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De Core, ma pure de testa: una recensione del podcast più romano in circolazione

De Core, il podcast più romano in circolazione

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Un podcast romano, in tutto e per tutto. Per romani sì, ma per chiunque: De Core è ormai diventata una certezza assoluta del panorama italiano, sempre più variegato e ricco di alternative d’alto livello. Nonostante ciò, il podcast condotto da Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino, in onda da ormai due anni e mezzo con oltre cento puntate prodotte, riesce sempre a distinguersi. E ottiene risultati notevoli, certificati da alcuni dati molto interessanti. De Core è infatti stabilmente tra i trenta podcast più ascoltati su Spotify, vanta quasi 150.000 follower su Instagram e ha ottenuto un traffico davvero imponente con alcune delle sue puntate di punta. Una delle più popolari, lo special natalizio del 2024 con Edoardo Leo e Stefano Fresi, ha quasi superato il mezzo milione di visualizzazioni su YouTube.

Insomma, De Core è diventato nel tempo un podcast molto rilevante e l’ha fatto con apparente semplicità. Oseremmo dire, spontaneamente.

De Core
Credits: Dobcast

Questo, in fondo, è uno dei segreti di un podcast che si presenta così nelle descrizioni su social e piattaforme: “Il Podcast di interviste realizzate da Alessandro Pieravanti e Danilo da Fiumicino. Un ospite ogni puntata per parlare delle cose che lo fanno stare bene: musica, cinema, viaggi, sport, cucina e tanto altro”. Purtroppo non abbiamo a supporto una pagina Wikipedia dedicata, e chi segue il podcast capirà perché lo stiamo dicendo: in compenso, Alessandro Pieravanti, ideatore e conduttore di De Core, ha parlato di recente del podcast in un’intervista rilasciata a Cagliaripad.

Nel corso della conversazione, l’artista ha illustrato uno dei principali elementi di successo del podcast. Ecco le sue parole: “In tutte le cose che si fanno paga l’autenticità. Cerchiamo di proporre un contenuto non costruito, senza secondi fini, senza mire di successo. Semplicemente per la bellezza di farlo. Credo che questo arrivi. Ci lavoriamo tantissimo, ci prende full time perché cerchiamo di trasformare i contenuti lunghi in brevi per i social. Cerchiamo di far sì che la nostra presenza, il nostro contenuto arrivi un po’ a tutti e per farlo bisogna un po’ presidiare tutte le piattaforme. Contemporaneamente scrivere le puntate nuove, lavorare sugli ospiti. È davvero un lavoro enorme, però chi ci segue ci ripaga al 100% col proprio apprezzamento”.

All’interno dell’intervista, emerge con forza uno dei grandi punti di forza di un format che scommette su concetti semplici ed essenziali. Soprattutto, positivi.

In un mondo dominato dalla continua ricerca della polemica e dello scontro, De Core rappresenta un’isola felice in cui ritrovare ricordi, passioni e vocazioni che mirano a stare bene. Non è scontato, di questi tempi. Le conversazioni con i personaggi coinvolti, tra i più disparati del panorama italiano, sono lunghe e informali: le puntate hanno una lunghezza che varia dai 60 agli oltre 120 minuti, e si distinguono per la capacità degli host di far sentire del tutto liberi gli ospiti all’interno di un contesto familiare e leggero, alla ricerca del disimpegno e di emozioni sincere che sfuggono alle logiche artefatte che troppo spesso trovano spazio sui media. De Core non è solo il titolo del podcast: è un vero e proprio manifesto d’intenti.

Pieravanti, d’altronde, ha una carriera eclettica in cui è evidente che abbia sempre messo in gioco tutto se stesso per portare avanti progetti ambiziosi con grande indipendenza.

Musicista molto popolare della scena romana, è stato protagonista negli anni di progetti di grande successo. Tra i più fortunati, menzioniamo il gruppo Il Muro del Canto, dove è stato per oltre un decennio voce narrante e percussionista. Sempre su Cagliaripad, l’autore di De Core unisce i punti della sua carriera: “Tutte le cose che ho fatto le ho sempre ritenute frutto di un unico punto di partenza. Ovvero l’esigenza di trovare un canale di comunicazione con gli altri. Poi al di là della forma che ho utilizzato, che sia stata la musica, la poesia, i libri o le interviste, l’intenzione era sempre la stessa. Non faccio tante cose, ma ne faccio una sola: cercare di parlare e ascoltare gli altri”.

