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Better Call Saul 5×10 – Qualcosa di imperdonabile

Imperdonabile, Unforgivable, titolo di questa 5×10 che chiude la stagione di Better Call Saul, è un concetto che coinvolge tutti i personaggi investendoli di irrimediabilità.

Imperdonabile è ciò che non può ottenere perdono, un’azione così grave da non avere un rimedio. Non c’è ritorno dall’imperdonabile: è un salto nel vuoto, un viaggio di sola andata. Quando la scelta è compiuta non esiste il compromesso. Non c’è più altra via, solo una lunga strada obbligata.

Better Call Saul

Imperdonabile diventa così un’irreparabilità morale, l’impossibilità per qualcuno di passare sopra gli sbagli. Così è per Nacho che sceglie la via imperdonabile del tradimento. Parlando al boss del Cartello aveva scelto l’onestà, come consigliato da Lalo, e confessato le sue priorità:

Rispetto. Voglio prendere le mie decisioni. Andare per la mia strada (camino in spagnolo, ndr). Non voglio che nessuno pensi per un attimo di potermi fregare e non voglio dovermi guardare le spalle.

Ora dovrà rinunciare a tutto questo. Per lui la strada, il “camino” è a un solo senso. Dovrà fuggire, stare in guardia, essere additato come un giuda. La sua scelta, la più imperdonabile nei confronti di Lalo, lo ha portato fin qui. Non potrà più avere i piedi in due staffe, essere a cavallo di due mondi, quello dei Salamanca e di Fring. Ora, per lui è solo il deserto, la solitudine, la fuga.

Ma Nacho non è da solo: in quel deserto, in quella fuga da sé stessi ci finisce anche Kim.

Qualcosa stride nel corso di tutto l’episodio di Better Call Saul. È una costante interferenza , una stranezza che non ci dà pace. “Kim, fare questa cosa… Non è da te“, prorompe Saul. E l’assurdità è tutta qui, nell’affidare proprio a lui, al saltibanco della Legge, la presa di coscienza più profonda, lo scrupolo morale di chi afferma: “[Howard] Non si merita questo […], Non lo faremo“.

Jimmy McGill

In questo gioco delle parti Kim appare trasfigurata, del tutto incosciente davanti a chi, come Howard e Saul, la mette di fronte alla verità. Quella verità non la vuole accettare, non la vuole sentire. Kim teme anche il silenzio. Quel silenzio pesante di Jimmy, a testa bassa, che riflette sul bene per la donna che ama. Un bene che non può che essere l’allontanamento. “Nulla di tutto questo sarebbe successo se tu non stessi con me“.

Sei un male per me?“, ripete retoricamente Kim facendo il verso a Saul. Ma quell’interrogativo finale è appena percepibile, una sfumatura quasi inesistente. Così la domanda si fa, incosciamente, affermazione. Sei un male per me. Ma questo, Kim, razionalmente, non lo vuole accettare. Scuote il capo, chiude gli occhi, si disegna una smorfia in volto.

Non è pronta per una tale verità.

E… e allora che c’è? È finita“, si illude Kim, e cerca di illudere Saul, quando la tempesta è passata. “Stavolta“, replica lui. “Non ci sarà nessun’altra volta“, chiude ancora gli occhi Kim. E qualcosa stride. In cuor suo sa quanto è ridicolo credere ancora che non ci sarà “nessun’altra volta”. Ma non può prenderne coscienza. E allora che fare?

Kim Wexler

Kim, non vuoi tornare a casa?“, la interroga Saul. Lei sa che fare ritorno vorrebbe dire addio, sancire l’atto finale di separazione, il momento in cui Saul le chiederà, per il suo bene, di allontanarsi. E allora indugia in quel limbo di un hotel, in quella sospensione in cui tutto è ancora possibile. In cerca di una soluzione, di un riavvicinamento: che fare?

Sa solo che ama Jimmy. Lo ama e non vuole perderlo. E così, nel momento di maggiore lontananza tra i due, quando quella pesante linea nera di demarcazione dello scorso episodio sembra pronta a palesarsi nuovamente una volta tornati alla loro opposta quotidianità (legale l’una, criminale l’altra), avviene qualcosa.

Qualcosa di imperdonabile.

Kim, come aveva fatto Jimmy nel finale della scorsa stagione, si svuota di sé. Si svuota della propria morale, dell’etica, del buon senso. Perché se non si vuole ascoltare la propria coscienza non si può far altro che rinunciarci. E così la piccola Kim inizia a fantasticare con la mente. E se…? Oppure… Oppure…

Better Call Saul

Un gioco con oggetto l’ingessato Howard, puro divertissement che però si fa via via più serio, più concreto. Perché è là, in quel momento, che la linea nera che separa Kim da Jimmy inizia a farsi opaca, a ingrigirsi davanti all’intimità ritrovata, alla complicità che da sempre tiene avvinto l’uno all’altra. Kim sa che per non perdere Jimmy deve amare Saul. Ma Saul ama e viene amato soltanto in un modo: nell’inganno, nella scelta furba. Nella scorciatoia.

Gli abiti della Wexler allora cadono, scivolano via come una piuma leggera: non c’è più reticenza, zero inibizioni. Sotto il pesante tailleur della Legge e dell’etica si svela la seducente nudità di Giselle. L’atto estremo d’amore a Jimmy: se amare Jimmy vuol dire amare Saul, se amarlo davvero significa rinunciare a sé stessa, a una parte di sé, allora così sia.

Howard diventa l’imperdonabile capro espiatorio sull’altare dell’amore di Kim.

Lui, proprio lui che ha provato a metterla in guardia. Lui che rappresenta l’ultima, pruriginosa, insopportabile appendice che la tiene ancorata alla Legge. E alla realtà. Per questo merita di essere distrutto, nella speranza che quella voce ossessiva nella mente si plachi. Che quell’ultimo rigurgito di coscienza taccia, infine, lasciandola sola nel suo deserto. Nel suo amore.

Kim accetta l’imperdonabile. E noi continuiamo a storcere la bocca, a non capire, a non poterlo accettare. A non poterla perdonare. Perché qualcosa non torna. Se l’emergere di Saul nella 4×10 era stata un’epifania esaltante, questa nuova Kim è soltanto una grottesca imitazione, uno scimmiottare esagerato. Come esagerato è da parte sua affermare: “È così che si fa“, arrivando a giustificare la rovina professionale di un collega in un compromesso morale senza precedenti.

Better Call Saul

E la parodia si fa completa nel parallelismo finale, in quelle dita puntate a pistola che ricalcano la posa di Saul, il “S’all good, man!” della già citata 4×10 di Better Call Saul. E allora capiamo. Non è la vera Kim: è l’esasperazione di una parte di lei, di Giselle, del lato che ha scelto di essere per amore di Saul. Così il salto nel lato selvaggio è compiuto, stavolta, forse, per sempre. Kim ha scelto di restare, ha scelto la via a senso unico. L’inaccetabile, grottesca, rinuncia a una parte di sé. Quella migliore. Something unforgivable. Qualcosa di imperdonabile.

Un saluto agli amici di Better Call Saul – Italia

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