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Maschi Veri – La recensione della discussa serie Netflix sulla mascolinità tossica

I quattro protagonisti di maschi veri al corso di decostruzione della mascolinità

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie tv Netflix Maschi veri

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Tra le principali novità di questi ultimi giorni su Netflix troviamo Maschi veri, remake nostrano della spagnola Machos alfa. La produzione iberica è giunta addirittura alla terza stagione, ottenendo pure il rinnovo per una quarta. Sintomo di un format che piace e che funziona. Come è andata invece la trasposizione italiana? Maschi veri sceglie la via dell’ironia per affrontare un tema caldo come quello della mascolinità tossica. Il risultato è un’operazione riuscita a metà, che prova a esplorare diverse vie senza però approfondirle a dovere. Ciò che ne esce fuori è una serie tv estremamente godibile ma che avrebbe potuto fare molto di più, a prescindere dal confronto con l’originale.

Sul lato dell’intrattenimento non c’è davvero nulla da dire. La produzione Netflix (scoprite qui i migliori titoli usciti finora dall’inizio dell’anno sulla piattaforma) scorre via a meraviglia. Le puntate (curiosamente intitolate con rimandi a canzoni italiane) mantengono un ritmo costante e difficilmente si corre il rischio di annoiarsi. D’altra parte, però, il voler calcare con forza sui molti stereotipi che contrassegnano il tema scelto crea una sorta di patina artificiosa. Ci sembra tutto un po’ stereotipato e così ciò che la serie voleva combattere finisce per diventare la sua cifra espressiva.

Si poteva far meglio, dunque, specialmente proprio su quegli aspetti più interessanti da analizzare. Così come si presenta, Maschi veri è una serie tv che affronta la mascolinità tossica, ma non la analizza e non la decostruisce. Gli spunti interessanti non mancano, ma un po’ più di coraggio non avrebbe guastato. Ancora una volta a prescindere dal confronto con l’originale, perché un remake deve sicuramente omaggiare il modello di riferimento, ma può anche ovviamente andare oltre alcune imperfezioni.

I quattro protagonisti di Maschi veri cantano Quello che le donne non dicono al karaoke
Credits: Netflix

I quattro maschi veri e le loro difficoltà

Il racconto ruota attorno alle vite dei quattro protagonisti. Amici di lunga data, con dei percorsi molto diversi e delle problematiche spiccate. Di coppia, ma anche personali. E proprio su questo aspetto va fatta una prima distinzione riguardo l’efficacia con cui la serie tv di Netflix racconta i percorsi dei propri personaggi. Le dinamiche di coppia dei protagonisti sono ben scandagliate. Tramite le loro vite si affrontano diversi scenari, e si arriva a derive altrettante diverse.

Chi trova un nuovo equilibrio di coppia, chi riattizza vecchie fiamme e chi invece arriva al capolinea della propria storia. Insomma, le relazioni dei protagonisti vengono affrontate ed evolute. Un incedere costante che però si perde sul lato dell’approfondimento personale. Nonostante più volte i protagonisti parlino di lavorare su loro stessi, in realtà difficilmente lo fanno. Troviamo, quindi, dei personaggi un po’ bloccati. Sfaccettati in relazione al rapporto con l’altro sesso. Ma non col proprio io.

Maschi veri sviluppa dei percorsi che in sostanza si incentrano più sui rapporti interpersonali che sull’evoluzione dei personaggi. Da qui esce fuori quello che è il maggior problema della serie: la mancata evoluzione legata proprio al modello della mascolinità tossica.

Una decostruzione inefficace

Maschi veri si ferma al presentare alcuni modelli che riportano alla mascolinità tossica. Non avviene una decostruzione che invece sarebbe stata lecita ed estremamente coerente con la materia narrata. Quel filtro ironico scelto per portare avanti il racconto inciampa un po’ su questo aspetto. Rende molto gradevole la visione, ma più inefficace tutto il comparto tematico. Poi è sempre un discorso d’intenti, sia chiaro. Se la volontà era quella di decostruire alcuni modelli legati alla mascolinità tossica, l’obiettivo non è stato centrato. Se invece il focus era sul presentare questi modelli e, tramite l’ironia, veicolarli e metterli a nudo, in questo caso il meccanismo funziona.

Probabilmente però una decostruzione maggiore sarebbe stata auspicabile. Ci sarebbe piaciuto vedere i personaggi progredire maggiormente a livello personale. Così invece ci appassioniamo alle loro vite, empatizziamo anche con loro, ma poi li lasciamo un po’ fermi al palo. Chiaramente potrebbe esserci ancora margine per ulteriori sviluppi. Come detto in fase d’introduzione, l’originale spagnolo (qui trovate alcune delle migliori serie tv spagnole da recuperare su Netflix) si è spinto fino alla quarta stagione (ancora in uscita), per cui se anche Maschi veri andrà bene sicuramente un rinnovo è più che plausibile. Se però, com’è giusto che sia, dobbiamo fermarci qui con la valutazione, va sottolineata una certa incompletezza a livello di sviluppo dei personaggi. Poi il futuro potrà ribaltare queste considerazioni.

Francesco Montanari e Sarah Felberbaum
Credits: Netflix

Una generazione di maschi veri in un mondo fuori dalle “loro” regole

L’aspetto ampiamente più interessante della serie tv è il rapporto che i quattro protagonisti sviluppano tra loro e nei confronti del mondo esterno. L’atteggiamento che assumono e che li porta a perpetrare dei modelli di comportamento che sono poi l’oggetto della critica posta dalla serie tv. Perché se è vero che non c’è uno sviluppo efficace e non si arriva mai a una decostruzione di questi modelli, è altrettanto vero che il mondo dei maschi veri ci viene presentato con particolare risolutezza. E quindi l’attenzione viene posta proprio sulla naturalezza con cui i protagonisti assumono determinati comportamenti e le reazioni che hanno quando vengono messi di fronte al loro anacronismo.

Stavolta il filtro ironico non smorza la forza della critica. La tossicità di taluni modelli comportamenti e schemi mentali viene anzi evidenziata da questo tono, che aiuta a mettere in ridicolo determinati ragionamenti e sostenuti preconcetti. Proprio per questo durante l’introduzione dicevamo che Maschi veri è un’operazione riuscita a metà. Nell’affrontare la mascolinità tossica fa il suo, ma poi non riesce a sviluppare un’analisi più approfondita, rimanendo in una comoda superficie.

Una buona serie, ma ci aspettavamo di più

Questo è il giudizio che ci sentiamo di applicare a Maschi veri. Siamo di fronte a una serie buona, che si fa guardare anche abbastanza appassionatamente. Che intrattiene a dovere e che punta anche il mirino sul tema che vuole affrontare. Poi però non ha la forza di andare a fondo nelle proprie intenzioni. E quindi sì, ci aspettavamo un po’ di più da Maschi veri, anche in virtù dei grandi nomi coinvolti, efficacissimi nei loro ruoli, ma con cui si poteva osare maggiormente.

Si può sperare in un rinnovo di Maschi veri perché le potenzialità ci sono. Sarebbe interessante vedere uno sfruttamento più efficace degli spunti riflessivi messi in gioco. Il raggiungimento di un equilibrio tra il lato comico (che ha funzionato bene) e quello più concettuale, rimasto come detto a uno stadio più embrionale. Vedremo se Maschi veri avrà l’occasione di fare questo step in avanti. Per ora abbiamo tra le mani una serie tv godibile, che sicuramente si fa ben guardare, ma che poteva dare molto di più.

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