Robot

Starà a Elliot trovare la forza, cogliere il kairos, aggrapparsi combattivamente alla speranza che “everything will be alright“. Il kairos nei Vangeli è il tempo in cui Dio agisce, in cui tutto si ferma e l’eternità crea uno squarcio nel tempo. È Cristo che sta sulla croce. Elliot, Dio di sé stesso, è scisso e riassunto in tre nature: Padre, Figlio e Spirito. Sono i tre bisogni di Elliot. Il desiderio di quella protezione paterna che non ha mai avuto, la spensieratezza fanciullesca che l’orrore subìto gli ha negato e l’amore murato fuori dalla sua esistenza.

Il ‘domani’ è adesso.

Non c’è più futuro, non c’è più attesa: tutto deve compiersi ora, ricomporsi o frantumarsi per sempre. Elliot è sulla croce. Se ci sarà di nuovo un ‘domani’ o se l’adesso segnerà la fine dei tempi dipende solo da lui. Solo da Elliot. Può scegliere di dimenticare ancora, rituffarsi in una vita fatta di negazione e solo apparentemente tranquilla. Può scegliere di scendere dalla croce. Oppure può lottare. Impugnare la chiave, simbolo della resistenza nella sua infanzia, di quel bambino ostinato a opporsi alla mostruosa debolezza paterna, e andare avanti.

Dominique

La tentazione, l’ultima tentazione di Cristo, ci ricorda Scorsese, è stata quella di abbandonare la croce rinunciando al sacrificio e rimanendo nel mondo. L’ultima tentazione di Mr Robot è quella di “Tornare indietro nel tempo, cambiare tutto ciò che ti è successo, far scomparire tutto…“. Non ci sarebbe più dolore, né orrore. Tutto sarebbe diverso.

È la tentazione di Whiterose, di un uomo che ha scelto il potere e ora pretende, attraverso quel potere, di ritrovare l’amore. Riavvolgere il tempo, vincere il tempo, superare il tempo. Tornare ad allora e riavere l’affetto perduto. Essere signore del tempo, per lui, significherebbe annullare il dolore. Ma con il dolore, verrebbe meno anche ciò che siamo.

Poi non sarei quello che sono ora“, chiosa Elliot.

E allora occorre impugnare la giacca di Mr Robot, quella giacca che nella scorsa stagione Elliot aveva gettato e poi recuperato, tenuto con sé. E che avevamo creduto essere un segno di affetto, per quanto doloroso. E che invece si è rivelato essere il simbolo della violenza. Ma quella giacca e quella chiave nascosta da piccolo Elliot deve tenerle con sé. A ricordargli l’una la debolezza paterna, l’altra la forza di un bambino. L’una l’orrore, l’altra la speranza di una salvezza.

Elliot afferra allora il kairos, sceglie di rispondere alla chiamata del suo Dio, accettando il passato. Così come aveva fatto Angela, dopo essere caduta vittima della tentazione di Whiterose. Come aveva fatto Tyrell accettando il sacrificio. Mancava la terza anima, mancava Dominique, come ricordavamo qualche recensione fa. Ora, finalmente, anche lei si unisce alla sinfonia, alla lotta alla Dark Army che vuol fare distruzione del passato.

La distruzione può essere così proficua“, sentenzia la spietata tassidermista. Ma il progresso non può venire dalla violenza. Andare avanti non può significare distruggere ciò che è o è stato. E allora Dom non cede al ricatto, lotta accettando le sue debolezze e si riunisce a Darlene ed Elliot in una nuova, finale trinità.

L'”Inno alla gioia” di Elliot ha trovato così il suo ultimo interprete.

L’orchestra si completa eppure ancora tace. Aspetta, ansiosa, il rintocco del maestro d’orchestra, la bacchetta che fenda l’aria e metta in moto ogni cosa. Quel direttore è Elliot. Ma non basta accettare il passato per continuare ad andare avanti nel presente. Non si può neanche sperare nel futuro, in un ‘tomorrow‘ che miracolosamente si realizzerà un giorno. Prima che tutto sia perduto, prima che il ‘domani’ divenga passato non più modificabile, bisogna agire. Bisogna agitare la bacchetta.

Elliot

Mr Robot accompagna di nuovo Elliot. Due nature di un’unica entità. Il suo abbraccio ricorda quello del Padre al figliol prodigo nell’opera di Rembrandt. Padre e Figlio di riuniscono, si ricompongono dopo che la rivelazione del dramma li aveva separati. Elliot torna da lui, da quell’istanza interiore che lui stesso ha creato, dal suo Dio Padre. Ora, però, c’è la sofferenza. Quella di Cristo che afferma stancamente “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice“. Quella di Elliot che supplica Mr Robot: “Non ce la faccio, non ce la faccio“.

Sulla croce, distrutto dal dolore, in preda a quel dolore, Elliot piange. Invoca il suo Dio perché allontani quella missione da lui. Ma Mr Robot tace, amorevolmente tace. Silenzioso pone una mano sulla spalla del suo ‘kiddo‘, del suo ragazzo. Quel calice starà a Elliot berlo o rifiutarlo. Accettare la sofferenza andando avanti o cedere all’ultima tentazione.

Arriverà quella tentazione.

Arriverà nel momento di massima debolezza. Ora che il ‘domani’ non esiste più e tutto si decide oggi. L’incontro con Whiterose ci sarà. Vedrà contrapposte le due visioni della vita: quella di chi rifiuta la sofferenza e rinnega il dio Tempo e quella di chi ha deciso di accettare il passato con i suoi errori.

Elliot

Passato contro futuro, accettazione contro rifiuto. Whiterose contro Elliot. La seduzione del potere e la debolezza combattiva di chi capisce che siamo tali, siamo noi, solo grazie agli errori commessi e alle cicatrici di antiche ferite. Vivere il presente, l’oggi, significa accettare e riscoprire il passato. Comprendere quel passato che ci ha formato e ci ha reso noi stessi. Rinnegare il passato viceversa vuol dire, per Whiterose, rinnegare sé stesso, riconoscere inconsciamente l’odio che nutre per ciò che è diventato quando ha scelto il potere invece dell’amore e ha gettato al vento il kairos, l’attimo che avrebbe potuto illuminarlo, salvando lui e il suo amato.

È questo l’inganno del potere. Di quel pensiero facile e seducente che promette un nuovo inizio formattando l’esistente, eliminando ogni errore e dolore. E che in realtà non fa altro che annullare noi stessi. Elliot è chiamato a scegliere: là, sulla croce, sarà questa la sua ultima tentazione. Per decidere se l’adesso segnerà il collasso del suo mondo o spalancherà le porte a un nuovo inizio. Il tempo è compiuto. Il domani è ora.

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