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Q-Force: una Queer-Archer?

Ormai la “N” più famosa al mondo vola libera non solo nella produzione di serie tv, ma anche nella realizzazione di serie animate, che vengono sfornate quasi ogni settimana. 
Questa copiosa produzione fa sì che sulla piattaforma vengano caricate serie di maggior successo e serie che hanno bisogno di tempo per essere “digerite”.
Uscita il 2 settembre del 2021, “Q-FORCE” (Q sta per Queer) è la nuova serie animata per adulti targata Netflix.
Questa serie non ha fatto in tempo a essere rilasciata in streaming che, al lancio del trailer ufficiale, ha fatto esplodere un polverone, portandosi dietro varie polemiche. Netflix, infatti, è stata accusata di perpetrare stereotipi e luoghi comuni sul mondo LGBTQ+. Anche una delle storyboarder, Alanna Train, ha definito terribili i minuti del trailer <<perché non rappresentano veramente la serie e i suoi personaggi>>.
Vediamo cosa è questa serie tanto discussa, considerata da alcuni come uno spin-off queer di Archer (qui ve l’abbiamo raccontata come la serie tv più controcorrente della storia).

Entrata in cantiere nel 2019 in America, la serie animata “Q-FORCE” è composta da 10 episodi. La star di Will & Grace (Jack), Sean Hayes, vincitrice di un Emmy, che può considerarsi un’icona della comunità LGBTQ americana, ha collaborato con il produttore di commedie Michael Schur (Brooklyn Nine-Nine, The Good Place) per creare questa nuova serie Netflix. Lo showrunner è Gabe Liedman, che è la voce del personaggio Benji, l’interesse amoroso dell’agente protagonista. Da ricordare, inoltre, che Liedman ha scritto per spettacoli come Big Mouth, Brooklyn Nine- Nine, Broad City, ma è stato anche una delle luci più brillanti della commedia queer per almeno un decennio.

Steve Marywhether la super spia Lgbtq+

Al centro della storia c’è la spia Steve Marywhether (con la voce di Sean Hayes), bel ragazzo muscoloso e agente laureato con il massimo dei voti all’AIA dei servizi segreti. È il protagonista maschile gay, non solo forte, intelligente e capace, ma anche sicuro di sé e arrapato (in alcuni momenti dello show lo troviamo totalmente nudo e alle prese con del bel sesso animato).
Quando, però, Steve usa il suo discorso di premiazione per fare coming out, il premio come miglior agente dell’AIA va improvvisamente al suo odiato collega Rick Buck (doppiato da David Harbour di Stranger Things). Lui è etero e quindi molto più gradito al vecchio e cattivo direttore Dirk Chunley ( Gary Cole di Veep).

Q-Force

Steve, chiamato da tutti Agente Mary, viene punito con un lavoro senza prospettive a West Hollywood dove non succede niente di eccitante. La sua identità sotto copertura è quella di un designer d’interni che subaffitta la sua casa a nudisti tramite Airbnb. Nel frattempo, la sua nemesi l’agente Rick Buck riesce a salvare il mondo ogni giorno.
Steve decide di riunire di sua iniziativa una squadra d’élite per portare a termine la sua prima missione e dimostrare il proprio valore. Nella squadra troviamo la dark hacker Stat ( doppiata da Patti Harrison di Shrill), la drag-queen amante del travestimento Twink ( doppiato da Matt Rogers di Our Cartoon President) e Deb ( Wanda Sykes di Curb Your Enthusiasm), abile meccanico lesbica, che assieme a sua moglie hanno “millemila” cani. 
Fortunatamente, i quattro si imbattono in una cospirazione che potrebbe portare una minaccia nucleare negli Stati Uniti. V ( doppiata da Laurie Metcalf, The Conners), la vicedirettrice dell’AIA, è la prima a riconoscere il potenziale della nuova unità speciale e si prodiga per Steve e la sua squadra, andando contro il capo superiore, che preferirebbe vedere la squadra fallire. Alla fine, viene trovato un accordo che permette alla Q-Force di continuare, ma solo con Rick Buck come babysitter.
Lo scorrere della prima stagione porterà a degli sviluppi interessanti. 

Q-Force lega personaggi Lgbtq+ al genere spionistico

La novità di questa serie è che lega personaggi omosessuali e queer al genere spionistico, condito con battute ad effetto, alle volte ben congegnate altre volte risultano “vecchie” e a parte qualche sorriso, non strappano molto altro.
E’, comunque, la prima spy comedy in cui l’intera squadra è composta da membri della comunità LGBTQ, e il loro istinto li aiuta a risolvere i casi. Quello che delude è che il primo episodio si basa così tanto su stereotipi e battute sessuali a buon mercato invece che sul reale sviluppo dei personaggi. Probabilmente, fosse apparso in televisione nel 2003, si sarebbe visto come un prodotto fresco e rivoluzionario ( si guardino le battute e gli stereotipi di Will & Grace delle prime stagioni). Certamente i personaggi vengono presentati come degli stereotipi, ma durante la prima stagione li vediamo fortunatamente evolvere assieme allo show
L’atmosfera familiare tra tutta la squadra è costruita episodio per episodio.

Q-Force

Alcuni paragonano la serie Q-Force a “HOOPS”, creata da Ben Hoffman, altra serie Netflix original, ma è un paragone del tutto ingiusto. “Hoops” è un continuo sparare parolacce senza un vero e proprio sviluppo interessante di trama (infatti per un calo di ascolti è stata cancellata).
L’accostamento più consono è con la serie animata del 2009 Archer, creata da Adam Reed con ben 12 stagioni. La serie animata Archer è arrivata con la sua sensibilità comica post-moderna e il personaggio di Sterling Archer, dio del sesso, sembrava certamente il tipo di ragazzo che avresti visto girare nella tua palestra locale. Quello show è rimasto prevalentemente eterosessuale, invece con Q-Force abbiamo una commedia di spionaggio sfacciatamente queer, in cui si parla di Eurovision, the Princess Diaries, Vox Lux e Mariah Carey. 

Molti sono stati riluttanti a credere che uno show così fortemente queer e sciocco avesse qualcosa in termini di intelligenza o di emotività. Il mio consiglio è di combattere contro il “blocco” dei primi due episodi e di vedere questa serie animata, che alla fine compenserà col divertimento e l’assoluta leggerezza i momenti passati a guardarla.

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