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Pen15: un crudo ritorno alle medie e ai ruggenti primi anni Duemila

Il prestito dalla lingua inglese ‘cringe‘ è ormai uno dei neologismi più impiegati nel gergo dei social network degli ultimi anni, tant’è che è arrivato persino a definire uno specifico tipo di comicità. Quando si parla di cringe comedy si fa riferimento per la maggiore a un umorismo basato sullo straniamento provocato da azioni e affermazioni imbarazzanti spesso al limite delle norme sociali e del politicamente corretto. Un esempio brillante di tale genere cinematografico e seriale è l’anomalo show di Hulu Pen15. Si tratta di una serie tv statunitense creata e interpretata dalle due comiche americane Maya Erskine e Anna Konkle, queste entrano in scena calate in un contesto ormai stretto da cui si sprigiona l’energia e ironia al limite del convenzionale. Le due donne fanno un tuffo nel passato portando sullo schermo uno dei periodi più delicati e complicati del percorso di vita di ciascuno, quello delle scuole medie. Il duo non si accontenta di ricordare a ritroso tale scenario, ma decide di riviverlo in prima persona: le attrici ormai rispettivamente trentunenne e ventiquattrenne interpretano sé stesse all’età di tredici anni all’inizio del nuovo millennio, circondandosi di reali tredicenni.

Le interpreti sono migliori amiche off-set e si calano in una realtà in cui frequentano insieme il 7th grade (l’equivalente della seconda media in Italia) e sono legate da un’amicizia indissolubile e maniacale, un po’ come molte di quelle che si hanno durante l’infanzia. Maya Ishii-Peters e Anna Kone sono due delle tante bambine americane a vivere l’effervescente passaggio dalle scuole elementari al liceo in un periodo altrettanto particolare: quello del cambio di millennio. Inserite in un momento storico in cui l’entusiasmo per la nuova epoca si riflette nella cultura popolare. Il salto tra gli anni Novanta e i primi Duemila si caratterizza inesorabilmente per delle tendenze che hanno marcato un’era fuori dal tempo e che vengono riproposte sullo schermo con una cura per il dettaglio e una prospettiva che solo chi era giovane in quel momento può veicolare.

Un prodotto non convenzionale per un periodo paradossalmente convenzionale.

Pen15 è un racconto esuberante che trasmette tutta la nostalgia della fine del ventesimo secolo e dei primi anni Duemila avvolta e proposta in due stagioni da trenta minuti per episodio. Nel contesto della sua storia, le protagoniste sono tutt’altro che popolari nell’ecosistema scolastico: sono delle ragazzine un po’ emarginate, infantili e ingenue. Con la testa tra le nuvole e con una mentalità non ancora pienamente maturata, le giovani si muovono nei delicati anni della crescita, nell’ostile ambiente scolare e nei comuni drammi familiari. Anna e Maya raccontano le medie per come le hanno vissute loro nello specifico periodo storico in cui erano adolescenti alle prime armi, proprio per questo Pen15 suscita una calda nostalgia. E’ come rivivere in prima persona quegli anni, come se qualcuno li avesse segretamente filmati per catturarne l’essenza e restituire un affresco che ne consolida nello spazio e nel tempo le peculiarità. L’elemento principalmente atto a costruire l’atmosfera di inizio secolo è soprattutto la rappresentazione dei trend della cultura pop che in esso si animavano. Tra Spice Girls, My Little Pony, Sylvanians, Hello Kitty, Nokia 3310, braccialetti dell’amicizia, penne gel, prime chat rooms e molto altro, viene offerta con meticolosa attenzione l’esperienza di crescita che molti millennial (e non solo) si sono trovati a vivere.

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Pen15 colpisce coi ricordi più traumatici degli anni delle medie e quelli più nostalgici delle tendenze culturali del cambio di millennio.

Pen15 è uno show per adulti, rivolto soprattutto a un target specifico: quello dei ragazzi ormai cresciuti proprio nel periodo in cui la storia è ambientata o comunque in anni vicini che continuano a muoversi tra discman, tv a tubo catodico e jeans a vita bassa. Nonostante il contesto storico di riferimento, ci sono comunque elementi e dinamiche che riflettono esperienze attraverso la quale tutti passano in tale fase di vita. La serie tv Hulu porta alla luce ricordi lontani: nell’età dell’esplosione ormonale ogni giornata può essere ricca di emozioni, anche contrastanti. Per questo, Pen15, assumendo in tutto la prospettiva di due tredicenni, riempie di intensità emotiva anche i piccoli drammi e problemi quotidiani: per ogni ragazzino tutto è amplificato da un mondo dal quale non si sente capito e in cui tutto sembra giocare a proprio sfavore. Quello delle medie è un periodo fantastico in cui i giovani vivono indisturbati, ma che può trasformarsi nel giro di pochi istanti in un incubo fatto di emarginazione, delusioni amorose e crisi di identità. La schietta onestà dei bambini può ferire, sanno essere crudeli e spietati, soprattutto quando entrano in gioco pubertà, amicizie e gerarchie sociali.