Un modo per perseguire uno storytelling spontaneo e senza troppi fronzoli: “di cuore” sì, ma pure “di testa”. Nei dialoghi con gli ospiti emergono quindi alcuni punti fermi imprescindibili. Pieravanti è lo spirito “sentimentale” del programma e mira a far emergere tutto ciò che è “de core” per gli intervistati: dai libri preferiti ai film del cuore, passando per le playlist più personali o il panino che possa farti sentire davvero a casa, l’impronta è chiara ed è figlia di un’elaborazione ben architettata. Un’impronta che però lascia ampio spazio ai racconti più estemporanei e a variazioni sul tema imprevedibili: come avevamo evidenziato, per esempio, anche per Tintoria, il podcast ha dalla sua tempi dilatati e dinamiche complessive che consentono di essere molto più liberi nello sviluppo globale.

Roberto Gualtieri, ospite di De Core
Credits: RomaToday

Non è tutto: oltre a essere un podcast “de core”, è altrettanto evidente l’impronta ironica delle interviste. In tal senso, il connubio tra i due host è perfetto.

Pieravanti rappresenta l’anima più istituzionale, riflessiva ed emotiva, mentre Danilo Contaldo, ormai conosciuto da tutti come Danilo da Fiumicino, è l’elemento di rottura che intrattiene con inserzioni comiche molto riconoscibili. Popolarissimo sui social, è una voce apprezzata di Radio Deejay grazie a una rubrica fissa nella trasmissione Chiamate Roma Triuno Triuno del Trio Medusa.

La sua vena giocosa, caratterizzata soprattutto dalle rubriche ricorrenti e dai bizzarri quiz a cui sottopone i suoi ospiti, sono un marchio di fabbrica di De Core. Il suo è un approccio brillante e avulso da qualsivoglia protagonismo. Ciò permette al format di caratterizzarsi ancora di più, portando gli ospiti a mettersi a disposizione con grande spontaneità. La dinamica che ne consegue porta le puntate a svilupparsi in svariate direzioni, creando momenti di assicurata ilarità. Danilo da Fiumicino ha così trovato casa in una trasmissione in cui esprimere il suo talento al meglio delle proprie potenzialità, facendone un volto ancora più riconoscibile dei media.

Non è un caso, allora, che dando un’occhiata in giro per trovare informazioni su di lui, ci siamo imbattuti in un articolo del magazine Donna Glamour. Anche in questo caso, chi conosce De Core avrà già capito dove stiamo andando a parare: il nome, infatti, ricorre in gran parte delle puntate ed è ormai “la testata di riferimento del podcast”.

Vi riportiamo allora una curiosità tratta dall’articolo a lui dedicato: secondo quanto riportato, “da piccolo con i genitori andava spesso in villeggiatura a Filettino, in Abruzzo. Un posto in cui si trasferirebbe”.

Fermiamoci qui, dai: la divagazione gratuita è utile per omaggiare un format in cui il racconto si arricchisce anche con momenti del genere. Casuali sì, perché De Core è così: la variazione di toni e temi è costante e imprevedibile. È così da oltre cento puntate, e così speriamo sarà in futuro. Già, il futuro di De Core: dopo aver visto nel corso di questi due anni e mezzo i personaggi più diversi, passando con disinvoltura da Valerio Mastandrea al sindaco di Roma Roberto Gualtieri, Zerocalcare, Giorgione, Fiorella Mannoia e chi più ne ha più ne metta, chi potremmo vedere in futuro? Soprattutto: chi vorrebbero ospitare i due host?

Una risposta arrivò nel 2024 da parte di Danilo da Fiumicino. Intervistato da Leggo, disse: “Un grosso sportivo. Francesco Totti per esempio. Non sono romanista ma mi ha sempre affascinato. Ho invitato, tramite un contatto con la moglie, anche Daniele De Rossi. Speriamo accetti. Pensate insieme Totti-De Rossi, che spettacolo. Potrebbero portare anche la visione di Roma, di tutta Roma. Ci raccontiamo sempre attraverso gli artisti, ora tocca agli sportivi”.

Chissà se a Totti si forma la lanetta nell’ombelico. Un giorno, forse, lo scopriremo.

Antonio Casu