L’umorismo sottile e imbarazzante di Pen15 si fonda molto sul realismo del comportamento teen e infantile delle sue interpreti: queste portano sullo schermo il modo fastidioso e fanciullesco di parlare, reagire, ragionare e muoversi, rendendo ancora più cringe la messa in scena. La serie tv propone situazioni in cui la condotta delle protagoniste è fuori luogo ed è reso ancora più esagerato dall’età delle attrici rispetto al contesto in cui sono collocate, decisamente più maturo rispetto alle ingenue protagoniste. Senza idealizzazioni e spettacolarizzazioni, Pen15 rappresenta il periodo delle medie così come è, tra piccole conquiste, litigate e capricci, ed è questa la sua vera forza identitaria, permettendo allo show di collocarsi in uno scenario in cui non ci sono eguali.

Da sottolineare poi la solida interpretazione del brillante duo e la rinfrescante scrittura dell’intero arco narrativo tra passate stramberie e frustrazioni che ora non possono che far ridere.

Maya e Anna sono BFF (Best Friends Forever), accomunate dall’essere entrambe ancora indietro se comparate ai coetanei: sono più lente nella crescita sia mentale che fisica rispetto alle già avviate compagne, non sono cool ma provano goffamente a esserlo nel tentativo di integrarsi tra le varie cricche scolastiche. La rappresentazione visiva è il punto di snodo di Pen15 che contribuisce in buona parte alla sua aura cringe: in questo caso determinata dalla dissonanza fisica dei corpi delle protagoniste ultra-maggiorenni con quelli dei reali bambini che attorno ad esse agiscono. E’ una serie fisica che gioca con la forma umana, riproducendo e filmando le anomale figure alle prese con la pubertà. I movimenti del corpo, le espressioni facciali, le posture e i modi di comunicare con la propria fisicità sono così curati e paradossalmente specifici da divenire universali e riconoscibili da chiunque. La serie tv racconta di ragazzini che si sentono incompresi e già grandi, che rivendicano un’indipendenza che ancora non gli appartiene. Rovesciando la convenzionale struttura del coming-of-age, è rivissuto in maniera cruda e viscerale l’imbarazzo di alcune situazioni che, seppur in maniera differente, molte ragazze in particolare si sono prima o poi trovate a vivere. Nonostante ciascuno sia diverso, siamo tutti chiamati ad affrontare le stesse dinamiche, soprattutto nella stagione della maturazione. Si tratta di avvenimenti che possiamo aver dimenticato, o archiviato per il disagio sociale che comportano: la prima sigaretta, il primo bacio, le prime mestruazioni, la prima ceretta e molto altro. Pen15 è una storia di prime volte che ci immerge nei momenti più imbarazzanti dell’infanzia e per questo traumatici ma che, a distanza di anni, non possono che risultare esilaranti. All’epoca possono anche esser sembrate la fine del mondo, ma il bello della maturazione è proprio l’imparare a ridere delle proprie, passate, disgrazie.

Il realismo esagerato e la folle ironia basati sulla demitizzazione e sull’estremizzazione di un epoca già di per sé melodrammatica è ciò che rende Pen15 una cringe comedy geniale che trae la propria vena creativa da situazioni imbarazzanti che generano a loro volta imbarazzo e scomodità in chi osserva.

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Un crudo e realistico ritratto della perdita dell’innocenza.

La possibilità di relazionarsi coi personaggi e le vicende di Pen15 non è connessa esclusivamente ai disagi e alle bizzarrie dell’adolescenza, l’identificazione si basa anche su momenti più vulnerabili e comunemente atti a scaldare il cuore. La storia tratta tematiche più delicate, portate all’attenzione con gli occhi di due ingenue ragazzine alle prese coi primi contatti con la realtà adulta. Le prime vicende di razzismo ed emarginazione, il divorzio dei genitori, i primi cuori infranti, sono gli avvenimenti dell’infanzia e dell’adolescenza che hanno un impatto non indifferente sulla nostra esistenza, su chi siamo e cosa facciamo in quanto adulti, senza che ce ne rendiamo conto. Pen15 cattura stati d’animo e crude emozioni in modo vivido, irriverente e spiazzante, proponendo una finestra nostalgica sul passato e sulla gioventù, prendendosi cura anche di dettagli di cui che abbiamo persino rimosso. Tutto ciò rafforza la cringe comedy di Hulu rendendola una delle migliori commedie sull’infanzia e sulla crescita per umorismo, realismo e spregiudicata onestà grazie alla fedele prospettiva veicolata.

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